martedì 29 giugno 2010

L'ultimo viaggio del Guerriero

E' morto Pietro Taricone, ormai lo sapete tutti, giornali e tv non parlano d'altro.

E c'è chi si indigna, chi dice che è una vergogna dedicargli tutte queste attenzioni, perchè in fondo non era un Gassman e nemmeno un Tognazzi.

A me Taricone è sempre piaciuto, è stato - al tempo - quello che mi ha spinto a seguire il primo Grande Fratello, programma che sulla carta non mi interessava. Poi ho visto questo ragazzone smargiasso, simpatico, spaccone e con una filosofia tutta sua che mi è piaciuto, e ho voluto seguirne le avventure.
E ho poi continuato a seguire le sue vicende in tv una volta uscito dalla casa, apprezzando molto la sua ritrosia nei confronti dei salotti registrati e poi mandati in onda agli orari più televisivamente appetibili, la voglia di stare lontano dai tritacarne mediatici. Vero, da una parte ha fatto le sue ospitate in discoteca mettendosi in tasca fior di milioni (parliamo ancora di lire, signori), ma dall'altra è forse l'unico che si è messo a studiare e ha cercato una carriera al cinema e in tv, piuttosto che riciclarsi in modi imbarazzanti o sparire, come hanno fatto tanti altri.

Ma al di là di questo, era e rimarrà l'icona del primo reality show sbarcato in Italia, quel Grande Fratello del 2000, un'era geologica fa. Se non ci fosse stato lui, chissà, forse non ci sarebbero state nemmeno le edizioni successive.

E quindi io sono tra quelli che non amano tessere le lodi di qualcuno dopo la morte, ma nemmeno storco il naso davanti ai TG di oggi e ai quotidiani di domani. Pietro Taricone ha scritto un piccolo pezzo della storia della tv italiana, e va trattato con rispetto.

Il Guerriero ha fatto il suo ultimo viaggio, e da qualche parte sta ancora volando.

lunedì 28 giugno 2010

Il Moviolone

Sì, sì, ok, ci sono i Mondiali del pallone, gli Azzurri sono tornati a casa dopo pessime figure, con la coda tra le gambe e la Coppa del Mondo ormai dimenticata. Sembrano lontani i fasti di 4 anni fa, il popopopopò e tutte quelle menate che hanno visto l'Italia unita e coesa come non succedeva da tempo.

Oggi siamo tutti uniti a criticare Lippi, a insultare giocatori bolliti come Cannavaro (sì, lo stesso Cannnavaro! di Fabio Caressa), a discutere di convocazioni, formazioni, esclusioni e via dicendo.

Ma la verità è che per noi il Mondiale è finito, e quindi forse diventa un po' più interessante guardare le partite delle altre squadre, quelle che giocano bene, quelle che sanno far girare la palla, quelle che segnano.

Anche se poi succedono cose come quella di ieri, con l'Inghilterra di Capello che segna un gol palese e raggiunge la Germania, ma invece no, l'arbitro (Rosetti, mica cotiche) nega tutto e si ricomincia da capo, con i Crucchi che dilagano sui contropiede, asfaltano poi gli avversari con un 4 a 1 pesante. E tutti giù a parlare di moviola in campo, la solita vecchia storia.

Personalmente mi viene da essere un po' contrario e tradizionalista, per queste cose.

Da qualche anno, nel tennis, è arrivata una sorta di moviola in campo, i cosiddetti challenge: con 3 a disposizione per ogni set, se un giocatore non è convinto di una chiamata può fermare il gioco e chiedere il replay, che replica in modo tridimensionale traiettoria e punto di arrivo della pallina, con margine di errore infinitesimale.

Tutto bello, per carità, però così facendo viene ridimensionato il ruolo dell'arbitro di sedia, cosa secondo me non bella e non giusta.

E quindi, anche nel calcio, bando alla moviola in campo: al limite si metta un arbitro sulla linea di porta, o qualcosa del genere.

p.s. mi sa che mi gioco qualche soldo sull'Argentina campione del mondo, non si sa mai...

martedì 8 giugno 2010

Movida e Coprifuoco

Per una volta, parlo di cose del mio piccolo orticello, che non interesseranno i più, e amen.

Probabilmente ai più non interessa neanche che io stia ascoltando There Will Be a Light, di Ben Harper.

Tornando a noi, da qualche tempo a Vercelli infuria una polemica relativa al coprifuoco che le autorità imporrebbero alla movida cittadina.
In pratica: arrivato il bel tempo, i gggiovani hanno preso l'abitudine di concentrarsi nei bar del centro e nella piazza principale della città - soprattutto nel weekend - fino a tardissima ora, con il risultato di fare un casino bestia e quindi di infastidire chi abita da quelle parti e vorrebbe dormire vicino o comunque farsi i fatti suoi.

E non sto generalizzando, io abito non lontano dalla famigerata piazza, e confermo che fino alle 2 passate questi rompono non poco le scatole.

Insomma, adesso le cose stanno così (se non ho capito male, ma più o meno): a partire dall'una di notte, via la musica dai bar, e dall'1.30 niente più servizio. Niente birre, niente bibite, niente cocktails, niente e basta. Alle 2 la serranda scende, tutti fuori dalle balle.

Ora, non so a voi, ma a me sembra una cosa civilissima.

Sono un amante della musica, del casino e delle ore piccole, ma a tutto ci deve essere un limite, soprattutto se si parla del centro di una piccola città, dove la gente ha diritto a stare tranquilla, di notte.

Gli scontenti dicono che si è pestato i piedi a qualche pezzo grosso, e raccolgono firme, e aprono pagine facebook. In soldoni, una valanga di stupidate.

Per dire, questo weekend sono andato al Mugello per la MotoGP, e la regola n. 1 là è che "al Mugello non si dorme". Anche lì, posso confermare che c'è stato chi ha parlato, urlato, schiamazzato, riso, bevuto e via dicendo fino alle prime ore del mattino.

Ma non siamo certo in centro città, lì si può fare.