lunedì 23 aprile 2012

Au revoir





Nonostante alcuni dei giornali italiani gli regali ancora qualche scampolo di speranza, è molto probabile che tra un paio di settimane Nicolas Sarkozy, con la sua faccia da pugile suonato (ma sempre meglio di quella della moglie, ormai immobilizzata dal botulino), chiuderà la porta dell'Eliseo e tornerà a casa...


Ma ci piace ricordarlo (come Presidente) così, quando a braccetto con l'amica Angela sorrideva pensando alle malefatte dell'ormai pensionato gerarca italiota...

martedì 17 aprile 2012

Una volta

Una volta per parlare con gli amici si usciva, e non si stava davanti a un computer.

Una volta si compravano i vinili, le cassettine, i cd, e non si scaricava da internet una marea di roba che poi sarebbe rimasta inascoltata.

Una volta si giocava di meno a calcio, e si moriva anche di meno.

Una volta cinquantamila lire bastavano e avanzavano per fare il pieno.

Una volta non c'era tutto questo bisogno di fare foto inutili, anche perchè non c'erano i telefonini.

Una volta non c'era tutto questo bisogno di fare telefonate inutili, magari già alle 8 del mattino, magari in macchina.

Una volta una telefonata non iniziava con "dove sei?", ma "come stai?".

Una volta c'erano molti meno canali tv, ma molta più tv degna di essere guardata.

Una volta frutta e verdura avevano un sapore vero.

Una volta si scommetteva sullo sport come oggi, ma erano scandali veri.

Una volta i politicanti rubavano tutti i nostri soldi come potevano, ma almeno non si mettevano tutti insieme a protestare contro una possibile fine del finanziamento pubblico ai partiti.

Una volta se non eri capace di fare niente non andavi al Grande Fratello, o all'Isola dei Famosi, o comunque in televisione.

Una volta quando faceva freddo ci si poteva riparare nelle cabine del telefono.

Una volta c'era Marco Polo sulle mille lire.

Una volta i telegiornali davano notizie vere, o almeno sembrava.

Una volta Terence Hill faceva i film di Trinità e Chuck Norris lottava con Bruce Lee.

Una volta new age e feng shui erano cose da fricchettoni.

Una volta a Milano c'erano più Brambilla di Hu.

Una volta la Jaguar era inglese.

Una volta si stava meglio. Ma poi si diceva che si stava peggio, così, per darsi un tono.

mercoledì 4 aprile 2012

Pino Pinelli


Ieri sera ho visto Romanzo di una strage, il film di Marco Tullio Giordana dedicato alla strage di Piazza Fontana e alle sue conseguenze.

Sapevo, come tutti, le informazioni principali, come fossero andate a grandi linee le cose.

In pratica, sapevo quel poco che ci è dato di sapere, perchè la realtà è fumosa, confusa, aggrovigliata, inesistente.

Era il 1969, l'Italia era agli albori degli anni di piombo, il maggio francese era appena passato e in Grecia succedeva quello che succedeva. Il clima politico - fino ai primi anni '80 si alterneranno Leone, Moro, Rumor e Andreotti alla presidenza del Consiglio, Saragat, Leone e Pertini alla presidenza della Repubblica - era del tutto instabile, con gli estremisti di destra e di sinistra a confondersi con gli anarchici, e l'unico obiettivo comune sembrava quello di destabilizzare il Paese.

Per sintetizzare, il 12 dicembre 1969 scoppia una bomba (o due?) alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, in piazza Fontana, a Milano, provocando 14 morti e 88 feriti. Un'ottantina di anarchici vengono portati in Questura, e tre giorni dopo (a fermo ormai ampiamente scaduto) Giuseppe Pinelli muore, "cadendo" dal quarto piano. Non ci sarà mai una versione definitiva dei fatti, il racconto verrà ritrattato più volte, e rimarrà sempre il dubbio - legittimo - che Pino Pinelli sia stato gentilmente spinto giù dalla finestra. L'unica certezza pare essere quella che il commissario Luigi Calabresi, nel momento della "caduta", non si trovava nella stanza.
Poco importa, perchè Calabresi ne pagherà comunque le conseguenze, e sarà ucciso nel 1972.

Dal 12 dicembre 1969, piazza Fontana, al 2 agosto 1980, stazione di Bologna, si ricordano 8 stragi (le due citate, più quelle di Gioia Tauro, Peteano, Questura di Milano, piazza della Loggia, Italicus, e via Fani), per un totale di 137 morti e centinaia di feriti, senza contare l'uccisione di Aldo Moro.

La maggior parte delle stragi citate rimane tuttora senza colpevoli, e qua e là c'è il dubbio legittimo che siano state quantomeno "autorizzate" dal Governo, dai Servizi Segreti, dai militari.

La strage di Piazza Fontana, 43 anni dopo, non ha un colpevole. Non solo: ai parenti delle vittime sono state chieste le spese processuali.

E in tutto questo, Pino Pinelli si sarebbe buttato dalla finestra.

"dice che è stata una disattenzione della maestra, e subito uno si è buttato giù dalla finestra" (Vasco Rossi, Asilo Republic)

"Ho visto bombe di stato scoppiare nelle piazze e anarchici distratti cadere giù dalle finestre" (Modena City Ramblers, Quarant'anni)

"brigadiere apra un po' la finestra, una spinta e Pinelli va giù" (La ballata del Pinelli)