mercoledì 6 marzo 2013

Libertador

La scorsa notte è morto Hugo Chavez.

Uno degli ultimi rivoluzionari: ormai destinato a un (breve?) ruolo dietro le quinte, rimane solo Fidel Castro, della vecchia guardia.

Ma Chavez era uno che la rivoluzione l'ha fatta davvero, non come le finte avventure da cinque minuti che compaiono oggi su internet.

A 17 anni si arruola nell'esercito venezuelano, e mentre studia all'Accademia di Arti Militari mette insieme una sorta di partito nazionalista di sinistra fortemente ispirato a Simon Bolivar, che sarà per sempre il punto di riferimento di Chavez (oltre a Garibaldi, Gramsci e molti altri).

Nel 1991 diventa colonnello, e nel 1992 tenta un colpo di stato, per rovesciare il regime. Il golpe fallisce, e Chavez viene incarcerato, ma esce di prigione, a furor di popolo e grazie a un'amnistia, nel 1994.

Nel 1997 fonda il suo partito politico, con cui vince le elezioni già nel 1998, e nel 1999 viene approvata la nuova Costituzione, in base alla quale tutte le cariche pubbliche elettive devono essere sottoposte al voto popolare.

In Venezuela ha inizio dunque la prima vera epoca democratica: viene abolito il latifondo, vengono nazionalizzati i pozzi di petrolio, e soprattutto il Paese esce dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, un chiarissimo segnale dell'opposizione di Chavez al capitalismo imperante. Viene sconfitto l'analfabetismo, e crolla il tasso di disoccupazione, mentre viene inoltre dedicato ampio spazio e denaro alla ricerca scientifica e alla sanità pubblica, e tutto questo mentre il PIL cresce a dismisura.

Nel 2002 è lo stesso Chavez a subire un colpo di stato: per evitare di scatenare una guerra civile, Hugo si consegna ai ribelli, e mentre si insedia il governo dei golpisti (che gli USA di quel genio di Bush corrono a riconoscere in fretta e furia), il popolo chiede il ritorno del Presidente, che nel giro di soli tre giorni torna al suo posto, con il fallimento totale del golpe.

Forse in un - minimo - delirio di onnipotenza, nel 2006 Chavez propone un referendum che gli avrebbe permesso di essere rieletto fino al 2031, ma senza successo.

Nel 2008 lo stesso Chavez ha avuto un ruolo di grande importanza nella liberazione di Ingrid Betancourt, e nel 2012, già malato, Hugo vince nuovamente le elezioni.

"Simón Bolívar, padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità".

domenica 3 marzo 2013

Comunicare

La comunicazione, intesa come modi e mezzi di comunicare che abbiamo a disposizione, cresce ogni giorno.

Probabilmente anche per questo, peggiora ogni giorno.

Mi si può dare del retrogrado finchè si vuole, ma tanti piccoli e grandi esempio che mi compaiono davanti volta dopo volta mi convincono che ho ragione.

Per dire, c'è uno spreco assoluto di parole, e un'incapacità di fondo di usare quelle che servono davvero.

Quante volte vi sarà capitato di leggere un sms (a morte!) o similari che recitava "ti devo dire una cosa pazzesca", e poi, in assenza di vostra risposta, il nulla assoluto? Se devi dirmela, questa cosa pazzesca, dimmela e basta, non perdere il tuo e mio tempo con queste bambinate, nella speranza infantile che io ti chieda cosa sia questa cosa pazzesca, intasando l'etere di inutilità, per qualcosa che poi di sicuro tanto pazzesco non era.

Oppure, i giovani e il telefonino. Provate a togliere il cellulare a un quindicenne, vi strapperà il braccio a morsi. E se provate a spiegargli che una volta era diverso, che una volta per parlare - di pomeriggio - con il compagno di classe bisognava chiamare a casa, presentarsi al genitore che rispondeva al telefono e poi chiedere gentilmente di poter parlare con il compagno - e gli scatti costavano, ovvio - vi guardano come dei matti.

Senza contare il numero di relazioni che nascono e muoiono con i messaggini, perchè sono tutti leoni da tastiera, e il contatto diretto è diventato un lusso che pochi apprezzano.

Insomma, un disastro.

Non voglio condannare tutti, anch'io spesso uso (abuso) le moderne tecnologie, perchè la comodità è indubbia, ma venendo dal passato citato poco fa, e conoscendo i limiti di questa modernità.

Per fare un altro esempio, pensate a quanto sono aumentati i ritardi. Una volta erano inammissibili, se ci si dava un appuntamento si arrivava in orario, punto. Oggi, potendo avvertire in ogni momento, con il classico messaggino, ci si sente quasi autorizzati a presentarsi in ritardo.

E poi, gli incidenti diplomatici.

Ho un (ex?) amico che si sposa tra poco meno di tre mesi. Per motivi che intuisco tristemente, ma che preferisco tralasciare, da più di un anno e mezzo - leggi: da quando ha trovato quella che a breve diventerà sua moglie - è sparito. Volatilizzato. Mai una volta che abbia mandato lui un sms, che fosse casuale o magari per gli auguri di Natale, e le poche risposte erano quasi sempre sfuggenti e minimaliste.
Ora, ad alcuni amici ha mandato un sms, naturalmente uguale per tutti, con cui annunciava la data dello sposalizio, e chiedeva l'indirizzo cui mandare l'invito.

Non so se sia peggio lo squallore o la tristezza della cosa. Nel senso, non mi vedi e non mi senti da un anno e mezzo, e mi chiedi l'indirizzo via sms? Neanche lo sforzo di vederci per un caffè, e per la consegna brevi manu dell'invito? E figuratevi che c'è chi, tra gli esclusi, non destinatari del sms, se l'è presa, perchè considera un atto dovuto l'invito, dopo quindici anni di onorata amicizia, tra i banchi del liceo prima e tra bar e pub dopo. Altri, invece di rispondere con insulti forbiti, hanno prediletto risposte buoniste.
Si cambia, gente, le priorità vanno a farsi benedire e ognuno sceglie la sua strada. Il che va anche bene, dipende poi se e come si è in grado di gestire il tutto, e di come si comunica con gli (ex?) amici.

Raccontavo questa storia l'altro giorno, e mi hanno chiesto se in un mondo parallelo io inviterei questo (ex?) amico al mio matrimonio. Molto probabilmente no. Perchè se è vero che da una parte è lui a essere sparito, dall'altra neanch'io - e come me gli altri - ho fatto chissà quale sforzo per pungolarlo.

Come dite? Se ho ricevuto l'infame sms dell'indirizzo? Certo che no, almeno per il momento. E spero di non ricevere nemmeno l'invito.

Ma statene certi, se dovessi ricevere l'uno o l'altro, saprei come rispondere. Comunicando nel migliore dei modi.