domenica 19 aprile 2009

Spaziomusica e compagnia bella

Lo so, lo so, con l'età divento ancora più pigro e svogliato, e scrivo meno. Ma cercherò di recuperare, è una promessa.

Nel frattempo, nelle ultime settimane ho assistito a due concerti di livello altissimo, entrambi allo Spaziomusica di Pavia.

Non so spiegare perchè, forse perchè è uno dei rari posti dove non trattano i musicisti come pezze da piedi, o magari perchè chi poi sale sul palco riesce ancora a bere una birra con il fonico e tutti gli altri dopo il soundcheck, o forse solo perchè è lì da più di vent'anni, e continua a ospitare band di tutto il mondo, ma sta di fatto che lo Spaziomusica, per Pavia ma anche per un buon numero di città lì intorno, è un po' come lo Stone Pony per Asbury Park e il New Jersey. L'ambiente è vecchio stile e accogliente, lo spazio intorno al bancone del bar affollato e rumorosissimo, le pareti piene di manifesti autografati dai vari artisti e via dicendo. Ci sono stato spesso, negli ultimi anni, e ne sono sempre uscito soddisfatto (compreso l'ultimo concerto dei Marah, con volumi altissimi, per cui mi sono fischiate le orecchie anche per tutto il giorno successivo).

Detto questo, venerdì 3 aprile sono andato a vedere i Miami & The Groovers: gruppo già collaudato e visto più volte dal vivo, quella di Lorenzo Semprini è una delle live band migliori d'Italia, e anche questa volta i Groovers ci hanno messo tutta l'anima e l'energia del mondo, e hanno regalato a chi ha avuto la fortuna di esserci un grandissimo spettacolo, due ore e mezza di musica con i fiocchi.

Dopo l'apertura con One way ride e Jewels and medecine, una bellissima versione di Runaway Train dei Soul Asylum (e tra le cover spiccherà una straordinaria Sesto San Giovanni dei Gang), si procede a pieno regime con pezzi originali alternati a Clash, Ramones e Steve Earle. Chitarre, basso e batteria sono in grandissima forma, e quando, dopo circa due ore di show, le luci sembrano spegnersi con Local Rockin' Band, ci sarà ancora tempo per una lunga coda: un gran bel medley dei CCR, e "finalino" tutti in piedi con No Surrender e il ritmo di valzer di Merry Go Round, con tutto il suo significato.



Il palco si svuota, ma Beppe imbraccia la chitarra acustica per una Redemption Song intima e intensa, prima di passare la dodici corde a Lorenzo, che dedica la conclusiva Ballad of Easy Rider a tutti i Groovers.

Serata davvero incredibile.

Venerdì 17 aprile, invece, erano di scena i Lowlands, gruppo pavese capitanato da Edward Abbiati: i sette ragazzi (sei omaccioni e una violinista, a voler essere precisi) sul palco, davanti ad uno Spaziomusica pieno fino all'orlo, hanno regalato quasi due ore di spettacolo intenso, allegro, divertente e ottimamente suonato.


Alternando ai pezzi presenti sul loro album "The Last Call" a outtakes, canzoni nuove e cover, i ragazzi hanno sudato e bevuto birra, pestato sulla batteria, danzato sulle corde del violino, infuocato la Gibson Les Paul e via dicendo, mettendo nel loro show tutta l'energia di cui erano capaci.
E quando, su In The End, il ritornello è stato lasciato al pubblico, che ha cantato all'unisono, sul volto di Edward si è aperto un grande sorriso.

Non sono cose che capitano tutti i giorni.

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