martedì 28 maggio 2013

O Sole Mio





Bruce Springsteen giovedì scorso, 23 maggio, suonava a Napoli, in piazza del Plebiscito.


Io non c'ero.

E' la prima volta da più di 10 anni che manco a un concerto su suolo italico con la E Street Band, quindi un evento più unico che raro, e le ragioni che mi hanno spinto a non andare sono numerose: un po' perchè era proprio nel bel mezzo della settimana, quindi logisticamente complicato, un po' perchè l'idea di andarlo a vedere in piazza, per di più a Napoli, non mi attirava particolarmente, un po' perchè sapevo che per le settimane precedenti e seguenti il concerto ci sarebbe stato un fiume in piena di aspettative e commenti, e non avevo voglia di farne parte.

La band è arrivata in città credo già lunedì, e tutti i fan a martoriarli con stalking estremo, foto, varie, eventuali. Bruce no. Bruce è rimasto placidamente nei pressi di Como, per poi arrivare a Napoli poche ore prima del concerto, ripartendo subito dopo aver suonato, cosa che capita molto di rado.

Ora, è vero, ha fatto un paio di canzoni acustiche due ore prima dell'inizio dello show, ha detto di essere "tornato a casa" perchè le origini della sua famiglia si perdono nel napoletano, ha chiuso con una Thunder Road voce e chitarra, ma qualcosa non mi quadra.

Se sei tanto contento di essere a casa, almeno passaci qualche giorno, no?

Al di là di questo, pare - che strano! - che su suolo partenopeo ci sia stato qualche problema di ordine pubblico, gente che scavalca le transenne, sicurezza gestita un po' come veniva e via dicendo.

Mah.

Nel dubbio, venerdì sarò a Padova.

Ci si vede là?

venerdì 10 maggio 2013

Southside Johnny & The Asbury Jukes





Domenica scorsa sono andato a vedere Southside Johnny & The Asbury Jukes.


Per chi non lo sapesse, Southside Johnny, 64 anni a dicembre, è uno dei tanti musicisti della East Coast americana che negli anni '60 e primi '70 ha calcato gli stessi palchi di Bruce Springsteen, per poi rimanere però confinato in un successo quasi locale. Per capirci, questa è stata l'unica data italiana, e ci sarà stato giusto qualche centinaio di persone, zero pubblicità, zero articoli sui giornali.

La location, le Officine Creative Ansaldo, a Milano, è davvero orrenda. Roba che un amico mi ha detto "speriamo che Southside sia così sbronzo da non capire dove sta suonando". Perchè non è che abbia mantenuto le sembianze di una fabbrica o di un capannone abbandonato, ma è di fatto un capannone abbandonato, dove hanno sistemato malamente un paio di luci, un bar (ottima davvero la birra, va detto), un palchetto, un impianto e poco altro. Aggiungo solo che se vi scappa la pipì, bè, tenetevela fino a casa.

Detto questo. Avevo già visto Southside Johnny nel 2006 al fu Transilvania, con un grande set di apertura degli amici Miami & The Groovers e poi un bel concerto del rocker americano. Che però alla fine era scomparso subito in camerino, lasciando Bobby Bandiera e il resto della band a fare autografi e qualche foto.

Domenica invece è stato diverso: la band è salita sul palco in perfetto orario, e ha suonato per due ore filate, senza pause, con un Southside in piena forma, che si è pure tolto gli occhiali da sole dopo un paio di pezzi, e ha scambiato più volte battute con le prime file. Tutta la band si dà da fare egregiamente, e se Glenn Alexander non è Bobby Bandiera (in tour con Bon Jovi), ci pensa Jeff Kazee a fare da spalla al leader, guadagnandosi anche i riflettori con una gran versione di Many Rivers To Cross.
La scaletta, stravolta rispetto a quella scarabocchiata prima dell'inizio dello show, mette in fila alcuni dei più grandi successi di Southside, da This Time It's For Real a All The Way Home, e quando sembra che tutto sia finito, con una grande I've Been Working Too Hard, c'è ancora spazio per una bellissima Hearts Of Stone (invece della Havin' A Party in scaletta) solo voce e piano.

E poi... e poi Southside Johnny si lancia sulle prime file del pubblico, e rimane per una buona mezz'ora a disposizione per foto, autografi, battute, dopo aver detto più volte di essersi divertito molto in quest'ultima tappa del tour europeo.

Quando gli porgo la scaletta da autografare, saccheggiata da una spia sul palco, mi guarda un attimo storto e mi dice "you stole the setlist", poi si mette a ridere, me la firma e mi stringe la mano.

Come dovrebbe essere un sacrosanto concerto rock.

1. This Time It's for Real
2. Take It Inside
3. Love On the Wrong Side of Town
4. Passion St.
5. Without Love
6. Cross That Line
7. Gin-Soaked Boy
8. Talk to Me
9. Walk Away Renée
10. Cadillac Jack
11. You Mean So Much to Me
12. Broke Down Piece of Man
13. Many Rivers To Cross
14. All Night Long
15. All the Way Home
16. Angel Eyes
17. Forever
18. Tired Skin
19. The Fever
20. I Don't Want to Go Home

21. Save Me
22. I've Been Working Too Hard

23. Hearts of Stone

sabato 4 maggio 2013

Maratona del Riso 2013. C'è poco da ridere.

Mercoledì scorso, 1 maggio, ho corso per la quarta o quinta volta i 10km della Maratona del Riso, a Vercelli.
Quest'anno la manifestazione riuniva le distanze di 3km, 10km, mezza maratona, maratona, più qualcosa che non ricordo con i roller.
A quanto dichiarano, in totale più di 1200 iscritti.

In teoria, una cosa seria.

In teoria. Perchè in pratica le cose sono ben diverse, e purtroppo ogni anno la situazione peggiora.

Tanto per cominciare, nonostante gli sponsor ci siano, e anche al di là di quelli istituzionali, non c'è neanche uno straccio di gonfiabile per segnalare partenza e arrivo. Due transenne in croce, un canovaccio per terra, finito. Nella zona partenza / arrivo, quattro bancarelle di numero, tristissime.
Poi. Da programma, sarebbe dovuta partire prima la maratona, poi la mezza, e quindi la 10km. Ma simpaticamente, gli organizzatori decidono di invertire l'ordine, e lo comunicano esclusivamente sul sito internet della manifestazione, il giorno prima. Immaginate il casino. Senza contare il fatto che, quasi sempre, i mezzi maratoneti prima e i maratoneti poi sono più seri e più veloci di chi fa la semplice 10km, con il rischio concreto di creare "tappi" lungo il percorso.
Poi. Segnalati, a memoria, il km 1, il km 2. E poi basta. Nulla, niente, zero, si va a occhio.
Poi. Lungo i 10km nemmeno un punto ristoro, un bicchiere d'acqua di rubinetto, niente, zero.
Poi. Invece di chiudere il traffico per tutto il perimetro del percorso e oltre, questi geni del male hanno pensato bene di chiudere - temporaneamente - solo le strade e le vie in cui di fatto si correva. Con il risultato che si passava di corsa all'interno di una rotonda con decine di macchine in fila che aspettavano di passare. Con il motore acceso, per lo più. Una gioia per i polmoni.
Poi, e questa è grave davvero. Nessuna indicazione del percorso da seguire, nessun omino a indicare la strada. Con il risultato che tanti, tantissimi, in perfetta buona fede, seguendo le persone davanti, hanno fatto un percorso sbagliato, non sapendo dove deviare, accorciando quindi i 10km a poco più di 9. E questo già di per sè sarebbe grave, ma diventa gravissimo nel momento in cui la gara si presenta come seria, con tanto di chip, tempi cronometrati ufficiali e via dicendo. Capite bene che se non c'è alcun controllo sul percorso, di conseguenza i tempi rimarranno sballati, e non di poco.
Poi. All'arrivo neanche una fetta di fette biscottate stantie con la marmellata. Un bicchiere d'acqua, ad andar bene un tè, un biscotto vecchio, una caramella gommosa, e pedalare.
Poi. Le docce. L'eccellente organizzazione aveva messo a disposizione un pullmino (da 5 persone) per portare chi ne avesse necessità alle docce (dopo aver chiesto agli addetti dove fossero, la risposta è stata "non so, non sono di Vercelli"). Per il ritorno, però, lusso, i docciati potevano addirittura abusare di un'ambulanza.
Poi. In ogni pacco gara, oltre a un succo del discount, una merendina probabilmente scaduta, un pacchetto di fazzoletti del discount, una magliettina e mezzo kg di riso, c'era anche un buono pasto, più o meno corposo a seconda delle gare fatte. Buono pasto da sfruttare negli stand gastronomici intorno alla manifestazione. Facendo un rapido conto, 1200 iscritti vogliono dire 1200 piatti di risotto, più il resto. Mettiamo pure che metà degli iscritti, per motivi vari ed eventuali, passino la mano, rimangono 600 pasti da servire. Bene, all'interno degli stand ci saranno stati non più di 80 posti a sedere. All'esterno, se mai vi venissero dei dubbi, nessun coperto.
A fare da ciliegina sulla torta, il fatto che a preparare la panissa per la manifestazione non fosse neanche una pro loco vercellese, ma ci si sia dovuti rivolgere a quella di Desana.

Tutte queste cose, più altre magagne che al momento non mi vengono in mente, sarebbero gravissime già di per sè, ma per dovere di cronaca aggiungo anche che il costo di partecipazione per la 10km era di 15 euro, per la mezza maratona di 30, e per la maratona di 40.
Ho visto gare "minori", con pacchi gara più corposi e quote di partecipazione molto più basse, organizzate mille volte meglio.

Ah, e poi c'è la censura.

Sì, perchè sul sito ufficiale della manifestazione in teoria è possibile lasciare dei commenti. Gli ultimi risalgono al 2 aprile scorso, più di un mese e mezzo fa. E so di per certo di persone che hanno scritto la loro su come sono andate le cose, ma magicamente quei commenti non sono mai stati pubblicati sul sito.

Io corro senza voler fare chissà quali tempi, faccio quelle 10 gare (dai 5 ai 15km, non di più) all'anno, ho una media da amatore di 5 minuti al km, o poco più. Partecipo per la bellezza del percorso, per stare con alcuni amici "podisti" e per prenderci in giro sui tempi dell'uno o dell'altro, per bere una birra o un bicchiere di vino nel dopo gara tutti insieme, per cercare di limare un secondo o due su ogni percorso. Insomma, per divertimento.

Ma dubito fortemente il 1 maggio 2014 mi vedranno dalle parti della Maratona del Riso.