mercoledì 28 settembre 2011

Glory Days in Rimini (prima)


Ormai ci siamo.

Domani giovedì 29 settembre parte la 12° edizione dei Glory Days in Rimini, LA festa degli springsteeniani d'Italia, organizzata dall'amico Lorenzo Semprini e da altri valorosi.

Quest'anno il programma è particolarmente ricco: si comincia proprio domani sera, alla Bottega della Creperia, con un set acustico di Riccardo Maffoni e Hans Ludvigsson, quindi venerdì sera si va tutti al Rockisland, per i Cheap Wine prima e Riccardo Maffoni (full band, elettrico) poi.

Qualche ora di pausa, e poi sabato mattina alle 11 ci si trova al bagno 106 per la tradizionale partita di pallone sulla spiaggia (si riproporrà la sfida Napoli - resto del mondo, come gli anni passati, che ha visto i partenopei sempre sconfitti - lo scorso anno ai rigori? ;-)), quindi dopo una veloce pausa pranzo ci si sposta al Roadhouse Pub per il dibattito "Bruce Springsteen 2012: viaggio da Zurigo '81 a oggi", con giornalisti e fan di vecchia data, accompagnati da voce e chitarra di Renato Tammi.

Nella serata di sabato 1 ottobre si torna al Rockisland: il busker Paolo Sgallini aprirà le danze, per poi lasciar spazio a un set acustico e poi elettrico di tanti musicisti, da Antonio Zirilli a Daniele Tenca, a Daniele Rizzetto e molti altri, fino a notte fonda.

Domenica 2 ottobre ci si trova poi nuovamente al Roadhouse Pub, per il pranzone di chiusura con set acustico a sorpresa.

Per i più coraggiosi, poi, c'è ancora una coda: domenica sera sempre al Roadhouse ci sarà una jam session di tutti gli artisti presenti ai GD 2011, e poi lunedì sera alla Bottega della Creperia sarà Hans Ludvigsson a chiudere la festa, accompagnato da Alessio Raffaelli e Marco Ferri.

Insomma, se siete da quelle parti non trovate scuse, e passate a salutarmi. Io sarò lì già domani sera.

Tutti le info sul sito ufficiale: http://www.glorydaysinrimini.net/

lunedì 26 settembre 2011

Per una volta





Per una volta, la tv di Stato fa quello che deve fare.

Applausi.

Sipario.

giovedì 22 settembre 2011

Da Paolino


Dopo averne sentito parlare tanto (e bene), finalmente ieri sera sono andato a mangiare alla Trattoria Paolino, qui a Vercelli (via San Paolo 12/14).

Comincio subito col dire che è senza il minimo dubbio il miglior ristorante di Vercelli, e con un certo distacco.

Detto questo, la trattoria è raccolta, non più di una trentina di coperti, l'atmosfera ottimo, con i quadri moderni e le locandine di vecchi film a bilanciare perfettamente gli arredi più rustici e il bianco delle tovaglie. Servizio mai invadente ma molto attento: per dirne una, al di là di consigliarci su passito o barolo chinato con il dolce, appena abbiamo finito le focaccine (buonissime, fatte in casa) del cestino del pane ce ne hanno subito portato un altro.



Venendo al cibo, ho mangiato e assaggiato la battuta di coscia di fassone (eccezionale) e il baccalà mantecato su fagioli cannellini (delicatissimo), i tortelli di patate e gorgonzola con burro e salvia (strepitosi), il cosciotto di coniglio con lardo e olive (morbidissimo e saporito), e poi la torta di nocciole (fragrante ai massimi livelli) e la crema bruciata alla vaniglia e rum (dolce il giusto, equilibratissima). Il tutto accompagnato da un'ottima Barbera d'Asti (Tre Vescovi, Vinchio Vaglio) prima, da un passito sul dolce e da una grappa di Moscato in chiusura.

Come avrete notato, ho usato molti superlativi per commentare i piatti, e non a caso: l'attenzione per le materie prime, la ricerca degli ingredienti e nella preparazione, oltre a una palese capacità e inventiva molto al di sopra della media fanno volare i voti della mia personale pagella nettamente al di sopra dell'8. Non riesco a trovare un difetto, nè alla tavola, nè alla cucina, nè al servizio o ad altro.

Un ristorante di questo tipo e di questo livello merita ogni fortuna, e ci tornerò sicuramente, anche per gustare i nuovi piatti stagionali.


Diffondete il verbo e andateci, e mi raccomando: prenotate prima, altrimenti è quasi impossibile trovare posto.

martedì 20 settembre 2011

Opinioni sulla Matematica

Ormai dell'Iva al 21% lo sappiamo tutti, e pure del declassamento dell'Italia, e sappiamo anche che chi ci perde sono i consumatori, ovvero noi. Come al solito. E chiudiamo qui il capitolo.

Questa volta voglio restringere il campo, e guardare più da vicino la mia realtà, ovvero Vercelli, città in cui vivo, 50mila abitanti scarsi, crescita zero.

L'unica cosa che è cresciuta, negli ultimi (10?) anni, è stato il numero delle auto in circolazione, con il conseguente aumento dello smog e del traffico, e per forza di cose un tempo di percorrenza più lungo. In pratica, ci si mette di più per percorrere distanze minime, e si sta peggio.

Bene, probabilmente non avendo di meglio da fare, il nostro Sindaco ha deciso di aumentare il numero dei parcheggi blu, a pagamento, pitturando di blu quelli che prima erano posti bianchi (gratuiti), dichiarandone 180 nuovi, ma, a occhio, sono almeno 250. Intere piazze dove prima si poteva parcheggiare gratis si colorano di blu e ci spillano denari, e ovviamente stiamo parlando di posti chiave: una piazza in fondo al corso principale, un'altra poco più in là e a ridosso di un supermercato e, udite udite, anche buona parte dei parcheggi davanti all'ospedale cittadino.

Facendo un rapido calcolo, i nuovi parcheggi porteranno nelle casse del Comune circa 500mila euro in più all'anno. Ma invece, secondo le straordinarie menti della nostra amministrazione, non è stata una questione di soldi, ma lo scopo dell'operazione è quello di non congestionare sempre le stesse zone di parcheggio gratuito.

Peccato che, così facendo, sorga un evidente problema: nel momento in cui vengono colorati di blu dei posti macchina, su parte della stessa area o nelle immediate vicinanze deve esserci una zona con un numero adeguato di parcheggi bianchi, ovvero gratuiti. Cosa che al momento non c'è, nè potrà fisicamente esserci. Voglio sperare che la maggior parte di chi parcheggia non paghi il dovuto (dovuto?), e che fiocchino i ricorsi, in modo da fare capire come devono davvero funzionare le cose.

In più, proprio ieri ho visto la prima nuova videocamera montata in prossimità di un confine dell'area ZTL. Immagino che servirà per identificare chi entra in auto nella zona pedonale senza esserne autorizzato, con la conseguente multa, e immagino anche che verranno montate altre telecamere in zone similari. Bene, quanto costa la telecamera, il montaggio e cablaggio della stessa, la gestione, il terminale che identifica le targhe di chi passa e scova i trasgressori? In pratica, a furia di multe, quanto ci vorrà per andare in pari con le spese sostenute per montare questi prodigi della tecnica?

Ma in fondo, stiamo parlando di un Comune che si appoggia da troppi anni sulle stesse persone (a parte qualche rara novità), su chi si bea della sua posizione senza esserne degno e su chi gestisce il denaro pubblico come fossero noccioline, perchè tanto non sono soldi suoi.
Solo qualche anno fa c'era un minimo di attenzione in più, anche solo a livello culturale: ricordo con piacere un bel concerto gratuito dei Negrita (con tanto di Roy Paci come ospite), e altre iniziative lodevoli.
Poi però l'accorpamento di qualche assessorato e l'archiviazione di altri ha riportato i denari nelle mani dei soliti noti, che a gennaio dicono di aver già esaurito il budget annuale, e poi li scopri a finanziare il terzo e il quarto mesi dopo. Probabilmente hanno trovato il pentolone d'oro alla fine dell'arcobaleno, chi lo sa.

L'altro giorno parlavo del concerto di Battiato, e non posso che citarlo, ancora una volta:

"Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni..."

venerdì 16 settembre 2011

Battiato, più attuale che mai



Ieri sera ero a Torino, PalaOlimpico Isozaki (o come si chiama) gremito per il concerto di Franco Battiato, nell'ambito del Festival MiTo.

Prezzi popolari e platea variegata, nessun seggiolino libero e tanta voglia di cantare e di divertirsi.

Va detto, se non conoscete bene Battiato, potrebbe darvi l'idea di un cantautore pesante, ruvido, di difficile ascolto e magari pure antipatico.

E invece, questo 66enne siciliano, che esordì in tv nel 1967 a Diamoci del tu, condotto da Caterina Caselli (nella stessa puntata cantò pure un giovane Francesco Guccini), sale sul palco vestito da ragioniere, con i suoi occhialoni e soprattutto con le cuffie grandi, ben distanti dagli air monitor moderni, e canta praticamente senza sosta per due ore abbondanti, divertendo il pubblico e divertendosi, con una scaletta che ripercorre buona parte della sua carriera, calcando la mano con brani che guardano alla pochezza della situazione attuale, scritti molti anni fa ma attualissimi. Ne sono un ottimo esempio Up Patriots To Arms, che apre il concerto, e ancora di più Povera Patria, che scatena numerosi applausi a scena aperta.

La prima parte dello show alterna parti più elettriche (di tutta la band, il chitarrista è forse quello che mi ha convinto di meno) a momenti intimi, ma poco dopo lo scoccare dell'ora, con il pubblico libero di alzarsi in piedi e avvicinarsi al palco, è lo stesso Franco a dire "siete pronti?", prima di attaccare L'Era del Cinghiale Bianco, e proseguire per quello che di fatto è un lungo bis di 9 brani.

Il concerto si chiude con Centro di Gravità Permanente, lasciando nel cassetto Bandiera Bianca. La scelta è schietta e palese, a 66 anni suonati, Battiato non ha nessuna voglia di arrendersi.

Scaletta:

1. Up Patriots to Arms
2. Auto da fè
3. No Time No Space
4. Un'altra vita
5. Tra sesso e castità
6. Il cammino interminabile
7. Il ballo del potere
8. Shock in my town
9. Inneres Auge
10. Gli uccelli
11. Segnali di vita
12. J'entends siffler le train
13. La canzone dei vecchi amanti (La chanson des vieux amants)
14. Povera patria
15. Prospettiva Nevskij
16. Le aquile
17. La cura
18. I treni di Tozeur
19. La stagione dell'amore
20. L'era del cinghiale bianco
21. Voglio vederti danzare
22. Summer on a solitary beach
23. Cuccuruccuccu
24. L'animale
25. E ti vengo a cercare
26. Stranizza d'amuri
27. L'addio
28. Centro di gravità permanente

mercoledì 7 settembre 2011

apri e chiudi

La crisi c'è, è reale, ormai ci conviviamo da un paio d'anni, e, nonostante tutte le belle favole che tv e giornali cercano di propinarci, non ha nessuna intenzione di lasciarci, almeno in un futuro prossimo (leggi: almeno per tutto il 2012 la situazione non migliorerà, e poi, come sappiamo tutti, finirà il mondo).

Stiamo più o meno tutti più attenti alle spese e soprattutto al superfluo, e di conseguenza, come è ovvio, a pagare pegno sono bar, ristoranti, negozi e via dicendo, soprattutto quelli che magari a suo tempo hanno aperto senza basi solide, e quindi oggi si trovano senza terreno sotto i piedi.
Intendiamoci, almeno per quanto riguarda i bar la colpa è della fine delle licenze limitate: è vero, una volta le licenze erano di fatto in mano alle grandi marche di caffè, che poi decidevano come gestirle, cosa che faceva salire i prezzi a livelli incredibili.
Oggi invece più o meno chiunque può aprire un bar, con il risultato che nello spazio dove una volta ce n'erano 4 o 5 (ampiamente sufficienti per tutta la clientela locale) oggi ce ne sono 20 o più, e le serrande si abbassano in fretta. In più, non ci guadagna nessuno: il livello è basso, il servizio discutibile, e per trovare un aperitivo decente bisogna farsi il segno della croce e sperare.
Morale della favola, con questo sistema è cinicamente giusto che i bar magicamente spuntati come funghi chiudano, e i gestori improvvisati imparino a fare il mestiere, o passino ad altro.

Nello specifico, però, a Vercelli la scena musicale ha sempre faticato, all'eterna ricerca di un punto di riferimento, una roccaforte dove poter proporre gruppi di qualità, e non solo la banale quantità delle cover band, che, purtroppo, stanno rovinando malamente la maggior parte dei locali live italiani (all'estero la storia è ben diversa).

Nel 2004, ormai finito nel dimenticatoio lo storico locale che era Da Cecco, poco distante sono sorte le Officine Sonore: un locale piccolo, che se dall'esterno non prometteva molto, all'interno invece mostrava grandi potenzialità, il tutto con il valore aggiunto di essere un circolo Arci, cosa che, almeno in passato, faceva pensare a una qualità culturale degna di questo nome.

La gestione ha avuto degli alti e bassi, periodi fortunati e buchi neri, nomi in cartellone piuttosto importanti e emeriti sconosciuti, esperimenti indovinati e disastri annunciati, finchè, il 25 giugno scorso, la serranda si è abbassata anche lì, destinando altrove, e con tutta probabilità fuori città, chi era alla ricerca della buona musica, suonata con i volumi giusti.

Ma venerdì 9 settembre le Officine Sonore riaprono.

Una nuova gestione, e, si spera, una nuova carica di energia, sperando di spazzare via la polvere degli ultimi tempi e saper andare avanti, anche a testa bassa, con musica e serate di qualità.

La quantità lasciamola pure agli altri.