Ieri sera ero a Torino, PalaOlimpico Isozaki (o come si chiama) gremito per il concerto di Franco Battiato, nell'ambito del Festival MiTo.
Prezzi popolari e platea variegata, nessun seggiolino libero e tanta voglia di cantare e di divertirsi.
Va detto, se non conoscete bene Battiato, potrebbe darvi l'idea di un cantautore pesante, ruvido, di difficile ascolto e magari pure antipatico.
E invece, questo 66enne siciliano, che esordì in tv nel 1967 a Diamoci del tu, condotto da Caterina Caselli (nella stessa puntata cantò pure un giovane Francesco Guccini), sale sul palco vestito da ragioniere, con i suoi occhialoni e soprattutto con le cuffie grandi, ben distanti dagli air monitor moderni, e canta praticamente senza sosta per due ore abbondanti, divertendo il pubblico e divertendosi, con una scaletta che ripercorre buona parte della sua carriera, calcando la mano con brani che guardano alla pochezza della situazione attuale, scritti molti anni fa ma attualissimi. Ne sono un ottimo esempio Up Patriots To Arms, che apre il concerto, e ancora di più Povera Patria, che scatena numerosi applausi a scena aperta.
La prima parte dello show alterna parti più elettriche (di tutta la band, il chitarrista è forse quello che mi ha convinto di meno) a momenti intimi, ma poco dopo lo scoccare dell'ora, con il pubblico libero di alzarsi in piedi e avvicinarsi al palco, è lo stesso Franco a dire "siete pronti?", prima di attaccare L'Era del Cinghiale Bianco, e proseguire per quello che di fatto è un lungo bis di 9 brani.
Il concerto si chiude con Centro di Gravità Permanente, lasciando nel cassetto Bandiera Bianca. La scelta è schietta e palese, a 66 anni suonati, Battiato non ha nessuna voglia di arrendersi.
Prezzi popolari e platea variegata, nessun seggiolino libero e tanta voglia di cantare e di divertirsi.
Va detto, se non conoscete bene Battiato, potrebbe darvi l'idea di un cantautore pesante, ruvido, di difficile ascolto e magari pure antipatico.
E invece, questo 66enne siciliano, che esordì in tv nel 1967 a Diamoci del tu, condotto da Caterina Caselli (nella stessa puntata cantò pure un giovane Francesco Guccini), sale sul palco vestito da ragioniere, con i suoi occhialoni e soprattutto con le cuffie grandi, ben distanti dagli air monitor moderni, e canta praticamente senza sosta per due ore abbondanti, divertendo il pubblico e divertendosi, con una scaletta che ripercorre buona parte della sua carriera, calcando la mano con brani che guardano alla pochezza della situazione attuale, scritti molti anni fa ma attualissimi. Ne sono un ottimo esempio Up Patriots To Arms, che apre il concerto, e ancora di più Povera Patria, che scatena numerosi applausi a scena aperta.
La prima parte dello show alterna parti più elettriche (di tutta la band, il chitarrista è forse quello che mi ha convinto di meno) a momenti intimi, ma poco dopo lo scoccare dell'ora, con il pubblico libero di alzarsi in piedi e avvicinarsi al palco, è lo stesso Franco a dire "siete pronti?", prima di attaccare L'Era del Cinghiale Bianco, e proseguire per quello che di fatto è un lungo bis di 9 brani.
Il concerto si chiude con Centro di Gravità Permanente, lasciando nel cassetto Bandiera Bianca. La scelta è schietta e palese, a 66 anni suonati, Battiato non ha nessuna voglia di arrendersi.
Scaletta:
1. Up Patriots to Arms
2. Auto da fè
3. No Time No Space
4. Un'altra vita
5. Tra sesso e castità
6. Il cammino interminabile
7. Il ballo del potere
8. Shock in my town
9. Inneres Auge
10. Gli uccelli
11. Segnali di vita
12. J'entends siffler le train
13. La canzone dei vecchi amanti (La chanson des vieux amants)
14. Povera patria
15. Prospettiva Nevskij
16. Le aquile
17. La cura
18. I treni di Tozeur
19. La stagione dell'amore
20. L'era del cinghiale bianco
21. Voglio vederti danzare
22. Summer on a solitary beach
23. Cuccuruccuccu
24. L'animale
25. E ti vengo a cercare
26. Stranizza d'amuri
27. L'addio
28. Centro di gravità permanente
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