La crisi c'è, è reale, ormai ci conviviamo da un paio d'anni, e, nonostante tutte le belle favole che tv e giornali cercano di propinarci, non ha nessuna intenzione di lasciarci, almeno in un futuro prossimo (leggi: almeno per tutto il 2012 la situazione non migliorerà, e poi, come sappiamo tutti, finirà il mondo).
Stiamo più o meno tutti più attenti alle spese e soprattutto al superfluo, e di conseguenza, come è ovvio, a pagare pegno sono bar, ristoranti, negozi e via dicendo, soprattutto quelli che magari a suo tempo hanno aperto senza basi solide, e quindi oggi si trovano senza terreno sotto i piedi.
Intendiamoci, almeno per quanto riguarda i bar la colpa è della fine delle licenze limitate: è vero, una volta le licenze erano di fatto in mano alle grandi marche di caffè, che poi decidevano come gestirle, cosa che faceva salire i prezzi a livelli incredibili.
Oggi invece più o meno chiunque può aprire un bar, con il risultato che nello spazio dove una volta ce n'erano 4 o 5 (ampiamente sufficienti per tutta la clientela locale) oggi ce ne sono 20 o più, e le serrande si abbassano in fretta. In più, non ci guadagna nessuno: il livello è basso, il servizio discutibile, e per trovare un aperitivo decente bisogna farsi il segno della croce e sperare.
Morale della favola, con questo sistema è cinicamente giusto che i bar magicamente spuntati come funghi chiudano, e i gestori improvvisati imparino a fare il mestiere, o passino ad altro.
Nello specifico, però, a Vercelli la scena musicale ha sempre faticato, all'eterna ricerca di un punto di riferimento, una roccaforte dove poter proporre gruppi di qualità, e non solo la banale quantità delle cover band, che, purtroppo, stanno rovinando malamente la maggior parte dei locali live italiani (all'estero la storia è ben diversa).
Nel 2004, ormai finito nel dimenticatoio lo storico locale che era Da Cecco, poco distante sono sorte le Officine Sonore: un locale piccolo, che se dall'esterno non prometteva molto, all'interno invece mostrava grandi potenzialità, il tutto con il valore aggiunto di essere un circolo Arci, cosa che, almeno in passato, faceva pensare a una qualità culturale degna di questo nome.
La gestione ha avuto degli alti e bassi, periodi fortunati e buchi neri, nomi in cartellone piuttosto importanti e emeriti sconosciuti, esperimenti indovinati e disastri annunciati, finchè, il 25 giugno scorso, la serranda si è abbassata anche lì, destinando altrove, e con tutta probabilità fuori città, chi era alla ricerca della buona musica, suonata con i volumi giusti.
Ma venerdì 9 settembre le Officine Sonore riaprono.
Una nuova gestione, e, si spera, una nuova carica di energia, sperando di spazzare via la polvere degli ultimi tempi e saper andare avanti, anche a testa bassa, con musica e serate di qualità.
La quantità lasciamola pure agli altri.
Stiamo più o meno tutti più attenti alle spese e soprattutto al superfluo, e di conseguenza, come è ovvio, a pagare pegno sono bar, ristoranti, negozi e via dicendo, soprattutto quelli che magari a suo tempo hanno aperto senza basi solide, e quindi oggi si trovano senza terreno sotto i piedi.
Intendiamoci, almeno per quanto riguarda i bar la colpa è della fine delle licenze limitate: è vero, una volta le licenze erano di fatto in mano alle grandi marche di caffè, che poi decidevano come gestirle, cosa che faceva salire i prezzi a livelli incredibili.
Oggi invece più o meno chiunque può aprire un bar, con il risultato che nello spazio dove una volta ce n'erano 4 o 5 (ampiamente sufficienti per tutta la clientela locale) oggi ce ne sono 20 o più, e le serrande si abbassano in fretta. In più, non ci guadagna nessuno: il livello è basso, il servizio discutibile, e per trovare un aperitivo decente bisogna farsi il segno della croce e sperare.
Morale della favola, con questo sistema è cinicamente giusto che i bar magicamente spuntati come funghi chiudano, e i gestori improvvisati imparino a fare il mestiere, o passino ad altro.
Nello specifico, però, a Vercelli la scena musicale ha sempre faticato, all'eterna ricerca di un punto di riferimento, una roccaforte dove poter proporre gruppi di qualità, e non solo la banale quantità delle cover band, che, purtroppo, stanno rovinando malamente la maggior parte dei locali live italiani (all'estero la storia è ben diversa).
Nel 2004, ormai finito nel dimenticatoio lo storico locale che era Da Cecco, poco distante sono sorte le Officine Sonore: un locale piccolo, che se dall'esterno non prometteva molto, all'interno invece mostrava grandi potenzialità, il tutto con il valore aggiunto di essere un circolo Arci, cosa che, almeno in passato, faceva pensare a una qualità culturale degna di questo nome.
La gestione ha avuto degli alti e bassi, periodi fortunati e buchi neri, nomi in cartellone piuttosto importanti e emeriti sconosciuti, esperimenti indovinati e disastri annunciati, finchè, il 25 giugno scorso, la serranda si è abbassata anche lì, destinando altrove, e con tutta probabilità fuori città, chi era alla ricerca della buona musica, suonata con i volumi giusti.
Ma venerdì 9 settembre le Officine Sonore riaprono.
Una nuova gestione, e, si spera, una nuova carica di energia, sperando di spazzare via la polvere degli ultimi tempi e saper andare avanti, anche a testa bassa, con musica e serate di qualità.
La quantità lasciamola pure agli altri.
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