lunedì 13 febbraio 2012

Brucia Troia

Una premessa, doverosa, che se no non si capisce mai niente.

Da mesi si parla di questo fantomatico spread, e sono pronto a scommettere che una buona metà della gente non sappia neanche cosa sia.

Quindi, for dummies: lo spread è di fatto la differenza dei tassi di interesse sui buoni del tesoro statali. Va da sè che se un Paese è economicamente più forte (la Germania, per esempio) avrà un tasso più basso, mentre uno più debole (l'Italia) più alto. Chi paga pegno? I consumatori, come sempre.
Ovviamente la cosa è degenerata nel momento in cui siamo confluiti nell'euro: prima di allora, ognuno poteva gestire in modo più o meno autonomo la propria politica economica, e i raffronti non avevano il peso di oggi. Dall'euro in poi, invece, tutti i Paesi che fanno uso della moneta unica vengono per forza di cose confrontati uno con l'altro, e di qui lo spread, che influisce poi sulle borse e quant'altro.

L'ho detto più volte, non me ne frega niente se "bisognava" adottare l'euro, abbandonando la lira. Per come siamo stati capaci di gestire la cosa, è stato più un danno che altro, e lo è tutt'ora.

Adesso tutti a farci una testa così, che bisogna fare dei sacrifici, e aumentare le tasse, e via dicendo, perchè bisogna salvare l'Italia, rimanere nell'euro, bla bla bla.

La Grecia, che sta peggio di noi, ha appena siglato un progetto di austerity, tanto per riempirsi di nuovo la bocca, che farà fare enormi sacrifici. Ma non al Paese, come al solito, ma ai consumatori. Che giustamente vanno in piazza a manifestare, e non ci vanno tanto per il sottile, si parla già di guerriglia urbana a Atene.

Bene, io sono totalmente dalla parte dei manifestanti e dei ribelli. I metodi sono sbagliati, e su questo non c'è dubbio, ma il messaggio arriva forte e chiaro.

A chi giova rimanere nell'euro? Alle banche? Al governo? Al sistema monetario internazionale?

L'assedio di Troia è durato 10 anni. Staremo a vedere quanto durerà quello di Atene.

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