La scorsa notte è morto Hugo Chavez.
Uno degli ultimi rivoluzionari: ormai destinato a un (breve?) ruolo dietro le quinte, rimane solo Fidel Castro, della vecchia guardia.
Ma Chavez era uno che la rivoluzione l'ha fatta davvero, non come le finte avventure da cinque minuti che compaiono oggi su internet.
A 17 anni si arruola nell'esercito venezuelano, e mentre studia all'Accademia di Arti Militari mette insieme una sorta di partito nazionalista di sinistra fortemente ispirato a Simon Bolivar, che sarà per sempre il punto di riferimento di Chavez (oltre a Garibaldi, Gramsci e molti altri).
Nel 1991 diventa colonnello, e nel 1992 tenta un colpo di stato, per rovesciare il regime. Il golpe fallisce, e Chavez viene incarcerato, ma esce di prigione, a furor di popolo e grazie a un'amnistia, nel 1994.
Nel 1997 fonda il suo partito politico, con cui vince le elezioni già nel 1998, e nel 1999 viene approvata la nuova Costituzione, in base alla quale tutte le cariche pubbliche elettive devono essere sottoposte al voto popolare.
In Venezuela ha inizio dunque la prima vera epoca democratica: viene abolito il latifondo, vengono nazionalizzati i pozzi di petrolio, e soprattutto il Paese esce dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, un chiarissimo segnale dell'opposizione di Chavez al capitalismo imperante. Viene sconfitto l'analfabetismo, e crolla il tasso di disoccupazione, mentre viene inoltre dedicato ampio spazio e denaro alla ricerca scientifica e alla sanità pubblica, e tutto questo mentre il PIL cresce a dismisura.
Nel 2002 è lo stesso Chavez a subire un colpo di stato: per evitare di scatenare una guerra civile, Hugo si consegna ai ribelli, e mentre si insedia il governo dei golpisti (che gli USA di quel genio di Bush corrono a riconoscere in fretta e furia), il popolo chiede il ritorno del Presidente, che nel giro di soli tre giorni torna al suo posto, con il fallimento totale del golpe.
Forse in un - minimo - delirio di onnipotenza, nel 2006 Chavez propone un referendum che gli avrebbe permesso di essere rieletto fino al 2031, ma senza successo.
Nel 2008 lo stesso Chavez ha avuto un ruolo di grande importanza nella liberazione di Ingrid Betancourt, e nel 2012, già malato, Hugo vince nuovamente le elezioni.
"Simón Bolívar, padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità".