domenica 3 marzo 2013

Comunicare

La comunicazione, intesa come modi e mezzi di comunicare che abbiamo a disposizione, cresce ogni giorno.

Probabilmente anche per questo, peggiora ogni giorno.

Mi si può dare del retrogrado finchè si vuole, ma tanti piccoli e grandi esempio che mi compaiono davanti volta dopo volta mi convincono che ho ragione.

Per dire, c'è uno spreco assoluto di parole, e un'incapacità di fondo di usare quelle che servono davvero.

Quante volte vi sarà capitato di leggere un sms (a morte!) o similari che recitava "ti devo dire una cosa pazzesca", e poi, in assenza di vostra risposta, il nulla assoluto? Se devi dirmela, questa cosa pazzesca, dimmela e basta, non perdere il tuo e mio tempo con queste bambinate, nella speranza infantile che io ti chieda cosa sia questa cosa pazzesca, intasando l'etere di inutilità, per qualcosa che poi di sicuro tanto pazzesco non era.

Oppure, i giovani e il telefonino. Provate a togliere il cellulare a un quindicenne, vi strapperà il braccio a morsi. E se provate a spiegargli che una volta era diverso, che una volta per parlare - di pomeriggio - con il compagno di classe bisognava chiamare a casa, presentarsi al genitore che rispondeva al telefono e poi chiedere gentilmente di poter parlare con il compagno - e gli scatti costavano, ovvio - vi guardano come dei matti.

Senza contare il numero di relazioni che nascono e muoiono con i messaggini, perchè sono tutti leoni da tastiera, e il contatto diretto è diventato un lusso che pochi apprezzano.

Insomma, un disastro.

Non voglio condannare tutti, anch'io spesso uso (abuso) le moderne tecnologie, perchè la comodità è indubbia, ma venendo dal passato citato poco fa, e conoscendo i limiti di questa modernità.

Per fare un altro esempio, pensate a quanto sono aumentati i ritardi. Una volta erano inammissibili, se ci si dava un appuntamento si arrivava in orario, punto. Oggi, potendo avvertire in ogni momento, con il classico messaggino, ci si sente quasi autorizzati a presentarsi in ritardo.

E poi, gli incidenti diplomatici.

Ho un (ex?) amico che si sposa tra poco meno di tre mesi. Per motivi che intuisco tristemente, ma che preferisco tralasciare, da più di un anno e mezzo - leggi: da quando ha trovato quella che a breve diventerà sua moglie - è sparito. Volatilizzato. Mai una volta che abbia mandato lui un sms, che fosse casuale o magari per gli auguri di Natale, e le poche risposte erano quasi sempre sfuggenti e minimaliste.
Ora, ad alcuni amici ha mandato un sms, naturalmente uguale per tutti, con cui annunciava la data dello sposalizio, e chiedeva l'indirizzo cui mandare l'invito.

Non so se sia peggio lo squallore o la tristezza della cosa. Nel senso, non mi vedi e non mi senti da un anno e mezzo, e mi chiedi l'indirizzo via sms? Neanche lo sforzo di vederci per un caffè, e per la consegna brevi manu dell'invito? E figuratevi che c'è chi, tra gli esclusi, non destinatari del sms, se l'è presa, perchè considera un atto dovuto l'invito, dopo quindici anni di onorata amicizia, tra i banchi del liceo prima e tra bar e pub dopo. Altri, invece di rispondere con insulti forbiti, hanno prediletto risposte buoniste.
Si cambia, gente, le priorità vanno a farsi benedire e ognuno sceglie la sua strada. Il che va anche bene, dipende poi se e come si è in grado di gestire il tutto, e di come si comunica con gli (ex?) amici.

Raccontavo questa storia l'altro giorno, e mi hanno chiesto se in un mondo parallelo io inviterei questo (ex?) amico al mio matrimonio. Molto probabilmente no. Perchè se è vero che da una parte è lui a essere sparito, dall'altra neanch'io - e come me gli altri - ho fatto chissà quale sforzo per pungolarlo.

Come dite? Se ho ricevuto l'infame sms dell'indirizzo? Certo che no, almeno per il momento. E spero di non ricevere nemmeno l'invito.

Ma statene certi, se dovessi ricevere l'uno o l'altro, saprei come rispondere. Comunicando nel migliore dei modi.

Nessun commento: