Lo scorso weekend, tanto per non farmi mai mancare dei chilometri, sono andato alle due tappe conclusive del Light Of Day Italia, sabato a Lugo e domenica a Figino Serenza.
Per chi non sapesse di cosa si tratta, il LOD è una fondazione che raccoglie fondi per la ricerca sul morbo di Parkinson, da più di 10 anni, attraverso una serie di manifestazione, principalmente musicali. Negli USA si sono esibiti (e continuano a partecipare ai vari concerti) Bruce Springsteen, Michael J. Fox, Jesse Malin, Gary U.S. Bonds, John Eddie, Willie Nile, Jakob Dylan e tanti altri, e alcuni di loro partecipano anche al tour europeo, arrivando dunque anche in Italia.
La tappa di Lugo era la terza (dopo Torino e Trieste), e Lugo è una certezza: lo splendido Teatro Rossini, sempre sold out, riesce a raccogliere più fondi delle altre tappe, il posto è magnifico, il suono sempre eccellente, l'organizzazione impeccabile.
Quest'anno la line-up americana, causa anche qualche problemino con Willie Nile, vedeva sul palco "solo" Joe D'Urso, Jesse Malin e il bluesman Guy Davis, che a Lugo erano accompagnati, oltre che dal local hero Lorenzo Semprini, anche da Danilo Sacco, già voce dei Nomadi per quasi vent'anni e adesso occupato in un paio di altri progetti.
Fin qui tutto bene, il tiro della serata è alto, Sacco - che non conoscevo come solista - oltre che essere molto disponibile è anche un ottimo cantautore, ma... C'è troppa gente sul palco. Perchè se l'idea di partenza è quella di un set acustico, in realtà tra cantanti, chitarristi, pianisti, armonicisti e via dicendo ci sono almeno dieci persone sul palco, che non si risparmiano e quindi partecipano sui pezzi degli altri, con il risultato che a un certo punto ho contato sette chitarre che suonavano tutte insieme, in un impasto sonoro magari potente ma poco efficace.
Questo, come sempre, per chi è viziato e va a guardare il dettaglio, perchè in generale lo spettacolo è stato di ottimo livello, dal primo pezzo fino ai bis, sfiorando la mezzanotte.
Dopo una lauta cena (all'una di notte) e una breve dormita, la mattina dopo - mattina, si fa per dire, è quasi l'una - si parte alla volta di Figino Serenza, piccolo paesino del comasco dove si chiuderà la quattro giorni italiana.
Nonostante la stanchezza e la nebbia (da Bologna in su) arrivo in tempo per i set acustici prima di cena, da Daniele Tenca a Renato Tammi, passando per Hernandez e Sampedro e tanti altri.
E poi, dopo la cena - preparata come sempre dalle signore del circolo dei pensionati - si va sul palco principale, dove l'ospite italiano è Francesco Baccini: sembrano tutti più concentrati rispetto alla serata precedente, il set è più intenso, Baccini voce e piano è ottimo e molto simpatico, e anche il pubblico sembra più partecipe.
Due ore abbondanti di musica, fino ai bis, con Take A Walk On The Wild Side e Light Of Day, con il ritornello ripetuto all'infinito con le luci accese in sala.
Insomma, che sia a Lugo, a Figino Serenza o da qualsiasi altra parte, vale sempre la pena di esserci.
Per la musica, per la compagnia, per dare una mano.
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