Succede di tutto, in questa fine d'estate (o inizio d'autunno, che dir si voglia).
E così succede che qualche giorno fa, cercando di mascherare ignobilmente gli echi del V-Day, i TG e i quotidiani d'Italia abbiano lanciato l'allarme contro i fast food e il "mangiar male" in generale, dicendo che sì, è vero, siamo noi italiani che teniamo alta la bandiera della dieta mediterranea, ma in fondo siamo dei patacca, e quindi preferiamo imbottirci di schifezze protoammeregane, e quindi giù di hamburger e tristezze varie.
Ora, io ero un fan della prima ora di McDonald's, va detto. Mi pento e mi batto il petto. Illuminato dalla grande M gialla a stelle e strisce, rea di offrire a tutti, in tutto il mondo, lo stesso identico panino, che riempie, gonfia, sfama in pochi minuti - salvo poi lasciare un grande senso di vuoto poco dopo - ho apprezzato, in gioventù, i fasti del Burghy di piazza San Babila, e dei Mc successivi. Poi, in grazia di non so quale santo, sono stato folgorato sulla via di Damasco, e ho giurato di non mettere mai più piede in postacci del genere, salvo qualche capatina da Burger King, anni luce superiore, o ancora meglio da Luini, paladino del panzerotto meneghino.
Al di là di questo, tabula rasa sui fast food. Un panino al prosciutto, in apparenza più triste e quasi in pensione di uno straripante cheeseburger, dà in realtà molto più soddisfazione, oltre ad essere, neanche a dirlo, molto più sano.
E così succede che qualche giorno fa, cercando di mascherare ignobilmente gli echi del V-Day, i TG e i quotidiani d'Italia abbiano lanciato l'allarme contro i fast food e il "mangiar male" in generale, dicendo che sì, è vero, siamo noi italiani che teniamo alta la bandiera della dieta mediterranea, ma in fondo siamo dei patacca, e quindi preferiamo imbottirci di schifezze protoammeregane, e quindi giù di hamburger e tristezze varie.
Ora, io ero un fan della prima ora di McDonald's, va detto. Mi pento e mi batto il petto. Illuminato dalla grande M gialla a stelle e strisce, rea di offrire a tutti, in tutto il mondo, lo stesso identico panino, che riempie, gonfia, sfama in pochi minuti - salvo poi lasciare un grande senso di vuoto poco dopo - ho apprezzato, in gioventù, i fasti del Burghy di piazza San Babila, e dei Mc successivi. Poi, in grazia di non so quale santo, sono stato folgorato sulla via di Damasco, e ho giurato di non mettere mai più piede in postacci del genere, salvo qualche capatina da Burger King, anni luce superiore, o ancora meglio da Luini, paladino del panzerotto meneghino.
Al di là di questo, tabula rasa sui fast food. Un panino al prosciutto, in apparenza più triste e quasi in pensione di uno straripante cheeseburger, dà in realtà molto più soddisfazione, oltre ad essere, neanche a dirlo, molto più sano.
E succede anche che un comico (ma ormai definirlo solo tale è oltraggiosamente riduttivo) scenda in piazza e si porti dietro milioni di persone in tutto il mondo, difendendo il baluardo di tre semplici, piccole, enormi proposte: 1. No ai parlamentari condannati. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale.
2. Due legislature. No ai parlamentari di professione da venti e trent'anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente. 3. Elezione diretta. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
In un Paese civile, non ci vedrei niente di assurdo, anzi. Ma siamo in Italia, e allora giù di politici che sentono bruciare la seggiola e quindi si lamentano o minimizzano la manifestazione, mentre le principali testate giornalistiche si imbizzarriscono e ne parlano a più non posso.
In questi scampoli d'estate, succede anche che, per l'ennesima volta, i nostri beneamati politici si azzuffino per le poltrone del Consiglio di Amministrazione Rai, vadano tronfi in Senato per porre fine alla querelle e il buon Clemente Mastella, palesemente confuso sul proprio schieramento d'appartenenza, decida di non appoggiare l'Unione (unita più che mai, che dire). Sudori freddi colano sulla fronte già aggrottata del Mortadella, quand'ecco che Storace, onde farsi bello e dimostrare ai vecchi camerata di aver ancora qualche (discutibilissimo) asso nella manica, salva capra e cavoli, offrendo il suo aiuto al Curato Bonario. Morale della favola: nulla di fatto, sinistra in crisi e sussurri di un ritorno alle urne non troppo lontano.
E infine, a Salsomaggiore Terme, dove dovrebbero regnare tranquillità, bellezza e, al limite, qualche piccola scaramuccia sulle varie nuances di rossetto da spartire tra le Miss, succede invece che il quasi centenario Mike Bongiorno, troppo preso dall'ansia di imitare le ben conosciute gags di Fiorello, perda un tempo eccessivo a scherzare proprio con il mattatore siciliano, facendo inviperire colei che lo avrebbe affiancato nella conduzione delle lunghe serate di Miss Italia, Loretta Goggi. Al che la Goggi si altera, piange, tira calci e pugni, esce sul palco brillante e tranquilla nel suo tailleur nero, saluta tutti, dice chiaro e tondo a Mike di non aver gradito, e se ne va.
La serata prosegue, e solo - pare - le parole del marito la convincono a tornare - torva, per carità - in scena. Ma preferisco pensare che in realtà siano state le minacce di dover pagare una salata penale, oppure un piccolo rialzo del cachet, da parte di quel gran furbastro di Del Noce. Con la Rai già messa così male, meglio non rischiare la poltrona adesso.
2. Due legislature. No ai parlamentari di professione da venti e trent'anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente. 3. Elezione diretta. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
In un Paese civile, non ci vedrei niente di assurdo, anzi. Ma siamo in Italia, e allora giù di politici che sentono bruciare la seggiola e quindi si lamentano o minimizzano la manifestazione, mentre le principali testate giornalistiche si imbizzarriscono e ne parlano a più non posso.
In questi scampoli d'estate, succede anche che, per l'ennesima volta, i nostri beneamati politici si azzuffino per le poltrone del Consiglio di Amministrazione Rai, vadano tronfi in Senato per porre fine alla querelle e il buon Clemente Mastella, palesemente confuso sul proprio schieramento d'appartenenza, decida di non appoggiare l'Unione (unita più che mai, che dire). Sudori freddi colano sulla fronte già aggrottata del Mortadella, quand'ecco che Storace, onde farsi bello e dimostrare ai vecchi camerata di aver ancora qualche (discutibilissimo) asso nella manica, salva capra e cavoli, offrendo il suo aiuto al Curato Bonario. Morale della favola: nulla di fatto, sinistra in crisi e sussurri di un ritorno alle urne non troppo lontano.
E infine, a Salsomaggiore Terme, dove dovrebbero regnare tranquillità, bellezza e, al limite, qualche piccola scaramuccia sulle varie nuances di rossetto da spartire tra le Miss, succede invece che il quasi centenario Mike Bongiorno, troppo preso dall'ansia di imitare le ben conosciute gags di Fiorello, perda un tempo eccessivo a scherzare proprio con il mattatore siciliano, facendo inviperire colei che lo avrebbe affiancato nella conduzione delle lunghe serate di Miss Italia, Loretta Goggi. Al che la Goggi si altera, piange, tira calci e pugni, esce sul palco brillante e tranquilla nel suo tailleur nero, saluta tutti, dice chiaro e tondo a Mike di non aver gradito, e se ne va.
La serata prosegue, e solo - pare - le parole del marito la convincono a tornare - torva, per carità - in scena. Ma preferisco pensare che in realtà siano state le minacce di dover pagare una salata penale, oppure un piccolo rialzo del cachet, da parte di quel gran furbastro di Del Noce. Con la Rai già messa così male, meglio non rischiare la poltrona adesso.