Con una cerimonia imponente quanto quella di apertura, oggi si sono chiuse le Olimpiadi di Beijing, e c'è già chi vuol dare le pagelle: organizzazione perfetta, campanilismo peggiore di quello di Berlino 1936, giudici di parte, medaglie eque... Non saprei dare un giudizio degno di questo nome, quindi evito di mettere bocca.
Per quanto mi riguarda, si era parlato così tanto di questi Giochi nelle settimane che hanno preceduto l'apertura, che non ne volevo più sapere di atletica, nuoto, salti, tuffi, corse e via dicendo.
Ma poi, tra le chiacchere con gli amici e l'apparente immobilità di questo agosto, mi sono (almeno un pochino) fatto prendere, e ho cominciato a guardare qualche gara: la grande avventura di Michael Phelps, con i suoi 8 ori; la delusione e poi la vittoria di Federica Pellegrini; le nefandezze (sono sembrate talmente palesi a me, ignorante in materia, che mi permetto di giudicare) dei giudici negli anelli individuali maschili; i record e i balletti di Usaim Bolt, l'uomo più veloce del mondo; l'impresa di Josefa Idem, alla sua settima partecipazione alle Olimpiadi. Questi solo per dirne alcuni, poi ho buttato l'occhio anche su qualche altra specialità, senza esagerare ma sempre con un discreto interesse.
E ora, cosa rimane? Un medagliere pieno di numeri, critiche e plausi, foto e video, e quattro anni di attesa per Londra 2012.
E un pensiero, per non sbagliare, per De Coubertin.