Siamo veramente il Paese di Pulcinella.
Sgombro il campo da dubbi, non sono omofobo ma al tempo stesso non sono uno di quegli ipocriti che dicono "ho un sacco di amici gay simpaticissimi". Ne conosco, come tutti, e sono persone normali, alcuni più simpatici, altri meno interessanti, nè più nè meno.
Però, quando ogni due per tre vedo (e sento) che in Italia c'è qualcuno che deve dire la sua, nascondendosi dietro a un dito e negando che siamo un Paese palesemente omofobo e retrogrado, mi viene un certo prurito alle mani. L'ultimo esempio, sotto gli occhi di tutti, la canzone di Povia a Sanremo, Luca era gay, inquietante seconda classificata del Festival, e premiata pure dalla stampa. Un testo agghiacciante, un significato recondito da far accapponare una pelle, roba che se si incontra Povia per strada per strada viene soltanto voglia di prenderlo a sberle, e poi vediamo se non è lui a fare oh dal male.
Ma la cosa peggiore è che sono abbastanza sicuro del fatto che sia l'italietta che lo ha premiato con il televoto che i giornalisti genuflessi ad adorarlo (non tutti, va detto) si sono comportati così per pulirsi la coscienza in qualche modo, per dire che no, non è vero, a me i gay stanno simpatici, ho un sacco di amici gay, sono sensibili, sì sì, ma poi se tuo figlio dovesse essere omosessuale apriti cielo.
Gli unici a uscire a testa alta da un cul de sac mediatico e ipocrita sono quelli della Gialappa's, che hanno chiesto ai cantanti di andare in scena con un adesivo a forma di triangolino rosa, contro ogni sorta di discriminazione sessuale. Renga, Afterhours e altri hanno aderito, ma c'è purtroppo chi ha detto no, e ci mancava soltanto che si tatuasse in fronte "a me i culattoni fanno schifo". Che italietta.
E nel frattempo, visto che qui si va a mode, adesso è tutto un fiorire di romeni (o rumeni, fate voi) buoni e romeni cattivi: prima stuprano, poi non è vero, poi rubano, poi aprono centri commerciali a roma, poi delinquono, poi si fanno perdonare, e si ricomincia. E, visto che noi, che già non siamo omofobi, vogliamo anche dimostrare che siamo anche i migliori amici di ogni immigrato, anche clandestino, giù di interviste e servizi televisivi, a mettere in scena una realtà inesistente in cui tutto finisce a tarallucci e vino, e anzi, quasi quasi siamo noi italiani che siamo cattivi con gli extracomunitari, e dovremmo vergognarci. Che italietta.
E poi ci lamentiamo, va.
Sgombro il campo da dubbi, non sono omofobo ma al tempo stesso non sono uno di quegli ipocriti che dicono "ho un sacco di amici gay simpaticissimi". Ne conosco, come tutti, e sono persone normali, alcuni più simpatici, altri meno interessanti, nè più nè meno.
Però, quando ogni due per tre vedo (e sento) che in Italia c'è qualcuno che deve dire la sua, nascondendosi dietro a un dito e negando che siamo un Paese palesemente omofobo e retrogrado, mi viene un certo prurito alle mani. L'ultimo esempio, sotto gli occhi di tutti, la canzone di Povia a Sanremo, Luca era gay, inquietante seconda classificata del Festival, e premiata pure dalla stampa. Un testo agghiacciante, un significato recondito da far accapponare una pelle, roba che se si incontra Povia per strada per strada viene soltanto voglia di prenderlo a sberle, e poi vediamo se non è lui a fare oh dal male.
Ma la cosa peggiore è che sono abbastanza sicuro del fatto che sia l'italietta che lo ha premiato con il televoto che i giornalisti genuflessi ad adorarlo (non tutti, va detto) si sono comportati così per pulirsi la coscienza in qualche modo, per dire che no, non è vero, a me i gay stanno simpatici, ho un sacco di amici gay, sono sensibili, sì sì, ma poi se tuo figlio dovesse essere omosessuale apriti cielo.
Gli unici a uscire a testa alta da un cul de sac mediatico e ipocrita sono quelli della Gialappa's, che hanno chiesto ai cantanti di andare in scena con un adesivo a forma di triangolino rosa, contro ogni sorta di discriminazione sessuale. Renga, Afterhours e altri hanno aderito, ma c'è purtroppo chi ha detto no, e ci mancava soltanto che si tatuasse in fronte "a me i culattoni fanno schifo". Che italietta.
E nel frattempo, visto che qui si va a mode, adesso è tutto un fiorire di romeni (o rumeni, fate voi) buoni e romeni cattivi: prima stuprano, poi non è vero, poi rubano, poi aprono centri commerciali a roma, poi delinquono, poi si fanno perdonare, e si ricomincia. E, visto che noi, che già non siamo omofobi, vogliamo anche dimostrare che siamo anche i migliori amici di ogni immigrato, anche clandestino, giù di interviste e servizi televisivi, a mettere in scena una realtà inesistente in cui tutto finisce a tarallucci e vino, e anzi, quasi quasi siamo noi italiani che siamo cattivi con gli extracomunitari, e dovremmo vergognarci. Che italietta.
E poi ci lamentiamo, va.
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