martedì 3 luglio 2012

Cosa rimane

Domenica sono finiti gli Europei di calcio 2012, e sappiamo tutti come.

Il torneo, fin dall'inizio, non mi ha esaltato e mi ha convinto poco, tant'è che non ho nemmeno visto le prime due partite dell'Italia.

Ero convinto che saremmo usciti con l'Inghilterra prima e con la Germania poi.

Certo, mi spiace che alla fine, dopo essere arrivati in fondo, si sia usciti con un risultato così pesante, ma d'altra parte va detto che se mai avessimo vinto, quello lì sarebbe tornato a casa come un eroe nazionale, quindi da un certo punto di vista meglio così.

Quindi, cosa rimane?

- un grande portiere, un buon capitano, Gigi Buffon, che poco o niente ha potuto sui gol subiti;
- molti giocatori troppo stanchi, massacrati da un calendario (campionato e coppe) affollatissimo;
- un attaccante a mezzo servizio (Cassano), che in finale forse avrebbe meritato di giocare qualche minuto in più;
- un attaccante sopravvalutato, poco più che mediocre, annichilito dalla difesa spagnola, e finalmente ridimensionato;
- un allenatore che ci ha creduto, ma che ha perso anche punti con frasi tipo "cambiare i giocatori in campo sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di chi ci ha portato in finale";
- un presidente del Consiglio che, mah, sembrava impagliato;
- un'Italia che è sempre pronta a salire sul carro del vincitore;
- l'immagine di quello lì, con la sua cresta bionda da imbecille, che dà il pallone autografato (dagli altri, che lui mica sa scrivere) a Eritreo Cazzulati, con le solite frasi retoriche di circostanza;
- i soliti caroselli, smorzati però dal risultato domenicale.

E praticamente basta. Ci ricorderemo a lungo di questi Europei? Non credo, nessun giocatore si è distinto in modo particolare, nessuna partita è stata epica, nessun risultato così inaspettato.

Vedremo in Brasile, tra un paio d'anni.

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