giovedì 25 luglio 2013

Springsteen & I (postilla)

Perchè mica era finita qui.

Ho scoperto che non solo i cinema italici ci hanno spillato 10 euro per lo spettacolo solitamente scontato del lunedì, ma ci hanno pure tagliato la parte finale di Springsteen & I. Evidentemente avevano fretta di andare a casa.

Meno male che c'è internet, va.


E per chi avesse ancora qualche dubbio, leggete qui cosa ne pensa l'amico Cala, che ne sa.

martedì 23 luglio 2013

Springsteen & I

Ieri sera sono andato al cinema, a vedere Springsteen & I.

E aggiungo subito, mentre di solito (e anche per gli altri spettacoli) il lunedì sera si paga 6,50 euri, questo invece ne costava 10. E vabè.

Sala praticamente vuota, pochissimi fan, molti ragazzini che neanche sanno chi sia il rocker del Jersey, qualche anzianotto, e basta. E vabè.

Senza star tanto lì a girarci intorno, il film/documentario merita la sufficienza in pagella? Non lo so, nel caso è un 6 proprio tirato.

Perchè se da una parte è vero che sembra (sembra, ovvio, perchè se c'è Ridley Scott a produrre sembra e basta) un prodotto quasi artigianale, una serie di video fatti dai fan in giro per il mondo, dall'altra risulta abbastanza noioso, piatto e banale, con pochissime storie a essere davvero degne di nota.

C'è tutta la storia dell'Elvis di Philadelphia, il tizio che sale sul palco e canta con Bruce prima All Shook Up e poi Blue Suede Shoes, e ok.

C'è la laureata con tanto di master che fa la camionista in giro per l'Arizona e ascolta Nebraska, e ok.

C'è il tizio che è stato lasciato dalla ragazza (quello del video in fondo) che si prende un abbraccio da Bruce, e ok.

C'è la coppia di (credo) inglesi, dove lei trascina lui in giro per il mondo a vedere Springsteen, e a lui di Springsteen non gliene frega niente e si lamenta che i concerti sono troppo lunghi, e ok.

C'è l'operaio inglese che racconta la sua avventura al Madison Square Garden, e ok.

C'è il ragazzo danese che (credo) lavora allo stadio, che racconta (ingarbugliandosi con le date) di quando ha registrato il concerto del Tunnel Of Love Express Tour sul suo walkman, ma che poi sporca un po' tutto con la favola di Blood Brothers suonata a Copenhagen nel Reunion Tour (cosa mai successa).

Ma poi, direi, basta.

Perchè ci sono dei video per niente spontanei, provati e riprovati più volte per "venire bene davanti alla telecamera", ci sono dei personaggi che definire casi umani è un eufemismo mentre altri non lasciano proprio niente, c'è quella, immancabile, che "eh, voi che non lo avete visto nei piccoli club non potete capire", quella che dice che Red Headed Woman è una bellissima canzone d'amore, e un sacco di altri bla bla bla, che raccontano, di fatto, l'adorazione di una generazione abbastanza ristretta per Bruce Springsteen, ma senza scavare più di tanto in profondità, e lasciando molto ai margini tutti i fan non americani.

Poi ci sono spezzoni di concerto, tutta roba già vista su dvd o youtube, discretamente (ma non di più) montata.

E poi, dopo i circa 80 minuti di documentario, c'è un'altra mezz'ora con qualche canzone dal concerto di Londra dello scorso anno, le stesse cose mandate in onda dalla tv britannica (credo) e circolate già ampiamente su internet nei mesi passati.

Ora, perchè sono qui a criticare? Perchè se un concerto di Springsteen può essere visto in modo diametralmente diverso da un fan della prima ora e da un neofita, un film/documentario dove i fan di Springsteen parlano di perchè amano Springsteen intervallati da spezzoni di concerto di Springsteen e con alla fine qualche canzone dal vivo recente di Springsteen, bè, direi che il target è abbastanza ristretto, e lì non ti puoi permettere di abbozzare.

Immagino che il materiale da cui pescare fosse più che abbondante, e il web è strapieno di "materiale d'archivio" da cui recuperare spezzoni live di ogni tipo e epoca.

E con tutto questo, il prodotto che ne è venuto fuori - ripeto, a firma Ridley Scott - è mediocre, e non rende giustizia alla bella idea di partenza.

Leggo ora che Springsteen & I passerà su Sky in autunno e poi verrà pubblicato in dvd a Natale.

Fate voi.

lunedì 22 luglio 2013

Passaggio

No, non sorpasso. Passaggio.

Partiamo dalle cose importanti: Valentino Rossi non è finito. Valentino Rossi continua a essere il più grande di tutti, soprattutto se si tiene conto che ha buttato via due anni con la Ducati, che ha avuto problemi fisici e che è uno dei vecchietti sulla griglia di partenza. Ma non ci sono scuse: Valentino Rossi continua a essere il più grande di tutti, e basta.

Solo che sulla sua strada ha trovato Marc Marquez, un predestinato, un campione vero, che potrebbe vincere in carriera come e più di Valentino. Saltando una generazione di piloti.

Sì, perchè i piloti della generazione di Rossi li ha battuti il Dottore stesso, dandogli una gran paga. Quelli di poco più giovani, anche, o perchè non si sono mai imposti davvero (vedi Pedrosa e altri), o perchè semplicemente Valentino era più forte. Sì, anche di Stoner, e chiudo qui il discorso.

Ieri Marc Marquez ha sorpassato Valentino al cavatappi di Laguna Seca, lo stesso punto in cui Rossi anni fa aveva passato Stoner. C'era poco da resistere, lo spagnolo ne aveva di più e lo avrebbe comunque passato qualche curva dopo, inutile rischiare di buttare via punti e podio.

Ma in quel momento, in quel sorpasso, c'è stato un vero e proprio passaggio di consegne, Valentino ha passato il testimone a Marc, e adesso tocca a lui.

Ovvio, ogni volta che potrà il Dottore gli metterà le ruote davanti, ma ormai ha trovato un erede.

E va bene così.

domenica 14 luglio 2013

Carroponte (Glen Hansard) e piazza (Cisco)

Sabato scorso ero al Carroponte, a Sesto San Giovanni, per vedere Glen Hansard e la sua band.

Per chi non lo sapesse, il Carroponte è una delle location più belle per la musica dal vivo all'aperto nel milanese, ben organizzato e ben gestito. Glen Hansard, invece, è il ricciolone rosso sulla locandina di The Committments, che dopo il film non ha mai smesso di fare musica, e di farla dannatamente bene.

Mentre la band sta salendo sul palco, Glen compare in mezzo al pubblico, berretto di lana in testa e chitarra in braccio, e tira fuori dal cilindro una Say It To Me Now unplugged, per poi unirsi ai suoi musicisti e andare avanti per tre ore abbondanti di ottima musica, percorrendo tutto il suo cammino musicale (dai Frames agli Swell Season all'esperienza solista, con perle come Fitzcarraldo, Talking To The Wolves, High Hope e molte altre, fino alla parte finale del concerto, quando riappare sul palco Lisa Harrigan (che aveva aperto per Hansard con un set di poco più di mezz'ora) per un paio di duetti, tra cui l'immancabile Falling Slowly, particolarmente intensa.

Arrivano sul palco anche un paio di bottiglie di Jameson, e è il momento del moderno traditional irlandese The Auld Triangle, su cui tutti i musicisti (ma anche tecnici, roadie e via dicendo) cantano una strofa, e tutto il pubblico partecipa al ritornello, dieci minuti e più di musica e divertimento.

Ma non è ancora finita: a microfoni spenti, è la volta di Passing Through (Pete Seeger prima e Leonard Cohen poi). La voglia di suonare e di stare tra la gente è ancora tanta, Glen e tutta la band suonano prima a bordo palco, poi scendono tra il pubblico, e poi ancora, si spostano sull'altro palco (buio e ovviamente non amplificato) del Carroponte, continuando senza sosta, voce, chitarre, ottoni, archi e tutto il resto.

Mezzanotte è passata da un pezzo, ma c'è ancora tanta musica.

Venerdì invece ero a Alice Castello, in piazza, per il concerto di Cisco.

Se Alice Castello è un buco di paese tra Vercelli e Biella, Cisco invece è stato per anni la colonna portante dei Modena City Ramblers, per poi lasciare la formazione nel 2005 per dedicarsi all'avventura solista.
In queste settimane Cisco porta in giro il suo tour "Indietro Popolo", in cui ripercorre, cronologicamente al contrario, la sua storia musicale, quella dei MCR e un po' anche quella dell'Italia.
I primi pezzi hanno un suono più vicino all'America Latina, Come Se Il Mondo, Onda Granda, La Lunga Notte e poi La Dolce Vita a farla da padroni, ma tutto cambia quando cisco appoggia la chitarra e imbraccia il bodhran, per regalare una I 100 Passi eccezionale, cantata a squarciagola da tutto il pubblico. Da lì in poi sarà una lunga cavalcata attraverso i pezzi storici dei Modena, da Transamerika alla Banda del Sogno Interrotto a Clan Banlieue e tante altre.

Prima dei bis c'è una piccola pausa, e dal pubblico si leva bella e potente Bella Ciao, che richiama sul palco i musicisti (due chitarre, batteria, contrabbasso, violino e tromba), che eseguono ancora In Un Giorno Di Pioggia, Quarant'anni, A M'In Ceva Un Caz e una Bella Ciao elettrica e cattiva, per poi chiudere con la bellissima Ninnananna.

Sembra tutto finito, è già partito il cd con Wild Rover, ma poi Cisco ci ripensa, richiama i suoi sul palco e mette davvero la parola fine alla serata con Contessa, come è giusto che sia.

Un'altra grande serata, un gran suono, della gran musica.

Come vedete, ho parlato del Carroponte e della piazza di un paesino, non dei grandi stadi di Roma o Milano. Perchè in fondo alle volte chissenefrega dei grandi nomi o degli articoli sui giornali, la musica vera è anche quella più vicina a noi.