martedì 5 novembre 2013

Dylan

Domenica sera sono andato a vedere Bob Dylan al Teatro degli Arcimboldi, a Milano.

Qualche ora prima, distrattamente, avevo letto feroci critiche negative su giornali e internet: gente che dichiarava di essersene andata a metà spettacolo, persone deluse, insulti e via dicendo.

Ora, premettendo che sono abbastanza sicuro che quelle stesse persone agli Arcimboldi non hanno mai messo piede, e che quindi scrivevano solo perchè non avevano di meglio da fare la domenica mattina.
E premettendo anche che buona parte delle recensioni live dei maggiori quotidiani nazionali è tremenda, pressapochistica, di parte e ignorante.

Se vai a vedere Dylan devi sapere a cosa stai andando incontro.

Se ti aspetti una carrellata di greatest hits, con gli arrangiamenti originati, una sfilza di Highway 61, Masters Of War, The Times They Are A-Changin' e via dicendo, con Dylan a sferzare la sua Stratocaster dall'inizio alla fine, bè, hai sbagliato tutto.

Se vai a vedere Dylan devi aspettarti una scaletta standard, con cambiamenti minimi (una canzone?) da una sera all'altra, ma è anche vero che, complice il costo del biglietto, sarà difficile seguire tutto un tour.
Se vai a vedere Dylan non devi aspettarti nessuna interazione con il pubblico.
Se vai a vedere Dylan non ti basta neanche sfogliare tutto il suo canzoniere, perchè spesso ripesca pezzi dimenticati e polverosi.
Se vai a vedere Dylan e vuoi riconoscere le canzoni devi stare attentissimo al testo, perchè gli arrangiamenti sono diversi, strani, imprevedibili.
Se vai a vedere Dylan devi prepararti - almeno nei teatri - ad avere intorno parte dell'intellighentia cittadina, che il più delle volte è lì solo per criticarlo, prima di aver sentito una singola nota.
Se vai a vedere Dylan devi aspettarti che le file al bagno siano piuttosto lunghe, e sì, anche quelle degli ometti, che la prostata è sempre in agguato.
Se vai a vedere Dylan devi sperare di non accendere un mutuo. Per un solo concerto.
Se vai a vedere Dylan - sempre in teatro - vedrai maschere non troppo competenti rimproverare i pochi facinorosi che lasciano la loro poltrona e tentano un assalto alle transenne.
Se vai a vedere Dylan vedrai che le transenne hanno lo scopo di tenere lontano il pubblico dal palco.

Se vai a vedere Dylan devi mettere in conto che potresti anche uscirne deluso.

Detto questo, il concerto di domenica sera è stato un signor concerto.
Un solo cambio rispetto alla serata precedente (Visions Of Johanna al posto di Desolation Row, nello slot che la sera dopo è andato a A Hard Rain's A-Gotta Fall), un intervallo troppo lungo (20 minuti) tra la prima e la seconda parte, chiusura con All Along The Watchtower riconoscibile dai primi tre accordi schitarrati e poi Blowin' In The Wind, band di professionisti laminati che fanno il loro senza una sbavatura.
E poi, Bob.
In piedi per tutto lo show, diviso tra microfono, armonica e pianoforte (no, la chitarra non la suona quasi più), ha addirittura detto "grazie" (più qualche altra parola masticata e incomprensibile) prima dell'intervallo, non ha presentato la band, si è dato al pubblico - in piedi sui bis, tutti davanti, con buona pace di chi aveva sborsato 245 euro per essere in prima fila - per circa un minuto prima di sparire in camerino.

Everybody is making love, or else expecting rain, aveva cantato la sera prima.

Ci può essere un riassunto migliore?

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