venerdì 18 aprile 2014

Cibo

Ultimamente si sente molto parlare di cibo, forse troppo.

Un po' perchè ormai la televisione straripa di programma di cucina e affini, un po' perchè - diretta conseguenza - gli istituti alberghieri continuano a fare il pieno di iscritti, un po' perchè in Italia, oltre che allenatori, siamo tutti cuochi, e via così.

Sgombro il campo da dubbi: per me, chi si professa vegano per moda, o mangia quelle porcherie di bistecchine di soia, seitan o quello che è, alla fine si intristisce nelle sue convinzioni. Che poi, per ottenere un hamburger da un fagiolo, ci sarà ben di mezzo un processo chimico che ha ben poco di sano, no?

Sto leggendo il libro di Novak Djokovic, Serve To Win (Punto Vincente, credo, il titolo italiano), meno di duecento pagine in cui il tennista spiega come il cambio radicale di alimentazione gli abbia cambiato anche la resa in campo, oltre che la vita di tutti i giorni: abituato a ingozzarsi delle pizze preparate nel chiosco di famiglia, e ingurgitando quindi lievito farina e latticini a pioggia, in un qualche momento della sua vita Nole ha sviluppato una sorta di intolleranza a glutine e lattosio. Tolti questi dalla sua dieta, pare che i benefici siano tuttora incredibili, e di fatto il libro è un invito - o una sfida - a provare la sua dieta per due settimane, per sperimentarne appunto i lati positivi.
Ora, va detto, è una dieta triste, in cui non si può sgarrare e non ci si può nemmeno sognare un cioccolatino, figuriamoci una pizza o una sacrosanta pasta al pomodoro.
Ma quello che mi incuriosisce, e che magari mi spingerà davvero all'esperimento, è il fatto - banale, s'intende - che, dopo le famigerate due settimane senza alcun tipo di glutine, provando a mangiare anche solo un panino o un pugno di pasta, il corpo potrebbe reagire male.
E se così fosse, vorrebbe dire solo che non è più abituato (ma dopo trent'anni a mangiare pasta, pane o altri cereali almeno una volta al giorno, mi sembra difficile), o invece che il corpo per primo trae dei benefici dall'assenza del glutine, e quindi in fondo questo non fa così bene?
Non sto parlando di celiachia, ma di una persona normale, abituata a una dieta mediterranea, in cui ovviamente i cereali sono padroni. Teniamo presente che, a meno di miracoli, tutto il glutine che assumiamo ha ben poco di naturale, il grano che viene coltivato per passare poi all'industria agroalimentare è quasi sempre OGM, per garantire la massima resa dai raccolti, e, in parole povere, perchè chi vende guadagni di più.

Detto questo, l'altra sera ho visto un servizio delle Iene, in cui si diceva come un'alimentazione "alternativa" aiutasse a sconfiggere (non a prevenire, proprio a debellare) il cancro, con un paio di testimonianze mediche di fatto inspiegabili ma reali. In pratica, questa dieta abolirebbe ogni proteina animale, preferendo verdure (bio) e cereali integrali.
Naturalmente è un'alimentazione quasi opposta a quella di Djokovic, ma rimane il punto di fondo che la maggior parte della carne - e del pesce - che mangiamo proviene da allevamenti i cui foraggi sono OGM (più erba riesco a produrre, più animali nutro, più guadagno), e si torna quindi al discorso di prima.

Intendiamoci, non mi sto schierando contro le multinazionali (ho un amico che non mangia o beve nulla che sia prodotto dalla Nestlè, rispetto la sua scelta ma non lo farei mai), ma rimane il fatto che forse bisognerebbe fare un po' più di attenzione a quello che mangiamo e, se possibile, spendere due soldi in più e mangiare un po' più sano.

In fondo, siamo quello che mangiamo, no?

Nessun commento: