Come ormai tutti saprete, ieri si è consumata quella nefanda tristezza della merenda (come altro chiamarla? comizio no, girotondo no, assemblea no...) di Di Pietro, nel bel mezzo di Piazza Navona, mica sul lido di Ostia.
Tonino (con un'orrida camicia bianca che gli permetteva di sfoggiare il fisico scolpito) si è quindi unito ai suoi compagni di merende Travaglio, Guzzanti, Grillo (al telefono, probabilmente aveva di meglio da fare che perdere tempo a Roma) e compagnia cantante.
Tutti insieme, con uno sforzo di cervello evidentemente devastante, hanno trasformato quella che poteva essere una - rispettabile, anche se non condivisibile - manifestazione di dissenso in un baraccone, una goliardata sfuggita di mano, un qualcosa di grottesco, brutto, inutile e di cattivo gusto.
Povero, Tonino. Lui, che dice di mettere apposta errori di italiano e grammatica nei suoi discorsi, perchè sì, perchè così risulta più simpatico alla folla, non ce l'ha fatta. Non ce l'ha fatta a mantenere una linea critica ma al tempo stesso pacata e credibile, mandando all'aria la merenda di ieri e beccandosi ingiurie, critiche, cazziatoni e via dicendo quasi da ogni forza politica.
Sono il primo a difendere l'ironia sulla politica, perchè è giusto che sia così, come è giusto che la satira (quella buona, e ormai ne è rimasta poca) abbia il suo spazio sulle tv come sui giornali. Ma non sono certo il primo a dire che cose di cattivo gusto come quelle che ha sputato fuori ieri la Guzzanti vanno al di là di ogni schieramento, al di là di ogni cervello e intelligenza, vanno al di là e basta.
Oltre al fatto che sono trovate di basso rango. Sono venute fuori le intercettazioni di presunte raccomandazioni del Silvio, ok, tutti d'accordo. Ed ecco che la Guzzanti non trova di meglio da fare che intonare una canzoncina da osteria mettendoci dentro lo stesso Silvio impegnato in turpi attività con Mara Carfagna, senza lesinare su particolari più o meno bollenti. Ovvio che Mara l'abbia querelata seduta stante, ci mancherebbe altro.
Ma come se non bastasse questo, la Guzzanti se l'è presa pure col Papa, dicendo nefandezze che preferisco non riportare, non tanto perchè il Pontefice mi stia particolarmente simpatico, ma perchè penso che ci sia un limite da non superare, e qui invece, come si dice in buon italiano, si è abbondantemente pisciato fuori dal vaso.
Spero solo che il nostro amico Benedetto XVI non sporga querela, non si abbassi al livello di Guzzanti, Travaglio, Di Pietro, Vanni e Pacciani. Non c'è problema. Basta sibilare qualche parolina all'orecchio delle fide Guardie Svizzere, che vadano a dare una bella mazzolata notturna a quel branco di debosciati.
E poi vedremo, chi ride ancora.
Tonino (con un'orrida camicia bianca che gli permetteva di sfoggiare il fisico scolpito) si è quindi unito ai suoi compagni di merende Travaglio, Guzzanti, Grillo (al telefono, probabilmente aveva di meglio da fare che perdere tempo a Roma) e compagnia cantante.
Tutti insieme, con uno sforzo di cervello evidentemente devastante, hanno trasformato quella che poteva essere una - rispettabile, anche se non condivisibile - manifestazione di dissenso in un baraccone, una goliardata sfuggita di mano, un qualcosa di grottesco, brutto, inutile e di cattivo gusto.
Povero, Tonino. Lui, che dice di mettere apposta errori di italiano e grammatica nei suoi discorsi, perchè sì, perchè così risulta più simpatico alla folla, non ce l'ha fatta. Non ce l'ha fatta a mantenere una linea critica ma al tempo stesso pacata e credibile, mandando all'aria la merenda di ieri e beccandosi ingiurie, critiche, cazziatoni e via dicendo quasi da ogni forza politica.
Sono il primo a difendere l'ironia sulla politica, perchè è giusto che sia così, come è giusto che la satira (quella buona, e ormai ne è rimasta poca) abbia il suo spazio sulle tv come sui giornali. Ma non sono certo il primo a dire che cose di cattivo gusto come quelle che ha sputato fuori ieri la Guzzanti vanno al di là di ogni schieramento, al di là di ogni cervello e intelligenza, vanno al di là e basta.
Oltre al fatto che sono trovate di basso rango. Sono venute fuori le intercettazioni di presunte raccomandazioni del Silvio, ok, tutti d'accordo. Ed ecco che la Guzzanti non trova di meglio da fare che intonare una canzoncina da osteria mettendoci dentro lo stesso Silvio impegnato in turpi attività con Mara Carfagna, senza lesinare su particolari più o meno bollenti. Ovvio che Mara l'abbia querelata seduta stante, ci mancherebbe altro.
Ma come se non bastasse questo, la Guzzanti se l'è presa pure col Papa, dicendo nefandezze che preferisco non riportare, non tanto perchè il Pontefice mi stia particolarmente simpatico, ma perchè penso che ci sia un limite da non superare, e qui invece, come si dice in buon italiano, si è abbondantemente pisciato fuori dal vaso.
Spero solo che il nostro amico Benedetto XVI non sporga querela, non si abbassi al livello di Guzzanti, Travaglio, Di Pietro, Vanni e Pacciani. Non c'è problema. Basta sibilare qualche parolina all'orecchio delle fide Guardie Svizzere, che vadano a dare una bella mazzolata notturna a quel branco di debosciati.
E poi vedremo, chi ride ancora.
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