sabato 27 novembre 2010

Sul tetto del mondo


Sarà perchè sono un appassionato di sigari (toscani, ma non solo) anch'io, ma dopo che il buon Bersani, paglia tra i denti, si è issato sul tetto della Sapienza di Roma, da anonimo quale mi sembrava, mi è sembrato di colpo più simpatico.

Sarà un caso che il Silvio nazionale, imbolsito, gonfio, con i capelli finti e tutto il resto, mi stia invece sempre più antipatico? Mah, non so mica.

Detto questo, non voglio entrare nel merito della storia della riforma universitaria, ma solo sottolinearne un passaggio: secondo l'infausto documento, ai professori migliori andrebbe una mensilità premio in più.

Fermiamoci un attimo a riflettere su cosa possa significare essere migliori. Si terrà forse conto della preparazione e formazione del docente? Certo che no, perchè questo vorrebbe dire valutarne il curriculum e procedere con il bilancino a tutta una serie di ragionamenti complessi e probabilmente inconcludenti.

E allora toccherebbe procedere con una qualche valutazione, ma secondo quale metro? Ci può essere un professore di Diritto Privato migliore di uno di Semiologia? Si scontreranno Filologia Romanza e Storia Antica? E soprattutto, a chi verrà in messo in mano il potere di valutare il docente?

Una risposta sensata darebbe il potere agli studenti, ma anche lì, saremmo daccapo: quanti voterebbero il professore più preparato e in grado di trasmettere passione e sapere, a scapito invece di quello che ha poca voglia di insegnare, ma che fa poi passare tutti all'esame con la media del 30?

Insomma, l'idea è pessima e fa acqua da tutte le parti, senza contare il fatto che inevitabilmente porterebbe a una competizione tra docenti per qualche euro in più di stipendio, invece di metterli in condizioni di svolgere il loro mestiere nel migliore dei modi.

Tutto male, tutto male.

venerdì 19 novembre 2010

Nomi e cognomi: Amazon.de vs Bol.it

Se ci fosse ancora bisogno di qualche conferma, siamo il Paese delle banane.

I motivi sono chiari e lampanti per tutti, ma ecco che, quando pensavo che cose del genere fossero ormai finite nel dimenticatoio, spunta qualcosa di nuovo (o di vecchio, a seconda).

Dunque, venerdì scorso ho fatto un ordine online su Amazon.de. Ho comprato tutta roba americana (il cofanetto nuovo di Springsteen, qualche libro, qualche regalo di Natale: 13 oggetti in totale), e visto che ormai ogni singolo pacchetto proveniente dagli USA viene placcato alla dogana, che mette i suoi bei balzelli (pari, se non sbaglio, al 25% circa del valore della merce), tra spedizione e altro, per quanto assurdo, la filiale tedesca di Amazon era la soluzione migliore a livello di prezzi, rapidità di consegna e comodità.
C'era il piccolissimo problema che la mia conoscenza della lingua teutonica è praticamente nulla, cosa cui però sono riuscito a ovviare con il valente aiuto di Google Translate, giunto ormai a livelli più che dignitosi. Quindi, con pochissime difficoltà, alle 16.24 di venerdì 12 novembre piazzo il mio ordine con l'ultimo click, e attendo.

Alle 18.55 arriva la mail in cui mi si comunica che il pacco è partito, affidato alle amorevoli cure dell'UPS, e che lunedì 15 sarebbe stato consegnato. Badate, non danno alternative e non sono possibilisti: a meno di una guerra nucleare, il 15 il nostro pacco ti arriva, è il loro messaggio.

Puntualissimo, alle 12.25 di lunedì 15 novembre il pacco mi viene recapitato, imballato in modo egregio, senza una sbavatura.

Il giorno dopo, visto che purtroppo ogni tanto devo comprare anche roba italica, piazzo un ordine su Bol.it (sito da cui mi ero già servito in passato senza grandi problemi). Questa volta non c'è neanche l'ostacolo della lingua, e alle 12.35 del 16 novembre mi arriva la conferma dell'ordine.
Ma qui si comincia a scricchiolare: spedizione prevista entro il 23 novembre e consegna prevista entro il 25. Tutto un mah, un se, un magari.

Dopodichè, magicamente, quando vado a controllare lo stato dell'ordine, sparisce un libro. Chiedo nuove via mail al servizio clienti (che altrimenti si potrebbe contattare solo con un salatissimo numero 199), e dopo un bel 36 ore questi rispondono che ci sono stati dei problemi di reperibilità, per cui amen, gli dispiace, ma ormai l'ordine è in lavorazione, per cui non si può più toccare.

A oggi, dopo tre giorni lavorativi, 3 libri risultano "in fase di reperimento" e uno "preparazione in corso". Se tutto va bene, forse (forse) giovedì prossimo arriveranno. Sempre che il corriere non abbia di meglio da fare.

Ricapitolando:
dalla Germania, 13 oggetti diversi tra di loro sono arrivati in un tempo lavorativo di poche ore, e se vogliamo essere pignoli, dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina.
dall'Italia, pochi libri ci mettono, nel migliore dei casi, 7 giorni lavorativi.

Nell'attesa che arrivi Amazon.it (forse ci siamo), traete voi le vostre conclusioni.

lunedì 15 novembre 2010

Formula Giovane

Ieri si è concluso il campionato di Formula 1.

Ora, per quanto mi piacciano i motori (anche se alle auto preferisco le moto) e tutto il resto, ammetto che da qualche anno non seguo più la F1 come prima. Un po' perchè avevo già avuto una battuta d'arresto nel 1994, dopo la morte di Senna, un po' perchè mi dà fastidio vedere che le regole vengono cambiate continuamente, spesso in corso d'opera, nel vano tentativo di trovare nuovo pubblico, nuovi stimoli, nuovi telespettatori.

Ultimamente hanno tolto il rifornimento, e ok, ma continuano a costringere i nostri amici piloti a fermarsi ai box a cambiare le gomme, quindi alla fine della fiera la strategia di ingegneri e meccanici è sempre fondamentale, e questo si è visto pure ieri.

Poi si sono inventati GP dall'altra parte del mondo, costruendo ad hoc circuiti all'ultimo secondo, e ovviamente tralasciando la (non) variabile della pioggia, facendo slittare l'orario di partenza, saltare le prove, varie, eventuali.

Ma in tutto questo, la cosa fondamentale è che, almeno per quanto riguarda i grandi team, il bilancio è clamorosamente in ROSSO. Intendiamoci, i bilanci in quanto tali vengono palesemente falsati, grazie alle abili mosse di contabili e ragionieri, ma ricordo perfettamente di aver letto che l'intero budget di uno dei team minori (la Minardi del caso, per intenderci) era più basso del singolo ingaggio di un pilota da parte di un team maggiore (l'Alonso del caso).

Bene, anche per questo sono più che mai contento che la Red Bull abbia vinto il campionato costruttori, e che ieri Vettel si sia laureato campione del mondo. Intendiamoci, la Red Bull non è la squadra più povera del mondo, ma in 5 anni è riuscita ad arrivare alla vetta della F1, e ha scelto di puntare su un pilota giovane, una scommessa del vivaio. Basta con McLaren, Ferrari (mi spiace per Alonso, ok, ma basta dei piagnucolii di Massa) e tutti gli altri, si lasci il giusto spazio a chi merita.

Webber, bistrattato dalla sua stessa scuderia, è ormai condannato a un ruolo da scudiero, ma ci sono altri, Petrov e Kubica in testa, che continuano a dimostrare di avere la stoffa del pilota vero, oltre che delle gran palle quadrate.

Largo ai giovani, e basta con i soliti nomi.