giovedì 4 agosto 2011

Giornalismo di bassa lega

Metto subito le mani avanti, dicendo che guardo il meno possibile la tv generalista, con pochissime eccezioni.

Purtroppo però, più per pigrizia che per altro, il tg delle 20 rimane quello di canale5, con tutti i difetti che conosciamo. Anni luce meglio del TG1, ma comunque lontano dall'essere un telegiornale degno di questo nome.

Ora, al di là dei siparietti dello psiconano (sì, quello lì con il casco di bitume sagomato in testa, avete capito), dei reportage di colore sulle palestre per i cani, dell'ennesimo disastro economico e dei movimenti di calciomercato, da mesi (anni?) le principali notizie riguardano casi di cronaca nera, meglio se dai risvolti morbosi e quasi tabù.

La mamma di Cogne, Garlasco, Meredith Kercher, l'omicidio di Avetrana, la piccola Yara, e adesso Parolisi.

Tutti casi che non hanno, dopo mesi o anni di indagini, un colpevole certo, e che probabilmente non ce l'avranno mai, e questo sicuramente per colpa di errori più o meno grossolani da parte degli addetti ai lavori (a Cogne - Cogne, non New York - non è mai stata trovata l'arma del delitto), ma con l'aggravante della fortissima pressione da parte dei media, pronti a tutto pur di gettare in pasto al lettore o al telespettatore medio un colpevole, spingendo ogni debole indizio contro di lui, in modo che nella mente di chi legge o guarda non potesse essere che lui, marchiandolo a fuoco anche dopo un'ipotetica assoluzione piena da parte della giustizia.

Si apre il caso, preferibilmente in un paesino di provincia, si sottolineano subito i dettagli più scabrosi, si trova il colpevole, e lo si arresta subito, perchè non ci sono dubbi, è lui e basta. Poi, se settimane o mesi dopo verrà scarcerato, ormai la notizia sarà vecchia e non interesserà più, tutto nel dimenticatoio di un trafiletto striminzito a pagina 10 e buonanotte.

Prendiamo Avetrana: tutti - io compreso, va detto - eravamo convinti che il colpevole fosse lo zio Michè, perchè i media, pasteggiando al desco di chi probabilmente aveva raccolto in modo poco accurato prove e indizi, avevano spinto tutto nella sua direzione. Poi però, magicamente, mesi dopo salta fuori che la vera colpevole era Sabrina, con la complicità della mamma, bla bla bla.

Adesso il caso Parolisi: tutti a raccontarci che la povera vittima è stata uccisa mentre aveva i pantaloni abbassati, e il movente sarebbe un oscuro "segreto della caserma" del marito che lei sarebbe stata pronta a rivelare. E questo sarebbe un trattamento degno? Ma non dimentichiamoci che siamo ad agosto, periodo in cui il gossip la fa da padrone, e quindi ecco il degrado assoluto dell'informazione.

E nel frattempo, ciliegina sulla torta, tra non molto ci vorrà la laurea (triennale, intendiamoci) per poter diventare giornalisti professionisti.

Come se questo volesse dire qualcosa.

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