venerdì 23 marzo 2012

diciotto

Non vedo un singolo motivo per cui si dovrebbero apprezzare i cambiamenti proposti da questo lungimirante Governo per l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

In pratica, i cambiamenti renderebbero estremamente facile per le aziende licenziare i dipendenti senza un motivo preciso (ed ecco che tutto finirebbe nell'imbuto dei "tagli alle spese"), cavandosela con qualche mensilità in più o in meno di buonuscita, e tanti saluti.

Non basta: la cosiddetta riforma del lavoro renderebbe ancora più complicato di quanto non lo sia già oggi l'ingresso nel lavoro per i giovani, obbligandoli a un labirinto di apprendistato, tempo determinato e così via, rendendo il lavoro "sicuro" un miraggio quando non un miracolo.

A un'azienda costa palesemente di meno un giovane senza esperienza rispetto a chi invece ci lavora da 10, 20 anni o di più, quindi: si licenziano gli "anziani", con qualche mensilità e una pacca sulla spalla, e si prendono dei giovani, costringendoli a fare gli apprendisti (leggi: a lavorare come schiavi per pochi euro), dopodichè nel momento di assumerli a tempo indeterminato, li si rimanda a casa, e si ricomincia. Questo garantisce all'azienda una manodopera virtualmente infinita, con dei costi nettamente più bassi rispetto a quelli attuali.

Garanzie e diritti dei lavoratori? Meglio fargli ciao ciao con la manina.

Postilla: oggi, per comprare una casa (utopia!) o anche solo un'auto, le banche chiedono ogni sorta di garanzia, ma prima di tutto dei contratti a tempo indeterminato, e questo perchè, oggi, hanno ancora un minimo di valore. Ma domani, quando l'articolo 18 venisse perniciosamente modificato, dove si andrebbe a finire? Nessuno sarebbe più in grado di ottenere un mutuo, e questo provocherebbe un effetto domino di conseguenze disastrose.

In pratica, a chi servirebbero davvero queste illuminate modifiche? A imprese e imprenditori, certo, che sarebbero di fatto liberi di licenziare chi gli pare e quando gli pare.

Riflettete, gente, riflettete.

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