Finalmente ci siamo.
La (triste e sottotono) campagna elettorale è finita, oggi il rombo disturbante dei televisori ci parla d'altro, e domani, nel buio della gabina, brillantemente illuminato dalla luce dei nostri fidi telefonini, ognuno farà la sua scelta. Rispettando i dettami, evito di fare nomi o cognomi, spero solo che ci si faccia un bell'esamino di coscienza e che si metta davvero la croce per un voto utile.
Detto questo, chiuso il capitolo elezioni, passiamo a brevi flash.
Sto leggendo di gusto Duma Key, ultima fatica dal grande Stephen King. Mi mancano meno di 200 pagine alla fine, e come spesso accade i romanzi di King hanno il pregio di portare al climax finale con un'efficacia fuori dal comune. Devo dire che, dopo una breve battuta d'arresto con Black House, datato ormai 2001, gli ultimi sforzi narrativi di colui che un tempo veniva denominato il "re dell'horror" dai giornalisti e critici meno attenti, sono stati degni di nota. Ciò non può che essere un bene, e fa sperare in opere future di tutto rispetto.
Qualche sera fa, tra gli scampoli di Champions League, ho visto Juno. Dopo tanta fatica persa dietro ai glorificatissimi (e sopravvalutati, a mio parere) film degli ultimi mesi, finalmente un gran bel film. Fresco, frizzante, originale, ben fatto. Il doppiaggio probabilmente ha smussato quelli che erano angoli ancora più piacevoli in originale, ma lì posso solo fare mea culpa, e decidermi a guardare definitivamente i film in lingua. A parte questo piccolo appunto, ne consiglio caldamente la visione.
Ho ascoltato con un minimo di cura Merry Go Round, secondo album di Miami & The Groovers, di cui ho scritto qualche giorno fa. Un gran bell'album, che riesce a piazzare brani intimisti come Love has no time in mezzo a classici pezzi rock come One way ride o Sliding doors, o ancora canzoni più arrabbiate come Big mistake. Suonato e prodotto molto bene, non sfigura di certo in mezzo ai cd più blasonati degli appassionati di rock. Anche qui, consigliato l'acquisto.
In chiusura, ieri ho sfoggiato le mie fiammanti Asics Gel Stratus (facciamo nomi e cognomi, così la morosa è contenta, va) in quella che è stata la corsetta più lunga dell'anno, incurante della pioggia e del freddo.
Ma in fondo siamo uomini duri. O no?
La (triste e sottotono) campagna elettorale è finita, oggi il rombo disturbante dei televisori ci parla d'altro, e domani, nel buio della gabina, brillantemente illuminato dalla luce dei nostri fidi telefonini, ognuno farà la sua scelta. Rispettando i dettami, evito di fare nomi o cognomi, spero solo che ci si faccia un bell'esamino di coscienza e che si metta davvero la croce per un voto utile.
Detto questo, chiuso il capitolo elezioni, passiamo a brevi flash.
Sto leggendo di gusto Duma Key, ultima fatica dal grande Stephen King. Mi mancano meno di 200 pagine alla fine, e come spesso accade i romanzi di King hanno il pregio di portare al climax finale con un'efficacia fuori dal comune. Devo dire che, dopo una breve battuta d'arresto con Black House, datato ormai 2001, gli ultimi sforzi narrativi di colui che un tempo veniva denominato il "re dell'horror" dai giornalisti e critici meno attenti, sono stati degni di nota. Ciò non può che essere un bene, e fa sperare in opere future di tutto rispetto.
Qualche sera fa, tra gli scampoli di Champions League, ho visto Juno. Dopo tanta fatica persa dietro ai glorificatissimi (e sopravvalutati, a mio parere) film degli ultimi mesi, finalmente un gran bel film. Fresco, frizzante, originale, ben fatto. Il doppiaggio probabilmente ha smussato quelli che erano angoli ancora più piacevoli in originale, ma lì posso solo fare mea culpa, e decidermi a guardare definitivamente i film in lingua. A parte questo piccolo appunto, ne consiglio caldamente la visione.
Ho ascoltato con un minimo di cura Merry Go Round, secondo album di Miami & The Groovers, di cui ho scritto qualche giorno fa. Un gran bell'album, che riesce a piazzare brani intimisti come Love has no time in mezzo a classici pezzi rock come One way ride o Sliding doors, o ancora canzoni più arrabbiate come Big mistake. Suonato e prodotto molto bene, non sfigura di certo in mezzo ai cd più blasonati degli appassionati di rock. Anche qui, consigliato l'acquisto.
In chiusura, ieri ho sfoggiato le mie fiammanti Asics Gel Stratus (facciamo nomi e cognomi, così la morosa è contenta, va) in quella che è stata la corsetta più lunga dell'anno, incurante della pioggia e del freddo.
Ma in fondo siamo uomini duri. O no?
Nessun commento:
Posta un commento