Marinella di Cutro, microscopico paesino in provincia di Crotone, lontano dal mondo reale.
E lì, lontano dal mondo reale, io stavo facendo l'animatore in un villaggio, a più di 1000km da casa, immerso tra accenti sconosciuti, gente in vacanza, spiagge bianche e bollenti, spettacoli da mettere in scena.
Ora, poco dopo la metà di giugno i villaggi turistici sono dei posti strani. La programmazione bisettimanale in anfiteatro è ancora scarna e in via di definizione, vanno per la maggiore le gare di ballo (liscio), i tornei di carte, le bocce e cose del genere. Questo perchè è ancora bassa stagione, ci sono soprattutto comitive di anziani, (poche) coppie con bambini piccoli, qualche viaggio premio organizzato, qualche gruppo aziendale in vacanza. Di giovani, in pratica, nemmeno l'ombra.
Sarà stato verso ora di pranzo, o al massimo nel primo pomeriggio, che mi compare davanti questa ragazza, piccola, carina, un po' imbarazzata e già con un sorriso grande così. Da bravo marpione, mi lancio all'assalto, e la investo con un fiume di parole, la maggior parte delle quali non aveva il minimo senso. Non solo: quel giorno c'era una sorta di promozione, di una di quelle bevande che si scaldano o si raffreddano scuotendo il bicchierino di plastica. Ed ecco allora che non solo sparo parole a raffica, ma mi metto anche a fare il cretino con queste bibite, lanciandole qua e là, facendo il giocoliere, guadagnandomi ramanzine e quant'altro.
Quella settimana ho continuato a fare l'animatore, ma qualcosa di piccolo, di impercettibile, era cambiato. Tutte le mattine le facevo qualche battuta, ogni volta cercavo di nascondere l'occhiaia da ore piccole con qualche stratagemma, sera dopo sera lei veniva in teatro non tanto per lo spettacolo, quando per quel pirla di 23 anni che l'aveva importunata al suo arrivo.
Il venerdì, finita la serata, ero al bar della piazzetta, stavo facendo due parole con qualcuno, non mi ricordo. Dal nulla esce fuori di nuovo lei, a prendere una bottiglietta d'acqua. E ricomincia il fiume di parole, che però questa volta è a due, parliamo un po' di tutto, chiacchieriamo per un tempo indefinito, ci scambiamo il numero.
Il giorno dopo, o la domenica, dopo aver tirato un'ora improponibile per chissà quale motivo la notte prima, vengo tirato giù dal letto dalla sveglia, mi alzo, cerco di darmi una parvenza di umanità, esco dalla mia camera e percorro il centinaio di metri che dividono le camere dell'equipe dalla hall del villaggio, solo per salutarla e vederla sparire verso l'areoporto con il suo pullman.
Pochi minuti dopo, mi arriva un suo messaggino sul cellulare.
Il resto, è storia.
p.s. la foto lassù dovrebbe essere del 28 o 29 giugno 2002. La prima foto insieme.
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