giovedì 13 novembre 2008

Roby - 4

22 maggio 2003.

Non so più con quale rocambolesco incastro, mio papà ci accompagna al vetusto aeroporto di Linate, da cui prendiamo un volo VolareWeb per Parigi. Arriviamo a Beauvais, pullman, mezzi vari, ma alla fine siamo nel nostro albergo parigino, niente di spettacolare ma carino, perfetto per una coppia di ventenni (poco più o poco meno, non stiamo a guardare il capello).

Va detto, non siamo in città per un week-end romantico (anche perchè lei ci era appena stata, poche settimane prima), ma perchè tra un paio di giorni, allo Stade de France, saranno in scena Bruce Springsteen & The E Street Band.

Ma Parigi è sempre Parigi, quindi ci facciamo il nostro bel giretto in lungo e in largo, fino a che, passando davanti al miglior albergo della città, notiamo un assembramento di fotografi. Vuoi vedere che...? Però invece niente, questi non sanno nemmeno di chi stiamo parlando. E vabè.

Il giorno dopo, per puro caso, ripassiamo davanti allo stesso albergo, e l'assembramento è più compatto e al tempo stesso meno professionale. Non facciamo nemmeno in tempo ad avvicinarci, e già saltano fuori copie di The Rising, vinili, foto, giornali. Ok, sono dei nostri, lui e la band sono qui. Ovviamente, delle 30 persone circa davanti all'hotel, ci saranno più di 20 italiani, ma tutte persone civili, facce che avevo già visto a Bologna e che impareremo a conoscere negli anni a venire.
Iniziamo la lunga attesa, e nel frattempo scorrazza da quelle parti anche Andre Agassi, il mio mito sportivo assoluto. Solo che sono confuso, reagisco troppo lentamente, ce l'ho a pochi metri ma niente foto. Sarà per la prossima, Andre.
Dopo tre ore di appostamento, e dopo aver visto scorrere gran parte della band (ma niente Clarence), vedo noia, stanchezza e fame negli occhi della mia compagna, e a malincuore abbandono il manipolo di valorosi, con un grande in bocca al lupo.

Mettiamo qualcosa nello stomaco, andiamo su al Sacro Cuore, ci facciamo la nostra bella passeggiata, e verso mezzanotte stiamo tornando nel nostro albergo, per conservare le energie, che domani sarà una lunga giornata. La strada ci porta a passare nuovamente davanti al suo hotel, e da una cinquantina di metri notiamo un pugno di giovani assiepati intorno a qualcuno. Vuoi vedere che...? Allunghiamo il passo, troviamo la conferma, Bruce è lì, in mezzo, a meno di un metro dalla porta girevole dell'albergo, sta facendo foto e firmando autografi. Rovisto in qualsiasi tasca, tiro fuori forse un biglietto della metro, allungo la mano, ma è troppo tardi, lui saluta, si gira e se ne va.

Tirando giù ogni santo, rimaniamo fuori dall'hotel, guardando dentro attraverso le porte a vetri e i finestroni. Lui è lì, guarda fuori, ammicca, tituba, mentre lei lo prega di uscire per un'altra foto, una sola. Non so quanto tempo passa, ma poi Bruce confabula con un armadio a quattro ante della sicurezza e indica la fanciulla al mio fianco, facendo intendere chiaramente che voleva "quella bassina". Io non capisco niente, l'armadio esce, la indica, lei entra nella porta girevole tirandomi dentro per la maglietta, "he's my boyfriend".

Siamo dentro. E' il George V, uno degli alberghi più lussuosi di Francia, è tutto ovattato, è mezzanotte, siamo gli eletti. Farfuglio, bofonchio, le scatto la foto, incespico, tremo quando il flash della macchina fotografica non vuol saperne di funzionare e sono io dall'altra parte, ascolto la risatina di Bruce a pochi centimetri da me, saluto, chiedo The Promise, usciamo.

Siamo fuori, siamo gli eletti, gli sguardi intorno a noi sono di stupore, invidia, odio. La macchina fotografica è ancora analogica, chissà com'è venuta, se è mossa ti mollo. Non capisco niente, non ho memoria di cosa ho detto o pensato mentre tornavamo in albergo.

Il giorno dopo, pioggia, freddo, Who'll stop the rain, 7 nights to rock, Jungleland e tutto il resto.

Lei, dentro, non è riuscita a dirgli praticamente nulla (a memoria). Ma gli avrebbe voluto dire "I think that he loves you more than he loves me".

Neanche a dirlo, con tutto il rispetto per Bruce, non è vero.

Nessun commento: