mercoledì 19 novembre 2008

Roby - 5


20 agosto 2007.

Siamo arrivati a Rodi ieri mattina in traghetto da Atene, dopo aver visto Partenone, Acropoli e tutto il resto.

Un pullman gonfio di greci ci abbandona in mezzo al nulla, scendiamo ignari su una strada scalcinata, finchè un personaggio pittoresco su una macchina in pieni anni '80 ci dà uno strappo fino a destinazione, in una Stegna beach piccola, pulita, simpatica, carina.

Michele, patron degli appartamenti che parla un buon italiano, memore di quando è venuto a fare l'università da noi, ci accoglie calorosamente, ci dà le chiavi della stanza e si offre anche di occuparsi del noleggio del motorino per tutta la settimana. Detto fatto, la sera stessa compare un figuro che ci sbologna per una cifra ridicola un cinquantino monomarcia, che ci porterà a spasso per tutta l'isola.

Ed ecco quindi che stamattina, dopo una colazione come si deve, saliamo in sella allo scooter e ci prepariamo ad esplorare il territorio. Peccato però che la strada che porta fuori da Stegna, verso la rete principale, è tutta a curve quasi cieche e con inclinazioni improponibili. E peccato anche che io non abbia ancora preso la mano con manopole, freni e quant'altro.
Le prime curve vanno vie lisce, ma alla terza o quarta - completamente cieca, va detto - sto palesemente andando troppo forte, vado largo e imbarco. Stringo con tutta la forza i freni, ma non serve a niente, riesco appena a girare il manubrio e ci troviamo contro il muretto opposto, strisciata e botta.

Passa un secondo, non di più, e prima ancora di vedere dove siamo rispetto alla strada, mi giro, la cerco, la vedo, la guardo, ogni centimetro della sua pelle.

"Ti sei fatta male?", e tremo alla risposta.

Ma è tutto a posto, due graffi in croce, niente bolli, ossa tutte intere.

Tiro un respiro di sollievo, e al tempo stesso guardo la mia gamba sinistra, di fianco al polpaccio sono spellato, sangue ovunque, fa capolino anche il bianco della rotula sotto, o quello che è.

Dopo qualche minuto, risaliamo sul cinquantino, arriviamo alla prima farmacia e rovesciamo sulla ferita mezzo flacone di acqua ossigenata, con urla annesse, ma questa è un'altra storia.

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