martedì 16 febbraio 2010

Non so che viso avesse


Qualche giorno fa è uscita la prima autobiografia di Francesco Guccini.

Ma in realtà quello che ho appena scritto è inesatto.

Perchè, nonostante in copertina appaia solo il nome del Guccio, soltanto le prime 113 pagine del libro sono scritte di suo pugno, mentre la restante metà del tomo è affidata a tale Alberto Bertoni, che sciorina con abbastanza (ma non troppo) mestiere vita e opere di Guccini, con qualche commento volante, ma tutto sommato raccontando cose già lette e sentite.

La parte interessante, quindi, dovrebbe essere la prima metà, i ricordi del giovane Francesco, gli aneddoti più nascosti e divertenti... E invece no. O meglio, qualche pagina degna di nota c'è, dall'affetto per le chitarre alle immagini quasi bucoliche del mulino dei nonni, dalle balere ai concerti nei palazzetti, passando per Bonvi, le osterie e il cinema.
Però, se il Guccini cantautore riesce ad accompagnare le lunghe e talvolta intricate liriche con un tappeto musicale di tutto rispetto, il Guccini autobiografo invece si perde in una miriade di parentesi e avverbi, facendo pensare che il tutto sia la mera trasposizione su carta di un'intervista registrata, che di certo sarebbe stata più divertente e scorrevole.

Insomma, per chi conosce il Vate di Pavana, il libro purtroppo dice poco di nuovo, e aggiunge ben poche chicche degne di nota al quaderno degli appunti.

Giusto per non farlo mancare sullo scaffale della libreria, consiglio di aspettare l'edizione economica.

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