martedì 23 marzo 2010

Il voto utile

Sono sempre stato contro l'astensione dal voto, va detto.

Da quando posso andare a votare, ho saltato (a memoria) solo il referendum in cui, tra le altre cose, si proponeva di cancellare dalla faccia della Terra l'Ordine dei Giornalisti (di cui faccio parte), e un'altra volta di cui ho un vago ricordo, ma per cui non potevo fisicamente andare alle urne, lavorando lontano da casa.

Ma, al di là del dovere civico, il mio è un ragionamento molto semplice: se vai a votare, poi puoi anche sentirti in diritto di protestare o lamentarti nel momento in cui le cose non vanno bene. Se non ci vai, hai fatto scegliere qualcun altro, e quindi stai zitto. Non fa una piega, direi.

Però devo dire che questa volta ho molti dubbi.

La Sinistra italiana, abbandonato Prodi a tergersi il sudore della bicicletta con una fetta di mortadella, ha perso un'identità vera e riconoscibile, nascosta dietro ai paravento che di nome fanno Bersani (no, non il cantante), Franceschini, Marino e via dicendo, relegando nei vecchi bauli gli sprazzi d'intelligenza politica. Evidentemente D'Alema, Fassino, Veltroni e il resto della banda hanno qualcosa di più furbo da fare, e come dargli torto.
Le primarie, precedute da una campagna caciarona e confusionarie, hanno mescolato le poche idee che c'erano, lasciando gli elettori con molte domande e nessuna risposta. Il cosiddetto "governo ombra" fa ridere i polli, come dicevano le nostre nonne.

Dall'altra parte, però, il PDL, che con un minimo di idee concrete avrebbe avuto vita facilissima, scontrandosi con il nulla appena citato, ha invece buttato via questi due anni di governo, soggiogato alle magagne della Lega, investito dai nebulosi e deliranti discorsi di Berlusconi, che di recente ha ridotto drasticamente il suo vocabolario, limitandolo quasi solo alle parole comunisti, magistrati di sinistra, amore, odio e poco altro.

In tutta sincerità, cosa ha fatto il Governo Berlusconi IV in questi due anni? E non parlo delle scartoffie che di sicuro testimoniano l'attività del Governo, ma delle cose che io, cittadino ed elettore comune, posso vedere e toccare con mano? Il niente più totale.
Già ha cominciato male propinandoci un nuovo progetto del ponte di Messina; poi ha peggiorato le cose con la lunga e patetica trafila del Lodo Alfano; quindi ha continuato a scavarsi la fossa con la riforma della scuola; e potrei andare avanti molto a lungo, dando come parziale scusante quelle di star governando in un periodo economicamente complicatissimo, e di aver avuto a che fare con un'emergenza devastante come quella del terremoto d'Abruzzo.

Ma il punto è che non solo le cose non sono migliorate, ma sono anche peggiorate: negli ultimi due mesi abbiamo avuto diritto ad un lungo e ripetuto show affidato quasi in toto a Berlusconi. Dal teatrino con Tartaglia alle accuse a Bertolaso, fino a alle nenie contro Santoro e la Rai tutta, per finire con la manifestazione in piazza (ma come? non sono cose da comunisti?) e il suo milione di partecipanti, quando è fisicamente impossibile che ce ne fossero più di 200.000.
Il tutto condito da promesse che hanno del miracoloso: presumo che nei prossimi giorni, per agguantare gli ultimi consensi, saranno annunciati viaggi a Lourdes con pranzo al sacco compreso per gli antiabortisti (grazie all'amico Beppe Ardito per il suggerimento), abbonamenti a vita al Milan con Campionato e Champions garantiti, immagini in HD di Emilio Fede, ricchi premi e cotillons.

E sì che sarebbe bastato poco. Per dire, sarebbe bastato tagliare le accise sui carburanti (è ancora oggi attiva quella per la guerra in Etiopia, del 1935) e calmierare il prezzo dei medicinali più comuni. Se da una parte questo avrebbe causato una guerra lampo con alcune industrie, dall'altra sarebbe stata una cosa giusta, e avrebbe senza dubbio convinto l'opinione pubblica.

E invece no, ci prendiamo questi due anni di governo, li buttiamo via, e si ricomincia da capo.

Perchè in fondo - è brutto generalizzare, ma non c'è altro modo - sono tutti uguali. Destri, sinistri, ormai la politica e l'ideale sono finiti nell'album dei ricordi, ognuno cerca di saziare la sua sete di potere, a gonfiarsi ancora un po' il portafoglio, e chissenefrega della gente, di quelli che vanno a votare, di chi abita davvero quest'Italia.

Insomma, non so se andrò a votare, ma di certo non mi sentirò in colpa se non ci andrò.

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