E' morto Pietro Taricone, ormai lo sapete tutti, giornali e tv non parlano d'altro.
E c'è chi si indigna, chi dice che è una vergogna dedicargli tutte queste attenzioni, perchè in fondo non era un Gassman e nemmeno un Tognazzi.
A me Taricone è sempre piaciuto, è stato - al tempo - quello che mi ha spinto a seguire il primo Grande Fratello, programma che sulla carta non mi interessava. Poi ho visto questo ragazzone smargiasso, simpatico, spaccone e con una filosofia tutta sua che mi è piaciuto, e ho voluto seguirne le avventure.
E ho poi continuato a seguire le sue vicende in tv una volta uscito dalla casa, apprezzando molto la sua ritrosia nei confronti dei salotti registrati e poi mandati in onda agli orari più televisivamente appetibili, la voglia di stare lontano dai tritacarne mediatici. Vero, da una parte ha fatto le sue ospitate in discoteca mettendosi in tasca fior di milioni (parliamo ancora di lire, signori), ma dall'altra è forse l'unico che si è messo a studiare e ha cercato una carriera al cinema e in tv, piuttosto che riciclarsi in modi imbarazzanti o sparire, come hanno fatto tanti altri.
Ma al di là di questo, era e rimarrà l'icona del primo reality show sbarcato in Italia, quel Grande Fratello del 2000, un'era geologica fa. Se non ci fosse stato lui, chissà, forse non ci sarebbero state nemmeno le edizioni successive.
E quindi io sono tra quelli che non amano tessere le lodi di qualcuno dopo la morte, ma nemmeno storco il naso davanti ai TG di oggi e ai quotidiani di domani. Pietro Taricone ha scritto un piccolo pezzo della storia della tv italiana, e va trattato con rispetto.
Il Guerriero ha fatto il suo ultimo viaggio, e da qualche parte sta ancora volando.
E c'è chi si indigna, chi dice che è una vergogna dedicargli tutte queste attenzioni, perchè in fondo non era un Gassman e nemmeno un Tognazzi.
A me Taricone è sempre piaciuto, è stato - al tempo - quello che mi ha spinto a seguire il primo Grande Fratello, programma che sulla carta non mi interessava. Poi ho visto questo ragazzone smargiasso, simpatico, spaccone e con una filosofia tutta sua che mi è piaciuto, e ho voluto seguirne le avventure.
E ho poi continuato a seguire le sue vicende in tv una volta uscito dalla casa, apprezzando molto la sua ritrosia nei confronti dei salotti registrati e poi mandati in onda agli orari più televisivamente appetibili, la voglia di stare lontano dai tritacarne mediatici. Vero, da una parte ha fatto le sue ospitate in discoteca mettendosi in tasca fior di milioni (parliamo ancora di lire, signori), ma dall'altra è forse l'unico che si è messo a studiare e ha cercato una carriera al cinema e in tv, piuttosto che riciclarsi in modi imbarazzanti o sparire, come hanno fatto tanti altri.
Ma al di là di questo, era e rimarrà l'icona del primo reality show sbarcato in Italia, quel Grande Fratello del 2000, un'era geologica fa. Se non ci fosse stato lui, chissà, forse non ci sarebbero state nemmeno le edizioni successive.
E quindi io sono tra quelli che non amano tessere le lodi di qualcuno dopo la morte, ma nemmeno storco il naso davanti ai TG di oggi e ai quotidiani di domani. Pietro Taricone ha scritto un piccolo pezzo della storia della tv italiana, e va trattato con rispetto.
Il Guerriero ha fatto il suo ultimo viaggio, e da qualche parte sta ancora volando.
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