Tra le varie cose che apprezzo, soprattutto con gli amici, c'è la buona cucina, e quindi anche la carne alla brace. Poche cose si possono paragonare a una bistecca spessa tre dita (accompagnata da patatine fritte e innaffiata da un bel boccale di birra, come dice il buon Tex Willer) al sangue, cotta come si deve.
Ora, ormai tutti conoscono i tagli più "famosi", dall'Angus irlandese al bisonte canadese passando per la nostra Chianina e via dicendo. Tutta carne di indiscutibile qualità, con sapore diverso, più o meno delicato o saporito, a seconda dei gusti personali.
Ma ultimamente sta diventando di moda - come spesso accade, quasi esclusivamente per il suo prezzo proibitivo - il cosiddetto Kobe. Le leggende metropolitane si sprecano, prima tra tutte quella secondo cui l'animale sarebbe massaggiato con la birra e nutrito con la stessa, procedimento che lo renderebbe particolarmente grasso e tenero.
Ieri sera chiacchieravo con un amico che recentemente è andato in Giappone, ed è venuto fuori che la stragrande maggioranza di quello che si dice sul Kobe è del tutto falso. Falsa la storia della birra, falsa la storia dei massaggi, falsa anche la storia secondo cui l'ingrassamento sarebbe frutto di un lavoro artificioso e antico.
Si tratta di una pura e semplice operazione di marketing, di una voce che gli allevatori della regione di Kobe hanno messo in giro per elevare i loro animali al di sopra degli altri, e per farne quindi lievitare il prezzo (che si aggira, nelle macellerie nipponiche, intorno ai 10.000 yen al chilo, circa 75 euro).
Il manzo è in effetti di ottima qualità, ma il grasso presente in quantità nella carne deriva da una capacità naturale di immaganizzarne nel muscolo, niente di più. Agli allevatori poi il compito di seguire la dieta dell'animale, secondo programmi molto precisi, fino ai tre anni, età intorno alla quale viene abbattuto.
Personalmente (ho mangiato il Kobe una volta sola, e non ripeterò la cosa) preferisco un manzo meno grasso e più saporito, ma in ogni caso vi sconsiglio vivamente di ordinare Kobe al ristorante: strapaghereste una bistecca che non ha niente da invidiare alla nostra Chianina. E ovviamente vi fareste pure prendere in giro dal ristoratore di turno, che vi racconterà tutta la solita storiella del massaggio con la birra e via dicendo.
Sempre viva la bistecca di Tex.
Ora, ormai tutti conoscono i tagli più "famosi", dall'Angus irlandese al bisonte canadese passando per la nostra Chianina e via dicendo. Tutta carne di indiscutibile qualità, con sapore diverso, più o meno delicato o saporito, a seconda dei gusti personali.
Ma ultimamente sta diventando di moda - come spesso accade, quasi esclusivamente per il suo prezzo proibitivo - il cosiddetto Kobe. Le leggende metropolitane si sprecano, prima tra tutte quella secondo cui l'animale sarebbe massaggiato con la birra e nutrito con la stessa, procedimento che lo renderebbe particolarmente grasso e tenero.
Ieri sera chiacchieravo con un amico che recentemente è andato in Giappone, ed è venuto fuori che la stragrande maggioranza di quello che si dice sul Kobe è del tutto falso. Falsa la storia della birra, falsa la storia dei massaggi, falsa anche la storia secondo cui l'ingrassamento sarebbe frutto di un lavoro artificioso e antico.
Si tratta di una pura e semplice operazione di marketing, di una voce che gli allevatori della regione di Kobe hanno messo in giro per elevare i loro animali al di sopra degli altri, e per farne quindi lievitare il prezzo (che si aggira, nelle macellerie nipponiche, intorno ai 10.000 yen al chilo, circa 75 euro).
Il manzo è in effetti di ottima qualità, ma il grasso presente in quantità nella carne deriva da una capacità naturale di immaganizzarne nel muscolo, niente di più. Agli allevatori poi il compito di seguire la dieta dell'animale, secondo programmi molto precisi, fino ai tre anni, età intorno alla quale viene abbattuto.
Personalmente (ho mangiato il Kobe una volta sola, e non ripeterò la cosa) preferisco un manzo meno grasso e più saporito, ma in ogni caso vi sconsiglio vivamente di ordinare Kobe al ristorante: strapaghereste una bistecca che non ha niente da invidiare alla nostra Chianina. E ovviamente vi fareste pure prendere in giro dal ristoratore di turno, che vi racconterà tutta la solita storiella del massaggio con la birra e via dicendo.
Sempre viva la bistecca di Tex.
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