lunedì 10 settembre 2012

Come dire





E fu così che sabato scorso i miei amici Manu e Ceci si sposarono.


E' inutile girarci tanto intorno, di solito i matrimoni sono una noia mortale, una giornata intera con tempi troppo lunghi e pause infinite, che portano a inevitabili sbadigli, con i più che si trascinano fino alla consegna delle (spesso orride) bomboniere, pianobaristi di terza categoria, cibo abbondante ma mediocre, trenini sfilacciati, applausi finti, varie, eventuali, con il ritorno a casa che sembra ormai una via di mezzo tra un miraggio e un miracolo.

Ma questo è stato diverso.

Va detto, ho avuto la fortuna anche in passato (più o meno un anno fa, poi a giugno 2012, ma anche in altre occasioni) di partecipare a matrimoni divertenti, alle volte capita.

Sono arrivato in loco già venerdì sera, che l'ultima pizza - e qualche birretta, via - con lo scapolo e i vecchi amici non si rifiuta mai, soprattutto quando poi si rimane svegli fino a tarda ora a chiacchierare e giocare alla playstation.

Senza contare il fatto che poi il mattino dopo, intorno alle 9, facevamo colazione con cornetti appena sfornati e una birretta, giusto per sgrassare e prepararci alla giornata.

Giornata che è poi andata alla grande, dalla cerimonia in chiesa alla fuga degli sposi in Vespa (senza casco, ovvio), dall'aperitivo al pranzo, passando poi agli amari e all'open bar, tutto mentre i trenini su Maracaibo e compagnia bella erano reali e non finti come quelli descritti prima, con sorella e mamma dello sposo ad alternarsi al karaoke nel visibilio generale (mentre il papà dello sposo si intratteneva con chupiti vari insieme ai maschietti della compagnia), fino alla schitarrata da spiaggia finale, ben dopo la mezzanotte, i saluti, gli abbracci, fino alla prossima volta.

Come dire, batte sempre.

Nessun commento: