Ieri Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, si è visto confermare dalla Cassazione i 14 mesi di carcere - senza condizionale.
Perchè?
Nel febbraio 2007, Sallusti ha firmato con uno pseudonimo un articolo per Libero ("Il giudice ordina l'aborto. La legge più forte della vita", scaricabile qui) in cui in buona sostanza raccontava la storia di una ragazzina tredicenne rimasta incinta, di come la famiglia si sia rivolta alla giustizia (?) per risolvere la questione, con buona pace del magistrato che avrebbe decretato l'aborto obbligatorio.
Però poi viene fuori che le cose non stavano proprio così, che di fatto l'articolo era fasullo, e di lì l'accusa di diffamazione nei confronti del magistrato.
Cose che capitano, e che tante volte finiscono con una querela, una multa e del tempo perso.
Questa volta, invece, dopo 5 anni e mezzo, si è arrivati alla condanna definitiva a 14 mesi di reclusione, sentenza contro cui, giustamente, si schiera mezzo Paese.
Ora, al di là del fatto che l'esecuzione della pena sia attualmente sospesa, e che Sallusti nel prossimo mese potrà chiedere misure alternative (servizi sociali, semilibertà, arresti domiciliari e via dicendo), la cosa del tutto senza senso è che il buon Giorgio Napolitano abbia detto che "il Quirinale esaminerà con attenzione la sentenza", e questo dopo che Sallusti ha detto più volte di non voler chiedere la grazia.
Quindi, in pratica, il Presidente interviene a gamba tesa così, quando gli gira, fregandosene del lavoro (anche sbagliato, certo) di giustizia e magistrati? Non funziona così.
Ma forse dovrebbe, chi lo sa.
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