martedì 7 agosto 2007

Yippee-ki-yay, motherfucker

Ormai sono anni che guardo ogni sorta di telefilm americano, di cui sono appassionatissimo, direttamente in originale.
Inizialmente il motivo principale era quello che non avevo la minima voglia nè intenzione di aspettare i tempi biblici della Fox italiana, o ancora peggio dei signorotti di Mediaset e Sky, noti ai più per farci attendere anni prima di propinarci due puntate a botta, magari d'estate, magari cambiando la posizione in palinsesto a seconda di come si svegliano la mattina.

Ma poi la ragione vera è diventata un'altra.

Le voci. Il doppiaggio. L'adattamento.

L'attenzione che viene prestata ai serial è davvero minima, nonostante l'enorme successo che questi riscuotono in patria e che, lentamente, stanno cominciando ad avere anche da noi.

Al momento seguo Lost, Heroes, Prison Break, House MD e 24. Sembrano pochi, ma vi posso garantire che incastrarli nel corso della settimana, per mesi e mesi, senza perdere il filo, non è per niente facile.

Bè, a parte questo, vederli in originale è davvero un altro mondo. L'accento del sud di Sawyer in Lost, le varie parlate diverse degli eroi di Heroes (ho visto ieri la pubblicità di ciò che andrà in onda su Mediaset a settembre, la voce di Claire è orrenda), il tono basso e particolare di Scofield in Prison Break, la voce del tutto "americana" di House (l'attore è inglese) e il "yeah" caratteristico di Jack Bauer che risponde al telefono. Tutte cose che in italiano ci perdiamo, probabilmente perchè in quel momento gli adattatori erano in bagno, o avevano di meglio da fare.

Comunque sia, ormai quel problema non ce l'ho più: guardo il tutto direttamente in lingua originale, e quando prendo il dvd, sono liberissimo di continuare a guardarmelo così, con anche il beneficio del 5.1.

Detto questo, spesso mi riprometto anche di guardare i film in originale, ma poi la pigrizia prende il sopravvento, e quindi mi accascio davanti alle voci nostrane. Intendiamoci: i tempi del buon Ferruccio Amendola sono lontani, ma abbiamo ancora - per fortuna - un buon numero di doppiatori come si deve: Luca Ward, Pino Insegno, Tonino Accolla sono i primi nomi che mi vengono in mente, senza dimenticare le ottime "comparsate" di Giancarlo Giannini.

Ma non avevo la minima intenzione di aspettare gli insensati ritmi italici per guardare l'ultimo capitolo delle avventure di John McClane (in uscita il 26 ottobre da noi, fanalino di coda, probabilmente anche dopo l'Afghanistan) e il lungometraggio dei Simpson (credo settembre, ma posso sbagliarmi).
E così, grazie al buon vecchio muletto elettronico, mi sono messo sul divano e mi sono goduto i due filmoni, con tanto di voci originali e tutto il resto.

Live Free or Die Hard (o Die Hard 4.0, a piacimento) è un bel giocattolone da due ore piene, ritmo serrato, battute ironiche del buon vecchio Bruce Willis come se piovesse e ogni genere di mezzo distrutto: auto, moto, aerei, camion e via dicendo.
Qualche dubbio ce l'avevo, va detto. Ma, a parte un inizio un po' macchinoso, ogni sospetto viene fugato, e ci sta anche un bel plauso finale, visto che il film non sfigura davanti ai suoi tre predecessori, anzi.

The Simpsons Movie si presenta per quello che è: una superpuntatona da un'ora e venti circa, messa insieme da ben 11 sceneggiatori, e del tutto godibile, con gag buone e talvolta ottime (una su tutte quella dello Spider-Pig, eccelsa), un buon ritmo e una trama che riesce a reggere la durata della pellicola. Forse non siamo più davanti ai Simpson taglienti e cattivi degli inizi, ma il prodotto è comunque buono, e non ci si può lamentare. Un po' mi è spiaciuto guardare Homer senza la voce ormai familiare di Tonino Accolla, ma il buon Dan Castellaneta fa il suo bravo lavoro, e deposita sulle spalle del capofamiglia giallo quasi tutto il peso del film.

That's all, folks.

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