sabato 30 ottobre 2010
giovedì 21 ottobre 2010
Lowlands - Gypsy Child [recensione]
Quando Ed Abbiati, capitano dei Lowlands, mi aveva parlato di questo loro nuovo disco, in primavera o giù di lì, me lo aveva descritto come un "disco rock".
E quindi ecco che io, quando l'ho ascoltato per la prima volta, sabato scorso, a un'ora improbabile della notte, mi aspettavo batteria da tutte le parti, chitarre elettriche distorte, ritmi elevatissimi e via dicendo, e al tempo stesso mi riusciva difficile immaginare un trasformazione così repentina del gruppo, soprattutto dopo il mini tour acustico che li aveva portati in giro per l'Italia.
Bene, il disco si apre con un'accarezzata di chitarra acustica, e la title track si fa largo nell'ascoltatore incuriosendolo in modo accattivante.
Ma è poi con la traccia 2, Only rain, che l'album prende la sua prima impennata: nel brano c'è tutto, dalla chitarra elettrica di Roberto Diana al violino (sempre elettrico) di Chiara Giacobbe, senza dimenticare i cori di Chris Cacavas (che ha curato il mixaggio di tutto il disco) e l'Hammond, col risultato di un suono rotondo e pieno, che si può tradurre proprio con "rock". E da qui in poi ho capito cosa intendeva Ed quando mi aveva parlato così di Gypsy Child.
Nelle 11 tracce del disco c'è di tutto, dalle ballate acustiche e intimiste al suono quasi da carillon di Cheap little paintings, passando per il bellissimo crescendo di Without a sigh, per arrivare alla seconda perla, che è Life's beautiful lies, splendida.
I 42 minuti e rotti dell'album si chiudono con la ballata malinconica e dalle sonorità vagamente irish di Blow blue wind blow, con il vento a spazzare via la polvere e a portare una sferzata di pioggia sugli ultimi solchi del disco.
I credits sono zeppi di ospiti, dal già citato Chris Cacavas a Tim Rogers, da Mile Brenner a Amanda Shires e tanti altri, che, uniti ai già numerosi (sette) Lowlands, danno vita a un disco bellissimo, da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto da avere e da regalare agli amici.
p.s. sabato 6 novembre i Lowlands suoneranno allo Spaziomusica di Pavia, ci vediamo là!
E quindi ecco che io, quando l'ho ascoltato per la prima volta, sabato scorso, a un'ora improbabile della notte, mi aspettavo batteria da tutte le parti, chitarre elettriche distorte, ritmi elevatissimi e via dicendo, e al tempo stesso mi riusciva difficile immaginare un trasformazione così repentina del gruppo, soprattutto dopo il mini tour acustico che li aveva portati in giro per l'Italia.
Bene, il disco si apre con un'accarezzata di chitarra acustica, e la title track si fa largo nell'ascoltatore incuriosendolo in modo accattivante.
Ma è poi con la traccia 2, Only rain, che l'album prende la sua prima impennata: nel brano c'è tutto, dalla chitarra elettrica di Roberto Diana al violino (sempre elettrico) di Chiara Giacobbe, senza dimenticare i cori di Chris Cacavas (che ha curato il mixaggio di tutto il disco) e l'Hammond, col risultato di un suono rotondo e pieno, che si può tradurre proprio con "rock". E da qui in poi ho capito cosa intendeva Ed quando mi aveva parlato così di Gypsy Child.
Nelle 11 tracce del disco c'è di tutto, dalle ballate acustiche e intimiste al suono quasi da carillon di Cheap little paintings, passando per il bellissimo crescendo di Without a sigh, per arrivare alla seconda perla, che è Life's beautiful lies, splendida.
I 42 minuti e rotti dell'album si chiudono con la ballata malinconica e dalle sonorità vagamente irish di Blow blue wind blow, con il vento a spazzare via la polvere e a portare una sferzata di pioggia sugli ultimi solchi del disco.
I credits sono zeppi di ospiti, dal già citato Chris Cacavas a Tim Rogers, da Mile Brenner a Amanda Shires e tanti altri, che, uniti ai già numerosi (sette) Lowlands, danno vita a un disco bellissimo, da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto da avere e da regalare agli amici.
p.s. sabato 6 novembre i Lowlands suoneranno allo Spaziomusica di Pavia, ci vediamo là!
lunedì 18 ottobre 2010
Ho visto la luce (8 anni fa)
Ne ho già scritto negli anni passati, ma mi sembra giusto e sacrosanto ricordare quel giorno del 2002, ancora una volta.
Bruce Springsteen & The E Street Band
18 ottobre 2002 - Bologna, Palamalaguti
01 The rising
02 Lonesome day
03 Night
04 Something in the night
05 Empty sky
06 You're missing
07 Waitin' on a sunny day
08 You can look (but you better not touch)
09 No surrender
10 Worlds apart
11 Badlands
12 She's the one
13 Mary's place
14 Countin' on a miracle
15 Backstreets
16 For You (solo piano)
17 Into the fire
18 Stand on it
19 Dancing in the dark
20 Ramrod
21 Born to run [with Elliot Murphy]
22 My city of ruins
23 Born in the USA
24 Land of hope and dreams
25 Thunder road
...e chi c'era si ricorderà sicuramente la coda al pianoforte, mentre i roadies stavano cominciando a smontare il palco...
Bruce Springsteen & The E Street Band
18 ottobre 2002 - Bologna, Palamalaguti
01 The rising
02 Lonesome day
03 Night
04 Something in the night
05 Empty sky
06 You're missing
07 Waitin' on a sunny day
08 You can look (but you better not touch)
09 No surrender
10 Worlds apart
11 Badlands
12 She's the one
13 Mary's place
14 Countin' on a miracle
15 Backstreets
16 For You (solo piano)
17 Into the fire
18 Stand on it
19 Dancing in the dark
20 Ramrod
21 Born to run [with Elliot Murphy]
22 My city of ruins
23 Born in the USA
24 Land of hope and dreams
25 Thunder road
...e chi c'era si ricorderà sicuramente la coda al pianoforte, mentre i roadies stavano cominciando a smontare il palco...
mercoledì 13 ottobre 2010
Al bando
L'ho detto e ripetuto, e ormai sapete tutti della mia scarsa simpatia nei confronti del dio Pallone.
Perchè è sempre lì in televisione a dirci cosa guardare e cosa no, o a propinarci di non uscire perchè il sabato sera c'è il derby, o a spalmare fino a sei partite nell'arco di un weekend, facendo sbavare gli utenti di tv satellitari, digitali terrestri, vattelapesca.
Bene, ieri sera non avrei comunque visto la partita (uno squallido Italia-Serbia di qualificazione, a Genova), quindi ho saputo di tutto lo scempio solo questa mattina, dai giornali.
35 minuti di ritardo per il calcio d'inizio, 5 minuti e 36 secondi giocati, l'Italia che vincerà 3-0 a tavolino.
Questo perchè un beota, tale Ivan di Serbia, armato di passamontagna, maglietta con teschio, tatuaggi e pinze di ferro, si è fatto capopopolo, ha aperto le griglie di protezione, ha incitato i suoi al delirio (questo dopo aver già spintonato e spaventato il povero portiere della nazionale serba all'arrivo allo stadio, che giustamente si è poi rifiutato di entrare in campo).
Una persona sana di mente si chiederebbe come è mai possibile che dentro lo stadio siano entrate delle pinze in grado di tagliare come il burro una rete di protezione, ma il brutto è che, a detta degli stessi agenti, in curva c'era un intero arsenale. E il questore, poverino, cosa dice? Che "è difficile fermare duemila persone che vogliono entrare".
Io davanti a queste cose non so cosa dire.
Il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini. Il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie.
E fin qui siamo tutti d'accordo, e nessuno provi a fiatare.
Ma dei tifosi, ne vogliamo parlare?
Perchè è sempre lì in televisione a dirci cosa guardare e cosa no, o a propinarci di non uscire perchè il sabato sera c'è il derby, o a spalmare fino a sei partite nell'arco di un weekend, facendo sbavare gli utenti di tv satellitari, digitali terrestri, vattelapesca.
Bene, ieri sera non avrei comunque visto la partita (uno squallido Italia-Serbia di qualificazione, a Genova), quindi ho saputo di tutto lo scempio solo questa mattina, dai giornali.
35 minuti di ritardo per il calcio d'inizio, 5 minuti e 36 secondi giocati, l'Italia che vincerà 3-0 a tavolino.
Questo perchè un beota, tale Ivan di Serbia, armato di passamontagna, maglietta con teschio, tatuaggi e pinze di ferro, si è fatto capopopolo, ha aperto le griglie di protezione, ha incitato i suoi al delirio (questo dopo aver già spintonato e spaventato il povero portiere della nazionale serba all'arrivo allo stadio, che giustamente si è poi rifiutato di entrare in campo).
Una persona sana di mente si chiederebbe come è mai possibile che dentro lo stadio siano entrate delle pinze in grado di tagliare come il burro una rete di protezione, ma il brutto è che, a detta degli stessi agenti, in curva c'era un intero arsenale. E il questore, poverino, cosa dice? Che "è difficile fermare duemila persone che vogliono entrare".
Io davanti a queste cose non so cosa dire.
Il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini. Il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie.
E fin qui siamo tutti d'accordo, e nessuno provi a fiatare.
Ma dei tifosi, ne vogliamo parlare?
venerdì 8 ottobre 2010
Sommariamente
Ormai lo sappiamo tutti, dopo 42 giorni di ricerche, varie piste seguite e vari colpevoli ipotizzati, Sarah Scazzi non c'è più.
Non era scappata, non aveva previsto la sua stessa fuga, non aveva lasciato briciole di pane come Pollicino per farsi trovare, ma è stata uccisa e violentata dallo zio Michè, faccia consumata dal sole e mani impastate di terra, oggi additato da tutti come il mostro di Avetrana.
Una parte della sua vita trascorsa in Germania, soldi da parte per comprarsi le terre giù al sud, e poi lunghe giornate dall'alba al tramonto a zappare e coltivare. Una storia come tante, insomma, ma da qualche parte qualcosa è scoppiato, è andato storto, ha perso la diritta via, e chi ci è andato di mezzo è stata una ragazza di quindici anni. Non perdiamo tempo a cercare un senso o una giustizia, perchè non ci sono.
C'è chi comincia a dire che sì, si capiva, è stato lui, certo, figuriamoci, con quelle lunghe interviste rilasciate a giornali e tv, e poi con la storia del telefonino... Come spesso accade con le vicende di cronaca nera, non ho seguito i dettagli dell'indagine, ma l'unico dubbio che mi può venire adesso è relativo al fatto che magari lo zio Michè non ha agito solo. Dubito che lo sapremo mai, chi lo sa.
E adesso? Le indagini proseguiranno, ci saranno autopsia e esami vari sul corpo di Sarah, poi il processo, l'appello, la cassazione, con il risultato che fra chissà quanto (comunque dopo il suo sessantesimo compleanno) lo zio Michè verrà condannato, forse nemmeno all'ergastolo.
Ora, io non sono qui a dire che la pena di morte sarebbe la condanna migliore, perchè non sono la persona adatta a dire una cosa del genere. Di sicuro una ventina d'anni passati in carcere duro, a pane e acqua, a spaccare le pietre, senza visite o permessi di sorta sarebbero già un passo avanti.
Oppure bisognerebbe darlo in pasto alla folla, e lasciare che la giustizia sommaria faccia il suo corso.
Ricordandoci però che così facendo ci si abbasserebbe al suo livello, e si tornerebbe ad essere degli animali.
p.s. non che io abbia alcun rispetto residuo per la televisione, ma la comunicazione del ritrovamento di Sarah dato in diretta alla madre dalla Sciarelli, così come l'immediata esposizione mediatica del fratello o di chi altri (La vita in diretta, Pomeriggio cinque e tutto il resto, calderone di avvoltoi che fanno un mestiere di sicuro diverso da quello dei giornalisti) mi sembrano fatti televisivi enormemente più gravi di quando Morgan è stato allontanato dalla Rai dopo aver ammesso di far uso di droghe. Prendete il telecomando una buona volta e spegnete tutto, per cortesia (opinione che condivide, almeno in parte, l'amico Gabriele Molinari).
Non era scappata, non aveva previsto la sua stessa fuga, non aveva lasciato briciole di pane come Pollicino per farsi trovare, ma è stata uccisa e violentata dallo zio Michè, faccia consumata dal sole e mani impastate di terra, oggi additato da tutti come il mostro di Avetrana.
Una parte della sua vita trascorsa in Germania, soldi da parte per comprarsi le terre giù al sud, e poi lunghe giornate dall'alba al tramonto a zappare e coltivare. Una storia come tante, insomma, ma da qualche parte qualcosa è scoppiato, è andato storto, ha perso la diritta via, e chi ci è andato di mezzo è stata una ragazza di quindici anni. Non perdiamo tempo a cercare un senso o una giustizia, perchè non ci sono.
C'è chi comincia a dire che sì, si capiva, è stato lui, certo, figuriamoci, con quelle lunghe interviste rilasciate a giornali e tv, e poi con la storia del telefonino... Come spesso accade con le vicende di cronaca nera, non ho seguito i dettagli dell'indagine, ma l'unico dubbio che mi può venire adesso è relativo al fatto che magari lo zio Michè non ha agito solo. Dubito che lo sapremo mai, chi lo sa.
E adesso? Le indagini proseguiranno, ci saranno autopsia e esami vari sul corpo di Sarah, poi il processo, l'appello, la cassazione, con il risultato che fra chissà quanto (comunque dopo il suo sessantesimo compleanno) lo zio Michè verrà condannato, forse nemmeno all'ergastolo.
Ora, io non sono qui a dire che la pena di morte sarebbe la condanna migliore, perchè non sono la persona adatta a dire una cosa del genere. Di sicuro una ventina d'anni passati in carcere duro, a pane e acqua, a spaccare le pietre, senza visite o permessi di sorta sarebbero già un passo avanti.
Oppure bisognerebbe darlo in pasto alla folla, e lasciare che la giustizia sommaria faccia il suo corso.
Ricordandoci però che così facendo ci si abbasserebbe al suo livello, e si tornerebbe ad essere degli animali.
p.s. non che io abbia alcun rispetto residuo per la televisione, ma la comunicazione del ritrovamento di Sarah dato in diretta alla madre dalla Sciarelli, così come l'immediata esposizione mediatica del fratello o di chi altri (La vita in diretta, Pomeriggio cinque e tutto il resto, calderone di avvoltoi che fanno un mestiere di sicuro diverso da quello dei giornalisti) mi sembrano fatti televisivi enormemente più gravi di quando Morgan è stato allontanato dalla Rai dopo aver ammesso di far uso di droghe. Prendete il telecomando una buona volta e spegnete tutto, per cortesia (opinione che condivide, almeno in parte, l'amico Gabriele Molinari).
martedì 5 ottobre 2010
For You 2 [recensione]
Ma sì, dai, una recensione ogni tanto ci può stare, perchè ogni tanto i cd li compro anch'io, soprattutto se dentro ci trovo amici, musicisti di provincia, gente capace di fare rock migliore dei grandi nomi, senza sentirsi chissà chi e senza farsi pagare cifre astronomiche, con ancora ben in testa cosa voglia dire fare musica.
For You 2, prodotto dall'amico Ermanno Labianca, è il seguito ideale di quel For You che più di 15 anni fa aveva recato omaggio a un certo Bruce Springsteen, facendo cantare alcuni dei suoi brani a gente come Luca Barbarossa, Rossana Casale e altri.
Ma se allora c'era una grande Casa a curare la distribuzione, e artisti più o meno famosi a riempire le tracce del disco, oggi invece l'opera è quasi un "from fans for fans", come spesso capita di leggere sulle (bellissime, talvolta) copertine dei bootleg che girano nel circuito springsteeniano. Perchè il tutto è prodotto e distribuito dallo stesso Ermanno, e dentro i 2 cd troviamo i Miami & The Groovers, Daniele Tenca, Antonio Zirilli e tanti altri, nomi noti per chi da anni macina chilometri per andarli a sentire nel club e nei pub misconosciuti di mezza Italia, ma forse sconosciuti ai più. E, neanche a dirlo, gente che meriterebbe una gran fortuna, e che invece continua a spremere sudore su scricchiolanti palchi di legno per una birra, un pasto caldo e poco più.
Intendiamoci, tra le 25 tracce dei due cd, ce ne sono alcune che brillano più di altre: molto belle It's hard to be a saint in the city di Maffoni e Johnny Bye Bye di Brando, riuscita la versione blues di Factory di Daniele Tenca, decostruita e sconvolta l'interpretazione di Growin' Up di Antonio Zirilli, e plauso per Soul Driver dei Lowlands e Shut out the light dei Miami & The Groovers. In un ipotetico podio allargato metterei questi sei pezzi, e appena un gradino sotto Better days, dei Wild Junkers, molto vicina all'originale, e Youngstown, interpretata live dai Cheap Wine.
Per quanto riguarda il resto, c'è qualcosa che devo ancora metabolizzare e altro che non mi è piaciuto proprio, e qualcosina che mi lascia proprio freddo, probabilmente anche per la scelta di alcuni brani che già nella versione originale non mi faceva impazzire.
Rimane comunque un doppio cd piacevole e da avere per ogni springsteeniano puro e duro, ma forse anche di più per chi si vuole allontanare un attimo dagli artisti dei grandi stadi e avvicinarsi a quelli più "vicini", in tutti i sensi.
lunedì 4 ottobre 2010
All'ultimo sangue
Ieri finalmente ho visto una bella gara in MotoGP, con un finale scoppiettante, divertente, maschio.
Neanche a dirlo, il merito va al Dottor Rossi, e questo fa pensare che, nonostante l'elettronica eccessiva sui prototipi in gara e tutte le altre diavolerie con cui appesantiscono (per quanto riguarda la guida pura e dura) la moto, una gara con Valentino in forma è sempre qualcosa di diverso da una normale.
Detto questo, il prossimo campione del mondo Jorge Lorenzo non ne aveva quanto il Dottore, e quindi ha preso paga, ma gli va riconosciuto il coraggio di un attacco negli ultimi giri, senza troppo timore reverenziale. Un corpo a corpo come ai vecchi tempi, con tanto di sportellate, spalla contro spalla.
Tutto bene, se non fosse che alla fine l'ispanico si è lamentato, in casa e in piazza, e la Yamaha ha sculacciato pubblicamente Valentino con un richiamo scritto in cui, tra le righe ma nemmeno troppo, gli si dice che per stavolta passi, ma nelle prossime gare non deve più fare il birichino, perchè Lorenzo deve vincere il Mondiale senza troppi problemi.
Ora, stiamo parlando di Valentino Rossi, probabilmente il più grande pilota di moto di tutti i tempi, nonchè della persona che ha reso possibile la rinascita della Yamaha. E lo prendiamo a pesci in faccia? Gli diciamo di non essere quello che è? Ma per cortesia.
Purtroppo temo però che nelle ultime gare la Yamaha gli darà una moto a pedali, o gli spegnerà qualcosa dai box, per evitarsi problemi.
Perchè nei duelli all'ultimo sangue Valentino non ha ancora trovato un rivale degno, e questo lo sanno tutti.
Anche Lorenzo.
Neanche a dirlo, il merito va al Dottor Rossi, e questo fa pensare che, nonostante l'elettronica eccessiva sui prototipi in gara e tutte le altre diavolerie con cui appesantiscono (per quanto riguarda la guida pura e dura) la moto, una gara con Valentino in forma è sempre qualcosa di diverso da una normale.
Detto questo, il prossimo campione del mondo Jorge Lorenzo non ne aveva quanto il Dottore, e quindi ha preso paga, ma gli va riconosciuto il coraggio di un attacco negli ultimi giri, senza troppo timore reverenziale. Un corpo a corpo come ai vecchi tempi, con tanto di sportellate, spalla contro spalla.
Tutto bene, se non fosse che alla fine l'ispanico si è lamentato, in casa e in piazza, e la Yamaha ha sculacciato pubblicamente Valentino con un richiamo scritto in cui, tra le righe ma nemmeno troppo, gli si dice che per stavolta passi, ma nelle prossime gare non deve più fare il birichino, perchè Lorenzo deve vincere il Mondiale senza troppi problemi.
Ora, stiamo parlando di Valentino Rossi, probabilmente il più grande pilota di moto di tutti i tempi, nonchè della persona che ha reso possibile la rinascita della Yamaha. E lo prendiamo a pesci in faccia? Gli diciamo di non essere quello che è? Ma per cortesia.
Purtroppo temo però che nelle ultime gare la Yamaha gli darà una moto a pedali, o gli spegnerà qualcosa dai box, per evitarsi problemi.
Perchè nei duelli all'ultimo sangue Valentino non ha ancora trovato un rivale degno, e questo lo sanno tutti.
Anche Lorenzo.
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