Quando Ed Abbiati, capitano dei Lowlands, mi aveva parlato di questo loro nuovo disco, in primavera o giù di lì, me lo aveva descritto come un "disco rock".
E quindi ecco che io, quando l'ho ascoltato per la prima volta, sabato scorso, a un'ora improbabile della notte, mi aspettavo batteria da tutte le parti, chitarre elettriche distorte, ritmi elevatissimi e via dicendo, e al tempo stesso mi riusciva difficile immaginare un trasformazione così repentina del gruppo, soprattutto dopo il mini tour acustico che li aveva portati in giro per l'Italia.
Bene, il disco si apre con un'accarezzata di chitarra acustica, e la title track si fa largo nell'ascoltatore incuriosendolo in modo accattivante.
Ma è poi con la traccia 2, Only rain, che l'album prende la sua prima impennata: nel brano c'è tutto, dalla chitarra elettrica di Roberto Diana al violino (sempre elettrico) di Chiara Giacobbe, senza dimenticare i cori di Chris Cacavas (che ha curato il mixaggio di tutto il disco) e l'Hammond, col risultato di un suono rotondo e pieno, che si può tradurre proprio con "rock". E da qui in poi ho capito cosa intendeva Ed quando mi aveva parlato così di Gypsy Child.
Nelle 11 tracce del disco c'è di tutto, dalle ballate acustiche e intimiste al suono quasi da carillon di Cheap little paintings, passando per il bellissimo crescendo di Without a sigh, per arrivare alla seconda perla, che è Life's beautiful lies, splendida.
I 42 minuti e rotti dell'album si chiudono con la ballata malinconica e dalle sonorità vagamente irish di Blow blue wind blow, con il vento a spazzare via la polvere e a portare una sferzata di pioggia sugli ultimi solchi del disco.
I credits sono zeppi di ospiti, dal già citato Chris Cacavas a Tim Rogers, da Mile Brenner a Amanda Shires e tanti altri, che, uniti ai già numerosi (sette) Lowlands, danno vita a un disco bellissimo, da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto da avere e da regalare agli amici.
p.s. sabato 6 novembre i Lowlands suoneranno allo Spaziomusica di Pavia, ci vediamo là!
E quindi ecco che io, quando l'ho ascoltato per la prima volta, sabato scorso, a un'ora improbabile della notte, mi aspettavo batteria da tutte le parti, chitarre elettriche distorte, ritmi elevatissimi e via dicendo, e al tempo stesso mi riusciva difficile immaginare un trasformazione così repentina del gruppo, soprattutto dopo il mini tour acustico che li aveva portati in giro per l'Italia.
Bene, il disco si apre con un'accarezzata di chitarra acustica, e la title track si fa largo nell'ascoltatore incuriosendolo in modo accattivante.
Ma è poi con la traccia 2, Only rain, che l'album prende la sua prima impennata: nel brano c'è tutto, dalla chitarra elettrica di Roberto Diana al violino (sempre elettrico) di Chiara Giacobbe, senza dimenticare i cori di Chris Cacavas (che ha curato il mixaggio di tutto il disco) e l'Hammond, col risultato di un suono rotondo e pieno, che si può tradurre proprio con "rock". E da qui in poi ho capito cosa intendeva Ed quando mi aveva parlato così di Gypsy Child.
Nelle 11 tracce del disco c'è di tutto, dalle ballate acustiche e intimiste al suono quasi da carillon di Cheap little paintings, passando per il bellissimo crescendo di Without a sigh, per arrivare alla seconda perla, che è Life's beautiful lies, splendida.
I 42 minuti e rotti dell'album si chiudono con la ballata malinconica e dalle sonorità vagamente irish di Blow blue wind blow, con il vento a spazzare via la polvere e a portare una sferzata di pioggia sugli ultimi solchi del disco.
I credits sono zeppi di ospiti, dal già citato Chris Cacavas a Tim Rogers, da Mile Brenner a Amanda Shires e tanti altri, che, uniti ai già numerosi (sette) Lowlands, danno vita a un disco bellissimo, da ascoltare e riascoltare, ma soprattutto da avere e da regalare agli amici.
p.s. sabato 6 novembre i Lowlands suoneranno allo Spaziomusica di Pavia, ci vediamo là!
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