martedì 5 ottobre 2010

For You 2 [recensione]


Ma sì, dai, una recensione ogni tanto ci può stare, perchè ogni tanto i cd li compro anch'io, soprattutto se dentro ci trovo amici, musicisti di provincia, gente capace di fare rock migliore dei grandi nomi, senza sentirsi chissà chi e senza farsi pagare cifre astronomiche, con ancora ben in testa cosa voglia dire fare musica.

For You 2, prodotto dall'amico Ermanno Labianca, è il seguito ideale di quel For You che più di 15 anni fa aveva recato omaggio a un certo Bruce Springsteen, facendo cantare alcuni dei suoi brani a gente come Luca Barbarossa, Rossana Casale e altri.

Ma se allora c'era una grande Casa a curare la distribuzione, e artisti più o meno famosi a riempire le tracce del disco, oggi invece l'opera è quasi un "from fans for fans", come spesso capita di leggere sulle (bellissime, talvolta) copertine dei bootleg che girano nel circuito springsteeniano. Perchè il tutto è prodotto e distribuito dallo stesso Ermanno, e dentro i 2 cd troviamo i Miami & The Groovers, Daniele Tenca, Antonio Zirilli e tanti altri, nomi noti per chi da anni macina chilometri per andarli a sentire nel club e nei pub misconosciuti di mezza Italia, ma forse sconosciuti ai più. E, neanche a dirlo, gente che meriterebbe una gran fortuna, e che invece continua a spremere sudore su scricchiolanti palchi di legno per una birra, un pasto caldo e poco più.

Intendiamoci, tra le 25 tracce dei due cd, ce ne sono alcune che brillano più di altre: molto belle It's hard to be a saint in the city di Maffoni e Johnny Bye Bye di Brando, riuscita la versione blues di Factory di Daniele Tenca, decostruita e sconvolta l'interpretazione di Growin' Up di Antonio Zirilli, e plauso per Soul Driver dei Lowlands e Shut out the light dei Miami & The Groovers. In un ipotetico podio allargato metterei questi sei pezzi, e appena un gradino sotto Better days, dei Wild Junkers, molto vicina all'originale, e Youngstown, interpretata live dai Cheap Wine.

Per quanto riguarda il resto, c'è qualcosa che devo ancora metabolizzare e altro che non mi è piaciuto proprio, e qualcosina che mi lascia proprio freddo, probabilmente anche per la scelta di alcuni brani che già nella versione originale non mi faceva impazzire.

Rimane comunque un doppio cd piacevole e da avere per ogni springsteeniano puro e duro, ma forse anche di più per chi si vuole allontanare un attimo dagli artisti dei grandi stadi e avvicinarsi a quelli più "vicini", in tutti i sensi.

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