Into the wild, per i molti che sicuramente non lo sanno, è un film di Sean Penn, indipendente, che uscirà nelle nostre sale verso fine mese.
Al momento non voglio però parlare del film - che non ho ancora visto - ma della colonna sonora, interamente curata dal rocker Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, qui in solitaria.
Va detto che il buon Eddie è uno dei nostri, che si presentava ai provini con One Step Up di Springsteen incisa su una cassettina, e che ancora oggi non dimentica di lanciare un'ottima cover di Growin' Up (sempre di Bruce, ovvio) nei suoi concerti, di tanto in tanto.
Va detto anche che i Pearl Jam, a lungo indicati come gli eredi del sound grunge dei Nirvana, sono una grande band: da VS a Ten a No Code, fino al più recente Pearl Jam, hanno sfornato album ben fatti e senza fronzoli, e dal vivo hanno sempre offerto spettacoli degni di questo nome.
Detto questo, Into the wild, prova solista e quasi intimista di Eddie Vedder, si prende un bel 7 e mezzo in pagella, e non raggiunge la pienezza dell'8 per il semplice difetto di essere troppo breve, superando di poco la mezz'ora. Niente di grave, comunque.
I pezzi sono undici, tutti in sospeso tra l'acustico e il semiacustico, e quando la voce di Vedder interviene sullo strumentale, il risultato è eccelso.
E' troppo presto, forse, per cominciare a intravedere una strada acustica per il leader di una band elettrica al 100%, ma si può comunque pensare al futuro non così prossimo senza paura.
Ah, visto che ci siamo, la colonna sonora di Into the wild si è anche portata a casa un Golden Globe, tanto per gradire.
Al momento non voglio però parlare del film - che non ho ancora visto - ma della colonna sonora, interamente curata dal rocker Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, qui in solitaria.
Va detto che il buon Eddie è uno dei nostri, che si presentava ai provini con One Step Up di Springsteen incisa su una cassettina, e che ancora oggi non dimentica di lanciare un'ottima cover di Growin' Up (sempre di Bruce, ovvio) nei suoi concerti, di tanto in tanto.
Va detto anche che i Pearl Jam, a lungo indicati come gli eredi del sound grunge dei Nirvana, sono una grande band: da VS a Ten a No Code, fino al più recente Pearl Jam, hanno sfornato album ben fatti e senza fronzoli, e dal vivo hanno sempre offerto spettacoli degni di questo nome.
Detto questo, Into the wild, prova solista e quasi intimista di Eddie Vedder, si prende un bel 7 e mezzo in pagella, e non raggiunge la pienezza dell'8 per il semplice difetto di essere troppo breve, superando di poco la mezz'ora. Niente di grave, comunque.
I pezzi sono undici, tutti in sospeso tra l'acustico e il semiacustico, e quando la voce di Vedder interviene sullo strumentale, il risultato è eccelso.
E' troppo presto, forse, per cominciare a intravedere una strada acustica per il leader di una band elettrica al 100%, ma si può comunque pensare al futuro non così prossimo senza paura.
Ah, visto che ci siamo, la colonna sonora di Into the wild si è anche portata a casa un Golden Globe, tanto per gradire.
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