giovedì 5 giugno 2008

Nuvole che parlano

Tra le mille cose con cui perdo tempo, sono anche un appassionato di fumetti. Sono un lettore abbastanza difficile, va detto, ma quanto meno ho il pregio di non seguire le mode con i paraocchi, e quindi sto molto attento a sceneggiatori, disegnatori, case editrici e quant'altro. Per capirci, il semplice fatto di vedere un manga con una bella copertina non mi spinge a comprare il volumetto, anzi.

Tra le certezze degli ultimi anni, uno dei prodotti migliori del mercato italiano è senza dubbio John Doe: un buon team di artisti e scrittori, un'ottima idea di partenza e un cammino abbastanza preciso, con poche sbavature.
Bene, dopo mesi di assenza sono riuscito a passare nella mia fumetteria di fiducia, e ho recuperato i miei arretrati, per poi leggermi, quasi d'un fiato, i numeri 58-59-60, parte centrale di quella che i fumettari definiscono la terza stagione del personaggio. Bè, sono rimasto profondamente deluso. Non dai disegni, o dalle copertine (Massimo Carnevale offre sempre delle gemme di indubbia qualità), ma dall'inutilità dei tre episodi: non aggiungono nè tolgono niente, ributtano in pista qualche personaggio che - si spera - ci rimarrà, e ne gettani ai pesci invece altri, come se fosse carne da cannone, giusto per buttare un po' d'inchiostro sulla carta e intascare i 2,70 euro ad albo.
Voglio sperare che sia solo un breve passaggio, e che si torni alla qualità canonica in tempi brevi. Anche perchè mi spiacerebbe abbandonare la testata, l'ho presa fin dal primo numero e non mi ha mai deluso, a parte qualche dettaglio di poca importanza. Ci credo ancora, via.

Un altro fumetto che era partito benissimo (inizialmente autoprodotto, con una distribuzione ridicola che ha però conquistato lettori in modo assai rapido) e che poi, per un motivo o per l'altro, si è perso un po' nel corso degli anni è il Rat-Man di Leo Ortolani, che dietro alla comicità grottesca d'apparenza nasconde un'enorme conoscenza del mondo del fumetto e una grande attenzione al lettore, oltre ad un'originalità senza pari.
Aprendo una parentesi, lo scorso anno era stata fatta la scelta di portare in tv il Ratto, mettendo insieme una squadra per produrre i cartoni animati, e siglando un accordo con la Rai per la messa in onda. Peccato però che il cartoon abbia subito un numero infinito di spostamenti in palinsesto, prima di essere sospeso sine die. La qualità, il doppiaggio e via dicendo erano quelli che erano, va detto, ma un trattamento del genere pare ingiusto e immeritato. Non solo: al lettore affezionato rimane l'amaro in bocca, e la sensazione di aver venduto in qualche modo il prodotto a un qualche mefistofelico dirigente che, nella sua imbelle ignoranza, non ne ha saputo tirar fuori nulla di buono.
Detto questo, nella pentalogia che occuperà le pagine di Rat-Man per buona parte del 2008, Ortolani approfitta del suo spazio per togliersi un bel po' di sassolini dalle scarpe, senza nascondere troppo - anzi - i suoi riferimenti alla vicenda del cartoon. Una scelta coraggiosa, difficile, senza dubbio apprezzabile.

Fletto i muscoli e sono nel vuoto.

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