Come i più attenti dei miei 3 o 4 lettori avranno sicuramente intuito, ieri sera ero in quel di San Siro, per l'unica data estiva in Italia di Bruce Springsteen & The E Street Band.
In realtà sono arrivato davanti al Meazza intorno alla mezzanotte di martedì 24, con la speranza di avere un ottimo posto, trovandomi invece al numero 325 della lista dei già presenti; pit sicuro, dunque, ma niente prima fila. Con il senno di poi, sarà stato meglio così, nella tonnara dello stadio caldo e afa erano insopportabili già nelle medie retrovie, non oso pensare di fronto al palco, con l'ammassamento totale.
Comunque sia. La nottata scorre via abbastanza tranquilla, e magicamente già intorno alle 10 di ieri mattina distribuiscono i braccialetti con cui i duri e puri hanno accesso al pit, lasciando poi quindi mezza giornata libera a tutti quanti. Il tempo di chiacchierare un po' con le vecchie facce familiari che fa sempre piacere rivedere, mangiare qualcosa e soprattutto ingerire quanti più liquidi possibili per far fronte al caldo davvero esagerato della giornata.
Poco dopo le 15, tutti di nuovo in fila sotto il sole cocente, per un'estenuante attesa di oltre due ore, prima dell'apertura dei sacri cancelli e dell'ingresso sul campo, solo noi (2000 persone circa in totale) al centro del mondo, con gli altri che sono poi arrivati alla spicciolata.
Alle 20.50 circa, con il sole ancora relativamente alto, le luci si spengono, parte il carillon d'inizio show e quindi inizia lo spettacolo vero e proprio, che si protrarrà per tre ore piene e tirate, infischiandosene delle direttive comunali che minacciavano di staccare la spina alle 23.30.
E se l'inizio è spumeggiante, con una Summertime blues d'altri tempi, seguita a ruota da Out in the street, il concerto continua poi pescando a piene mani dall'album Darkness on the edge of town (6 i pezzi che ne verranno eseguiti), ed è poi nel momento in cui Bruce scruta i cartelli delle richieste che succede il finimondo, quando attacca prima None but the brave e poi Hungry heart.
Su una Because the night già tiratissima, Nils Lofgren infila un assolo scatenante, dimostrando ancora una volta le sue qualità di chitarrista.
Ma è dopo una I'm on fire intensissima, con Springsteen a cantare ad occhi chiusi su una sedia di legno a meno di un metro dai fan più vicini, che parte l'intro al pianoforte di Roy Bittan, quell'intro su cui gli appassionati di vecchia data non possono che sentire una fitta al cuore e preparare le lacrime. Perchè Racing in the street è una di quelle canzoni che ti muove qualcosa dentro, che ti prende nel pugno le emozioni e non le lascia andare via fino all'ultimo alito di pianoforte.
A novembre, almeno una lacrima su Incident on 57th street mi era scesa, e ieri sera ho fatto abbondantemente il bis.
Lo spazio per le sorprese però non è finito, perchè nei bis arriva una scoppiettante Detroit medley, con tanto di cartello sul secondo anello illuminato dall'occhio di bue, Rosalita e poi, quando sembra davvero che sia ora di spegnere l'interruttore, ecco che Bruce imbraccia nuovamente la chitarra e saluta tutti con una Twist & Shout d'altri tempo, con i 60mila di San Siro impazziti.
Una scaletta pazzesca, insomma, energia pura per tutte le 3 ore di concerto. E, come sempre, c'è da ringraziare Springsteen e tutta la band, oltre che i volti amici con cui ho diviso l'attesa e poi lo show.
Prossima fermata, Barcellona, Camp Nou, 19-20 luglio.
All aboard!
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