martedì 27 gennaio 2009

Non capisco

Ci sono cose che non capisco.

E non parlo dei massimi sistemi, della giustizia sommaria contro gli stupratori, dei massmediologi da strapazzo, di Guantanamo o della crisi economica mondiale.

Parlo del cinema.

Qualche giorno fa sono state rese note le nomination per gli Oscar 2009, e da noi, visto che abbiamo messo il muso per l'esclusione di Gomorra (che non ho visto, quindi non posso giudicare), la cosa ha destato molto meno interesse di quelle del Grande Fratello, con il davanzale fin troppo prosperoso di una concorrente e i moralismi di bassa lega nei confronti delle hostess dell'Alitalia.

Ma torniamo a noi. Nella cinquina di pellicole nominate per Miglior Film, compare Frost/Nixon, di Ron Howard, che racconta la storia (vera) di come, nel 1977, showman inglese David Frost riuscì ad avere una serie di interviste esclusive con il Presidente Nixon, coinvolto nel caso Watergate di qualche anni prima, che lo portò all'empeachment. Ottimi i due protagonisti, uno straordinario Frank Langella nei panni di Nixon e il meno conosciuto Michael Sheen nel ruolo di Frost. Bel film, estremamente curato nelle ricostruzioni storiche e nei dettagli dei personaggi, ottimamente diretti da Howard, con un buon numero di caratteristi a completare il cast nel migliore dei modi.


Tra i cinque attori candidati al premio come Miglior Protagonista, ecco invece un redivivo Mickey Rourke, strepitoso nel ruolo di Randy "The Ram" Robinson, personaggio centrale del film The Wrestler, diretto da Darren Aronofsky. La pellicola è drammatica, e mostra una sorta di "dietro le quinte" di ciò che succede ai lottatori professionisti quando le luci dei riflettori cominciano ad affievolirsi, di come cerchino di fare i conti con gli acciacchi e i dolori articolari, e di come riescano a portare avanti la propria vita fuori dal ring.


Personalmente, ho preferito il secondo dei due film citati, forse anche perchè ci sono un paio di sequenze girate ad Asbury Park, New Jersey, e perchè mentre scorrono i titoli di coda fa la sua comparsa la splendida ballata di Bruce Springsteen, dallo stesso titolo del film. Ma se dovessi scegliere tra Rourke e Langella, sarei in serie difficoltà, data la bravura di entrambi.

Detto questo, Frost/Nixon è uscito nelle sale americane a inizio dicembre, e arriverà in quelle tricolori solo a metà febbraio, prevedibilmente in sordina; sorte peggiore tocca però a The Wrestler, che è stato presentato al Festival di Venezia lo scorso settembre, ma di cui al momento non è prevista alcuna uscita nei cinema.

Eh già, ma noi abbiamo i vari Italians, Verdone e Scamarcio da coccolare, mica cotiche.

Ripeto, ci sono cose che non capisco.

venerdì 23 gennaio 2009

Nel mio mondo imperfetto


Nel mio mondo imperfetto, quello che è successo il 31 ottobre scorso sarebbe accaduto ugualmente.

Nel mio mondo imperfetto, la Terra non avrebbe smesso di ruotare e il sole di sorgere.

Nel mio mondo imperfetto, i giornali avrebbero fatto il loro mestiere, e non avrebbero sporcato la carta d'inchiostro per farsi belli davanti all'opinione pubblica.

Nel mio mondo imperfetto, le televisioni tricolori avrebbero imparato da David Letterman e dalla CNN, e avrebbero ostracizzato rotocalchi scandalistici e tg di bassa lega.

Nel mio mondo imperfetto, Kakà andrebbe al Real Madrid, e Fiorello a Sky, per dimostrare a chi di dovere che i soldi non sono tutto, ma esiste anche il rispetto, la carriera, la sfida, e un palinsesto degno di questo nome.

Nel mio mondo imperfetto, le mie chitarre sarebbero lì a prendere polvere, o al limite le strimpellerei ogni tanto con gli amici, niente di più.

Nel mio mondo imperfetto, The Last Carnival avrebbe un altro sapore.

Nel mio mondo imperfetto, forse sarei una persona diversa, chissà.

mercoledì 21 gennaio 2009

Giornalisti

In mezzo a tutta l'immondizia mediatica (e credetemi, negli ultimi mesi penso di aver visto e sentito cose che, nella mia peggiore ipotesi, non avrei mai creduto possibili), in Italia ci sono ancora degli onesti lavoratori che si possono definire a ragione Giornalisti. Gente che fa il suo mestiere, che dice le cose come stanno, che magari scrive pure qualcosa di scomodo, ma che non tira a campare facendo perno sui pianti, sulle disgrazie, sulle ovvietà o sulle banalità. Personaggi come - ne cito solo alcuni, mi perdonino gli altri - Calabrese, Grasso, Gramellini, Stella, Perrone, Fiumi, Severgnini.
Scrittori, opinionisti, chiamateli come volete, ma soprattutto persone che sanno fare il loro mestiere, e che riescono ancora a mettere nero su bianco sui giornali le loro idee, i fatti, gli avvenimenti.

Sono pochi, e bisogna imparare a leggerli, per non perdersi nell'infame maelstrom in cui i rotocalchi, i quotidiani di bassa lega, i tg come Studio Aperto e compagnia rischiano di imprigionarci.

Per fare un esempio calzante, non posso non riportare il "Buongiorno" odierno di Massimo Gramellini, sulla prima pagina de La Stampa.

Visto dalla periferia

Certo che triste quel caravanserraglio di vecchi presidenti sciancati o in carrozzella: il più sveglio sembrava Bush junior ed è tutto dire.

Certo che retorica in quel predicatore che ha chiesto a Dio di proteggere gli Stati Uniti d'America (e da noi, pioggia acida?)

Certo che noia quell'inno cantato da Aretha Franklin con un cappellino a ics che non metterebbe neanche la regina Elisabetta.

Certo che inutile pompa quelle ventidue macchine del corteo presidenziale: meglio se arrivava da solo, guidando un’utilitaria.

Certo che strazio quel vestito della First Lady: la stilista lo avrà ricavato dalle tende del salotto di sua zia.

Certo che logora quell’usanza di giurare davanti a un magistrato che se inciampi a metà della dichiarazione non ti fa neanche arrestare.

Certo che paroloni in quel discorso inaugurale: virtù, speranza, responsabilità, persino l’attraversamento del Delaware ghiacciato da parte di George Washington nella guerra di indipendenza. E neanche una barzelletta, un riferimento allo sport, una confezione d’odio da tenere a portata di mano per spalmarla addosso al nemico e sentirsi in pace con la coscienza.

Certo che energia in quell’uomo e in quella gente che ci crede ancora: nel suo Paese, nel futuro, nella possibilità di rigenerarsi e di cambiare nonostante.

Certo che invidia.

Meditare, gente, meditare.

lunedì 19 gennaio 2009

Una cosa sola


Non c'è niente da dire, gli americani quando ci sono da fare cose di questo tipo sono proprio bravi.
E chissenefrega se hanno davvero speso 150 milioni per mettere in piedi la cerimonia di ieri, mi sembra comunque una cosa più furba e costruttiva rispetto alla stessa cifra che (si stima) il Manchester City sborserà per Kakà, continuando una telenovela mediatica che ha stancato ancora prima di cominciare.

Invece l'evento We Are One ("Siamo una cosa sola", o "Siamo uniti") che si è celebrato ieri al Lincoln Memorial di Washington è stato magnifico, senza sbavature, e per certi versi anche un momento storico.
Giusto il militare che ha cantato l'inno ha mancato l'attacco e sbagliato leggermente il finale, ma è un peccatuccio veniale, si può capire e perdonare l'emozione.

Poi, uno dopo l'altro, si sono alternati Bruce Springsteen, Denzel Washington, Garth Brooks, Tom Hanks, John Mellencamp, gli U2, Pete Seeger, lo stesso Obama, le aquile Challenger e Lincoln e tanti altri, con la meravigliosa chiusura di Beyoncè, che ha cantato America the Beautiful, con il coro e tutti gli artisti tornati sul grande palco dietro di lei.
Il tutto in due ore giuste giuste, cose che se provassimo mai a replicare in Italia si sforerebbe senza neanche passare dal via. Senza troppi moralismi, interventi secchi e lucidi, canzoni scelte splendidamente, tempi ottimizzati nel migliore dei modi.

Dovremmo imparare a parlare dei 150 milioni dagli americani, e per queste cose, non soltanto per le nostre pastette calcistiche.
(per chi se lo fosse perso: martedì 20 gennaio, alle 21, Sky Vivo manderà in replica l'evento)

giovedì 15 gennaio 2009

The Last Carnival

Sun down, sun down
They're taking all the tents down
Where have you gone my handsome Billy?

Sun down, sun down
The carnival trains' leavin' town
Where are you now darlin' Billy?

We won't be dancing together on the high wire
Facing the lions with you at my side anymore
We won't be breathin' the smoke and the fire
On the midway

Hangin' from the trapeze
My wrists waitin' for your wrists
Two daredevils high upon the wall of death
You throwin' the knife that lands inches from my head
Sun down

Moonrise, moonrise
The light that was in your eyes
Has gone away

Daybreak, daybreak
The thing in you that made me ache
Has gone to stay

We'll be riding the train without you tonight
The train that keeps on movin'
Its black smoke scorching the evening sky
Millions of stars shining above us like every soul livin' and dead
It's been gathered together by God
To sing a hymn over your bones

Sundown, sundown
Empty are the fairgrounds
Where are you now my handsome Billy?

mercoledì 14 gennaio 2009

Live


Sabato sera, dopo essermi quasi perso nei cunicoli di Cesano Maderno, nell'hinterland milanese (mi dicono sia la "capitale del mobile" della Brianza), con non poca fatica arrivo al Caffè Nero Bollente, sedicente pub dalle dimensioni importanti, con schermi per le partite sparsi un po' ovunque, lunghi tavoloni in legno molto old style, e, soprattutto, anche se quasi incastrato in un angolo non lontano dai bagni, un palchetto per la musica dal vivo.

Stasera, archiviato lo squallido match calcistico, suona la 57th Street Band, rock solido sulle cover del buon vecchio Bruce Springsteen, che non fa mai male.
Il particolare è che nel pub io sono entrato con la mia chitarra (acustica), e che durante il primo tempo della partita attacco il jack, proviamo un attimo i suoni, mettiamo il riverbero giusto. Insomma, tempo un'oretta e mezza, sarò anch'io sul palco con i ragazzi, per un pezzo solo, un brano particolare, una canzone che per me avrà sempre un significato che va ben oltre testo e musica.

The River.

Arriva il momento, durante Darkness on the Edge of Town ripasso un attimo l'accordatura, poi mi metto in posizione, parte l'intro, non mi sento, suono a tempo e a orecchio, più che altro seguendo il cantato. L'emozione non è per il fatto di essere davanti a duecento (più o meno) persone, ma per il pezzo in sè: l'ho provato un'infinità di volte, ma qualcosa può sempre andare storto.
Invece, incredibile, tutto fila liscio, non sbaglio neanche a pizzicare una corda, e alla fine sto lì, prendendomi l'applauso che è per la band, per me, per lei, per chi c'era, per chi ci sarà sempre e per chi non c'è più.
Non lo nego, non è stato facile, ma qua e là, tra un accordo e l'altro, c'era stato anche il tempo e la voglia per un sorriso, perchè nel frattempo a qualcuno stavano scendendo delle lacrime, e questo non è mai bello.

Sarei dovuto tornare poi sul palco per Thunder Road, ma la memoria me l'ha impedito: in parole povere, non mi ricordavo gli accordi, sarà per un'altra volta.

Perchè il rock ci tiene uniti e forti.

venerdì 9 gennaio 2009

Ieri, oggi e domani


Ieri era storia.
Domani è mistero.
Ma oggi è un dono: è per questo che si chiama presente.

domenica 4 gennaio 2009

Prima e Dopo

Il 2008 se n'è andato qualche giorno fa, ma, per ovvie ragioni, non finirà nell'armadio dei ricordi come un anno qualsiasi.

Per motivi vari ed eventuali, da tempo ormai tendo a dividere la mia vita in due "epoche", prima e dopo il 2001.
Prima del 2001 ero un ragazzo poco più che ventenne, con delle indubbie qualità, ma anche con molto lavoro da fare, angoli da smussare, cose da capire, amicizie da coltivare, donne da rispettare, strade da trovare e via dicendo. Non stavo finendo sulla cattiva strada, assolutamente, ma di certo negli anni dall'inizio dell'adolescenza fino al 2001 ho fatto scelte sbagliate, cose che potendo tornare indietro probabilmente non rifarei. E questo lo dico pur non essendo uno che ha grandi rimpianti o grandi rimorsi, penso che quello che ho fatto nel passato, nel bene e nel male, mi ha portato a essere la persona che sono oggi.
Comunque sia, dovendo dare un voto in pagella al me stesso fino al 2001, non credo che mi darei la sufficienza. Forse un 5 e 1/2, via.

Poi è arrivato il 2001. Con sommi litigi e drammi me ne sono andato di casa per andare a fare l'animatore in un villaggio, senza sapere cosa avrei trovato al mio ritorno. E in quell'estate, al di là di quella che può essere stata l'esperienza lavorativa, ho vissuto un'esperienza umana irripetibile, che mi ha di sicuro formato e in qualche modo preparato agli anni a venire. Senza contare il fatto che è poi arrivato l'11 settembre, a oggi uno dei ricordi più forti e vivi che ho. Tornato a casa, cambiato, maturato e forse invecchiato da quell'esperienza, l'anno successivo sono partito di nuovo, e se l'avventura lavorativa e umana è stata un gradino inferiore, bè, in quell'estate ho conosciuto Roby, e di lì la mia vita ha preso un'altra strada, radicalmente.

Non faccio mai bilanci a fine anno o propositi per l'anno nuovo, però voglio cercare di fotografare dei punti fermi, dei momenti importanti, appunto dal 2001 a oggi, nel bene e nel male.

2001: la prima stagione da animatore
2002: Roby, e il primo concerto di Bruce Springsteen (18 ottobre, Bologna)
2003: viaggio a Parigi con Roby, foto con Bruce Springsteen, mi iscrivo a Scienze della Comunicazione
2004: 25 anni, primo Oktoberfest
2005: ultima stagione da animatore, per cercare di rimettere a posto le cose (missione compiuta)
2006: mi laureo, secondo Oktoberfest
2007: vacanza a Rodi con Roby
2008: moto, macchina, progetti per il futuro, e poi il grande vuoto

In questi anni, ho cercato di capire quali fossero i veri amici, i rapporti da coltivare, le cose davvero importanti nella vita e via dicendo.

E se c'è una cosa che ho capito, è che più si invecchia e più si cerca un senso pensando non più solo per noi stessi, ma per due: anche solo svegliarsi la mattina e sapere che l'altra parte del cielo c'è, è lì, con noi, può dare la forza per affrontare una giornata storta.
In una parola, condividere. Che è forse l'unica cosa davvero importante, nel poco tempo in cui ci è concesso di calcare questa terra.

Now I've been searching for a heart that's free
Searching for someone, to search with me
'Cause I need a love, a love I can trust
Together we'll search for the things that come to us

giovedì 1 gennaio 2009

Primo Gennaio

E così fu che entrammo nel nuovo anno.

Per cercare di buttare via qualcosa di vecchio, ho cambiato qualcosina dell'aspetto di questo blog qua e là, niente di particolare, comunque.

Come avrete notato, in queste ultime settimane sono sempre stato poco presente, ho avuto una sorta di "blocco dello scrittore", che non è passato del tutto nemmeno adesso. Ed è inutile che vi spieghi perchè.

Tra le cose che ho cambiato, ho sostituito la frase che campeggiava lassù, sotto il titolo "DeliriVari". Archiviato uno scambio di battute preso in prestito dal grande C'era una volta in America di Sergio Leone, questa volta ho scomodato uno dei miei guru personali della letteratura contemporanea, Stephen King.

Nella sua raccolta di racconti Stagioni Diverse, del 1982, e più precisamente nel primo racconto, "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank", a un certo punto uno dei due protagonisti, Andy Dufresne, scrive una lettera all'amico Red, e la conclude proprio con queste parole:

"...la speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose, e le cose buone non muoiono mai."

Ora, io non so come sarà questo 2009. So che ci saranno alcuni appuntamenti importanti, e che ho in ballo un paio di piccoli grandi progetti a cui, volente o nolente, dovrò dedicare tempo e energie, e da qualche parte dovrò pur trovare la forza per farlo.

Io spero che il 2009 sia un anno buono.
Io spero che la mia stella mi guidi, e mi dia la forza e il coraggio.
Io spero di riuscire a guardare quella metà del letto con almeno l'accenno di un sorriso.
Io spero che ci sia serenità, da qualche parte.

Io spero.