Ieri sera ero al Forum di Assago, e suonavano, siori e siore, Bruce Springsteen & The E Street Band.
A dirla tutta, io al Forum ero già intorno alle 23 di martedì sera, e quindi ho partecipato alla grigliata tra centocinquanta e rotti springsteeniani pazzi, all'appello delle 3, a quello delle 6 con annessi vigili del fuoco, a quello delle 8, alla coda delirante e al freddo dinnanzi ai cancelli, alla distribuzione degli agognati braccialetti per il pit e all'ingresso su e giù per le scale - grazie a chi ha progettato le entrate del palazzetto - rischiando caviglie, ginocchia, vita. Che diamine, se si vuol fare una cosa la si fa bene, qui mica siamo signorine.
Comunque, dicevo, suonavano Bruce Springsteen & The E Street Band. Ed è stato un signor concerto. Il mio dodicesimo, che non saprei al momento infilare nella mia personalissima graduatoria, ma comunque due ore e venti tirate di grande musica.
Inizio al fulmicotone, con Radio Nowhere seguita a ruota da The ties that bind e Lonesome day, e poi, dopo pochi pezzi, ecco che infila una Adam raised a Cain pazzesca e cattiva, con le chitarre elettriche a inseguirsi rabbiose. E poi, dopo qualche pezzo, una breve introduzione, che sembra quasi una dedica, e poi partono quelle note dal piano di Roy Bittan. In quel momento, come faccio spesso in questi casi quando arriva una canzone davvero speciale, non ho neanche cercato lo sguardo di qualche fan di vecchia data, sono rimasto io stesso senza parole, pelle d'oca, quasi i lucciconi. Perchè Incident on 57th street è una delle mie dream songs, difficile da sentire dal vivo, figuriamoci full band e in Italia. Ed è stata pazzesca, sentita, bellissima, e, come se non bastasse, seguita a ruota da E Street shuffle.
E poi ancora musica, senza un attimo di pausa, fino al trittico Tenth Avenue Freeze-Out, Thunder Road, Born to run, una dopo l'altra, con un'altra pioggia di emozioni, per poi chiudere il sipario con Dancing in the dark e American Land, con tanto di testo a scorrere sugli schermi giganti.
Ma al di là dei titoli, le emozioni sono state il cuore pulsante della serata di ieri. Bruce era carico a mille, e il pubblico (almeno, parlo per i 500 del pit, me compreso) ha risposto più che bene, con il trasporto, l'affetto, l'energia dei momenti migliori. Avendo già in mente la prossima tappa italiana certa, ovvero San Siro, 25 giugno 2008.
Ma prima, per un buon numero di pazzi fans italiani - e io sarò tra questi - ci sarà la trasferta a Parigi, per il concerto del 17 dicembre, appena in tempo per un regalino di natale targato Springsteen.
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