martedì 31 luglio 2007

Due maestri (più uno) del cinema


A poche ore di distanza, se ne sono andati due grandi del cinema.

Nella mattinata di ieri, alla veneranda età di 89 anni, si è spento Ingmar Bergman. I più giovani storceranno il naso, gli adulti lo ricorderanno per Il settimo sigillo, Il posto delle fragole, L'occhio del diavolo, Scene da un matrimonio, e il più recente Fanny e Alexander.

Non sono film facili, sicuramente. La passione per il teatro, l'uso del bianco e nero e la ricerca delle inquadrature, unite a uno schema narrativo talvolta colmo di silenzi e di pause, ne hanno fatto un regista apprezzato dagli addetti ai lavori, ma spesso coriaceo per il cinefilo della domenica.


Personalmente, ho un ricordo molto vivido de Il settimo sigillo, per qualche strano motivo, ma non ho certo visto tutte le sue pellicole. Un consiglio è quello di approfittare dell'estate e magari, invece di un baraccone hollywoodiano, guardare qualcosa del grande Ingmar.


Poche ore dopo, nella serata di ieri, se n'è andato invece Michelangelo Antonioni. A 95 anni, dopo aver combattuto con le conseguenze di un ictus per gli ultimi lustri, si è spento il regista di Zabriskie Point, Professione Reporter e Al di là delle nuvole, diretto insieme a WimWenders.

Antonioni ha continuato a fare cinema fino all'ultimo, guidato solo dalla forza degli occhi e dalle indicazioni che riusciva a dare ai suoi attori, con la passione per la pellicola che non ha mai smesso di spingerlo a lavorare, anche negli ultimi anni.

Un maestro dell'estetica, con dei dialoghi talvolta sopra le righe, premiato in decine di occasioni, non ultimo l'Oscar alla carriera del 1995.

E mentre questi due grandi se ne andavano, quasi a braccetto, nella mattinata di ieri ci lasciava anche Michel Serrault.

Teatrante francese di indubbia bravura, verrà sempre ricordato da noi italiani per la strepitosa interpretazione di Zazà in Il Vizietto, al fianco di Ugo Tognazzi.

A 79 anni, un altro grande, forse ingiustamente dimenticato, del cinema, se ne va.

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